lunedì 18 aprile 2011

Vivicittà Porte Aperte...

Unico requisito per vivere questa gara: nessun giudizio o pregiudizio.
Giovedì 15 Aprile, una mattinata uggiosa, l'appuntamento è fissato intorno a mezzogiorno nel grande parcheggio di fronte all'ingresso, i primi quattro compagni di gara sono ben visibili, visi noti e non, si scambia qualche parola mentre il gruppo si infoltisce sino a raggiungere la ventina compresa una piccola rappresentanza scolastica ed una unica donna, a questo punto si può procedere, sfiliamo ordinatamente davanti alla guardiola consegnando il documento in cambio di un tesserino visitatore n° xx, dopodichè veniamo presi in consegna dal maresciallo che si occuperà di noi, ci si deve muovere tutti insieme e da certi sguardi si capisce che per deformazione professionale ci gradirebbe un pò più inquadrati mentre ci dirigiamo verso gli spogliatoi. Un veloce cambio d'abito e siamo pronti per la sfida, varchiamo il cancello che divide le due realtà sino ad arrivare al campo di gara ricavato in un campetto da calcio, anche questo completamente recintato, all'interno del quale ci attendono gli "sfidanti". Dopo qualche attimo di imbarazzo nel quale i gruppi rimangono isolati ci avviciniamo, presentazioni, qualche domanda su quella che può essere la condizione fisica, si rompe il ghiaccio e senza badare al paesaggio circostante potrebbe essere un pregara qualunque.
Si parte, due di "casa" prendono un passo che a breve si rivelerà insostenibile, infatti dopo aver quasi doppiato il gruppo verranno riassorbiti nell'arco di un giro, tutti noi dopo le buone intenzioni manifestate nelle chiacchiere pre gara, ovvero quello di tenere un passo turistico, iniziamo a tirare avendo cura ognuno di scegliere un"avversario" a cui fare da lepre e scambiare quattro chiacchiere, il tutto dura neanche un quarto d'ora, poi si passa ai complimenti per tutti, grandi applausi durante le premiazioni, coppe per i primi mentre il più titolato di noi distribuisce maglie ricordo di gare in varie parti del mondo, foto di gruppo, battute e sfottò, c'è persino una contestazione sulla classifica, insomma tutto come nella migliore delle tradizioni post traguardo. Tempo scaduto, le due realtà riprendono corpo, veniamo invitati ad uscire dal campo , ricevo i ringraziamenti del compagno al quale ho fatto da lepre, il vincitore ci urla buona fortuna mentre varca insieme agli altri il cancello che li riporta oltre l'altissimo muro di cemento armato. Riflessioni più o meno amare mentre ritorniamo agli spogliatoi e alla nostra realtà che non può non sembrare più dorata di quanto lo sembrasse prima.
Buona fortuna!

8 commenti:

  1. Sicuramente un'esperienza che può insegnare molto, capire che aldilà del muro, si trovano persone come noi, che magari hanno commesso qualche errore, ma rimangono pur sempre uomini. E ci vuole un bel coraggio per fare come te, varcare quel mondo per scoprire l'umanità rinchiusa.

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  2. Quando giocavo a calcio un anno stavo per capitare nel girone dove c'era una squadra di seconda categoria che le giocava tutte in casa dato che era una selezione di detenuti. Il sorteggio poi ha diviso le strade. Un'esperienza che vale molto la tua. Ciao Filippo

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  3. e come li hai convinti a lasciarti andare...?! :))
    avevo letto di iniziative simili legate al recupero, ma non conoscevo nessuno che fosse direttamente implicato....

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  4. Bravo Filippo, piacerebbe anche a me provare una simile esperienza, complimenti.

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  5. un esperienza che ti lascia molto nel cuore ..bravo filippo

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  6. un esperienza che ti lascia molto nel cuore ..bravo filippo

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  7. @TUTTI:
    tenete un posto nel Vs. calendario l'anno prossimo, costa così poco!

    @theYogi:
    mi ha preso in affido una bella igienista dentale, come nella migliore delle tradizioni italiane!

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