sabato 20 dicembre 2008

Adrenalina tra cielo e terra

Ho sempre desiderato volare, una cosa sempre rimandata, un pò per la lontananza da scuole e campi volo, un pò per la mancanza di una compagnia altrettanto "fuori" da lanciarsi, ed infine per gli anni di sovrappeso feroce che non dava certo adito a tali leggiadre ispirazioni. Il sogno lo realizzai nell'estate nel 2006, peso forma ormai raggiunto, runner di fatto con un embrione di maratoneta latente tra cuore e materia grigia. In un Sabato di Luglio sulla strada del ritorno dopo aver accompagnato un collega all'aeroporto di Bologna, mi venne in mente che diversi mesi prima avevo memorizzato sul cellulare il numero di uno degli istruttori della mitica B.F.U. di Reggio Emilia, lo splendido cielo azzurrro, pennellato da nuvole candide fecero il resto, il tempo di chiedere se vi fosse attività in giornata ed ero già nel parcheggio del campo volo.
Che spettacolo, mentre Frank mi illustrava con entusiasmo tutte le attività della scuola i miei occhi scrutavano nell'ombra del grande hangar pieno di paracadutisti, chi, sdraiato a terra si riposava tra un lancio e l'altro, chi intento a ripiegare il suo paracadute, mentre altri ancora rispondevano all'appello gracchiante del megafono che invitava i prossimi al lancio a prender posto sulla navetta che li avrebbe portati alla pista di decollo.
Davanti ad un tale spettacolo non potevo limitarmi a chiedere informazioni ed andar via, decisi di prendere "al volo" l'occasione per fare un lancio tandem.
Venni quindi affidato ad uno dei piloti della scuola, Palmiro, che mi spiegò dettagliatamente tutte le procedure, dalla salita sull'aereo sino all'atterraggio, le corrette posizioni da tenersi in uscita ed in volo, che provammo più volte in una sorta di simulatore statico.
Ascoltavo ed eseguivo le prove, mentre uno stato di piacevole tensione si impadroniva di me, arrivò il momento della vestizione, una bellissima tuta arancio modello ergastolano americano divenne la divisa ufficiale del mio primo lancio, infine indossai l'imbracatura che mi avrebbe reso un tutt'uno con il mio paracadute umano.
E' fatta, sono i miei ultimi istanti da wannabe, saliamo su un fantastico furgone Ducato privato della copertura, decorato coi colori ed i loghi della scuola, che ci accompagnerà a bordo pista, si sale in ordine inverso al lancio, quindi prima Palmiro poi io ed infine tutti gli altri, dodici se non ricordo male. Il piccolo aereo rulla si stacca da terra ed inizia faticosamente a salire effettuando lunghi giri intorno alla drop zone, a bordo si respira energia pura, si ride e si scherza, il pilota avvisa che siamo sul punto di lancio, quota relativa 4200 il primo schizza via dal portello come fosse l'uscio di casa, poi tutti gli altri, è il nostro momento, il mio momento, prendiamo posto sul bordo, seduti, devo essere io a dare il segnale di uscita stringendo le braccia al petto, laggiù le nuvole, i nostri compagni che eseguono evoluzioni nell'aria, i dettagli del terreno sono quasi irriconoscibili, ok via! Schizziamo in picchiata per qualche secondo, penso che qualunque cardiofrequenzimetro sarebbe andato fuori scala, paura zero, overdose adrenalinica, follia cento, in pochi secondi si raggiunge la velocità di quasi 200 orari mentre l'aria cerca di strapparti via la faccia come una maschera di Diabolik, è il momento di stabilizzarsi braccia aperte e via ma la velocità è quasi la stessa, si nuota nell'aria, gli altri ci raggiungono a turno danno il "cinque" e poi volano via, chi "facendo il morto" chi loop, uno addirittura sale sulla schiena del mio pilota e si attacca alle fune del "drogue" come fosse appoggiato ad un palo, è una felicità assoluta un senso di libertà al di fuori di ogni sensazione immaginabile, il tocco di Palmiro sulla mia testa mi avvisa che siamo in quota di apertura, mi tengo pronto, sento lo strappo del velcro e mentre la vela si apre un'altra botta di adrenalina, il rallentamento è tale da sembrare di venire rivoltati come un calzino, bellissimo, vorresti non finisse mai, come quei secondi di picchiata, poi d'improvviso, il silenzio, le cinghie che tirano sulle coscie e sulle spalle, si riprende peso e contatto con la realtà, tutto rallenta, ci si gode il paesaggio,
Palmiro mi passa i comandi, belle sensazioni tiro l'anello e la vela obbedisce prontamente portandoci nella direzione voluta, freno ed ho la sensazione di librarmi immobile nell'aria come un elicottero, bello, ma per i miei parametri quasi noioso rispetto al volo libero, la terra si avvicina, al segnale tiro i freni ed eccomi posare i piedi a terra in modo talmente soft da essere quasi impercettibile, è finita cronologicamente, ma la mente è ancora là, mi viene sganciata l'imbracatura, abbracci e pacche sulle spalle dal mio pilota e dagli altri già atterrati, non mi sento per niente un passeggero, ora appartengo alla categoria di coloro che lo hanno fatto, non più a quella di coloro che lo vorrebbero fare.
La cosa allucinante è che la testa non riesce a scendere sulla terra, parlo, rido, scherzo, ma sono ancora lassù, anche dopo aver brindato al mio battesimo e salutato tutti, diretto verso casa, Janis Joplin a palla, devo forzarmi per stare attento nella guida, l'adrenalina ancora in circolo mi ripropone la discesa in un eterno repeat.
Arrivo a casa, ma non riesco a stare fermo, cammino avanti ed indietro, euforico, alla fine decido di uscire a correre, non riesco a stancarmi, ogni volta che penso all'uscita dall'aereo le energie sembrano rigenerarsi, altro che mp3, questo si che potrebbe essere considerato doping!
Ora scappo a correre, eccesso adrenalinico in atto!

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