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mercoledì 11 luglio 2012

Ecomaratona del Ventasso 2012 – 4

2012-07-09 17.35.52Quattro, come  le mie partecipazioni, dal 2009 ad oggi, quattro come i mori di quella bandiera, che non è solo nostalgia, che mi aspettava nella curva prima di questo ennesimo fine viaggio, insieme ad uno specialissimo fans club, davanti al quale sono passato accecato dalle endorfine, senza neanche rendermi conto,  lanciato verso il gonfiabile, (hanno detto che “sorridevo e sembravo molto  felice” ),  guidato dalla ormai familiare voce di Menarini che annuncerà infatti il mio arrivo con un “ecco il numero 156 che si precipita, LETTERALMENTE, verso il traguardo”  ed era così in effetti, i  chilometri finali corsi in spinta, con buone  sensazioni, le posizioni recuperate nelle ultime salite, per poi buttarmi nella breve discesa asfaltata, con la mente impegnata in uno di quei rapidi ed efficacissimi defrag che solo queste occasioni rendono possibili. 

C’è chi parla di ripetitività, di noia, a far più volte le stesse gare, può esser vero in certi casi, ma non in questo, tornare qui  per me è un po’ come perdersi in certi sguardi dai quali non andresti mai via, è mettere le emozioni davanti a numeri e tabelle,  è partire dal  ritrovo in piazzetta dopo la levataccia che accomuna un po’ tutti, gli incontri, i saluti, niente che non avvenga anche in altri luoghi, per carità, ma qui per un giorno sembra la nostra piazza, di tutti noi, anche la semplice efficienza dell’organizzazione, senza tanti orpelli tecnologici, trasmette la sensazione che tutti ti conoscano e ti trattino come il vicino di casa, non come l’ospite pagante,  non trovo più vocaboli per descrivere  tutto ciò, per chi avesse tempo e voglia rimando ai vecchi post  delle edizioni 2009; 2010; 2011; e questo “trasversale” che ne è un compendio.

Ma veniamo all’edizione 2012, stavo per rinunciare vista l’imminenza del Trail Valdigne ma poi non ho saputo resistere, ed  eccomi ancora sulla linea di partenza, in compagnia di tanti amici  ed amiche presenti, ed anche di qualche assente che la percorrerà seguendo le orme delle mie parole. In bocca al lupo! Le frasi  di incoraggiamento si moltiplicano mentre partiamo per il giro di lancio di circa dieci chilometri, cerco di guadagnare una posizione comoda districandomi come posso dalla morsa dei quasi trecento partecipanti, oggi non voglio risparmiarmi, si tratta pur sempre di una 42K e la Lady merita dedizione. Due giri per i vicoli, l’affollatissimo curvone dove facciamo il pieno di applausi, e giù nel verde, rapidi saliscendi ci accompagnano al sentiero nervoso che  conduce a Cervarezza, tutto questo è solo il prologo, il riscaldamento, il passo è decisamente sostenuto, ma  c’è ancora fiato per ridere e scherzare quando mi ritrovo al fianco di Monica Casiraghi che, reduce da una gara di velocità su strada, corsa il sabato sera, ironizza sulle sue capacità di recupero decidendo di ritirarsi e godersi la giornata in relax,  proseguo con il gruppetto ormai consolidato  sino al rientro a Busana, il saluto degli abitanti e di tutto lo staff, con Rosi  e Vincenzo in prima fila, e via verso il vero viaggio, i gruppi si sgranano, inizia la meditazione dinamica mentre si affrontano le prime  fatiche, corriamo quasi sempre immersi nel verde, è presto, ma quando usciamo allo scoperto il sole ci fa subito capire le sue intenzioni per le ore a venire, una bella rinfrescata all’agriturismo trasformato per l’occasione in ristoro, con le bimbe che ti vengono incontro porgendo i bicchieri con acqua e sali, saluti, qualche parola e via verso una serie di mangia e bevi che sono solo un aperitivo del Tirone. Il passaggio per i ripidi vicoli di Nismozza sancisce l’inizio della parte più dura. Il tempo passa, ma anche i chilometri oggi scorrono fluidamente, un altro tuffo nel bosco, ora il sole è già alto ed il calore esalta i profumi  della terra umida e delle piante, chilometri in solitaria nei sentieri di terra morbida che portano sino al ponte sul Rondino, la magia  dell’acqua che scorre a valle carezzando i sassi candidi, il rumore dei passi ed il mio respiro che ora sono un tutt’uno, impossibile non pensare a quanto ci si possa estraniare e viver lontani da questo che per molti è solo  un ambiente da documentario da vedere in tv, non da vivere, e mentre iniziano gli strappi che mi porteranno a Santa Maria, punto finale del Tirone, sorrido pensando a come l’avvicinamento al trail possa stravolgere l’approccio “urbano” alla natura ed ai suoi fenomeni, con la pioggia vista dapprima come dannazione da dietro i vetri, che si trasforma in semplice acqua che scende dal cielo  ed in piacevole compagna di viaggio, i -17° del Trail di Santa Cristina  che pur impegnandosi  non sono riusciti a raffreddare l’entusiasmo, al solleone di Corniglio che ha sterminato la concorrenza accompagnandomi al sesto posto assoluto, insomma, un cambio d’atteggiamento che porta ad essere più vicini al Cantico delle Creature che al meteo del vacanziere, grazie, Sorella Corsa. Con questi pensieri ai limiti del delirio sbuco allo scoperto nel pratone che precede l’ultimo “vertical” prima della vetta  e mi rendo conto per la prima volta delle incredibili condizioni meteo di oggi, un cielo azzurrissimo che pare quasi un artificioso blue screen, tanto è libero da qualsiasi “impurità”, aria nitida, con lo sguardo che si può spingere fino all’orizzonte senza perdere alcun dettaglio, un vento teso che allevia, per quanto possibile, la fatica, ma non quanto gli amici che ci aspettano in vetta, acqua, Coca Cola, gel, risate mentre qualcuno si dedica ai sorpassi da pit stop. Riparto, inizia il bellissimo sentiero a mezzacosta, molto corribile nonostante il fondo pietroso non proprio stabile, una lunga cavalcata giù verso il Lago Calomone, applausi dagli allegri gitanti ed eccoci al cospetto della salita alla Croce, è il tratto più duro in assoluto, la terra gradonata evita qualche scivolata ma non rende l’ascesa più lieve, è il tratto più duro, ma non per questo una volta in vetta la gara può dirsi finita, un attimo di pausa per godere del paesaggio, giusto due dita d’acqua, per rispetto di chi l’ha portata sin qui e di chi verrà dopo, e via nel crinale, sembra di correre nel cielo, ma da questo momento in poi la mente è rivolta all’arrivo, cerco di scendere sciolto in modo da non perdere troppo tempo,  una provvidenziale bottiglia d’acqua che mi porterò sin quasi all’arrivo e via, non mollo un attimo, il Forestale che presidia un attraversamento stradale mi comunica: sei 55°, non male, però oggi non mi basta. Una delle belle caratteristiche di questa gara è il riguadagnare la quota di partenza non con discese mozzafiato, ma con ripetuti mangia e bevi che ti costringono “ad averne” sino alla fine, ed oggi ne ho, corro dove altri camminano, per poi lanciarmi in discesa, i luoghi familiari scorrono davanti agli occhi con sorprendente anticipo, il parco dove i soliti sadici gitanti inquinano l’aria con profumi di arrosto,  gli ultimi strappi e finalmente i sentieri già percorsi stamattina, e poi, avete già letto come è finita! L’appuntamento l’avevo fissato per le 13, ma pensavo che la partenza fosse alle otto, non alle otto e trenta, quindi in realtà sono puntualissimo, 4:52’ per un 36° posto a dir poco esaltante rispetto al 5:31 dell’anno scorso, i complimenti dei miei “Kino-padrini”  e poi a tavola per un piacevolissimo pranzo con contorno di chiacchiere e risate…e qualche buona birra, insieme al fantastico fans club di oggi, grazie, di tutto! Sto diventando un po’ logorroico, lo so, ma chi mi conosce sa che è un buon segno, buone corse!

All’edizione 2013 mancano…?

giovedì 5 luglio 2012

Eh già, sarò ancora là! (Ecomaratona del Ventasso)

Per la quarta volta, a dispetto della ragione che sconsigliava ardentemente la partecipazione, vista l’imminenza di un’altra gara “duretta” a neanche una settimana di distanza, ma come resistere alla tentazione di andare a vedere cosa saranno capaci di inventarsi per questa decima edizione gli amici di Busana?  Ecco, è bastata questa curiosità per mettere a tacere quel grillaccio parlante, e creare un inattendibilissimo alibi che mi permetterà ancora una volta di passare una giornata sicuramente fantastica, Busana, arrivo!!!

maratona 024

venerdì 11 maggio 2012

The Abbots Way, il prologo.

Ormai in balia della patologica discrasia tra tempo libero ed ispirazione, anche quest’ultima bellissima avventura rischiava di fluttuare in eterno tra cuore polpastrelli e cluster, un piccolo sforzo per raccontare almeno in parte e non abbandonare nell’oblio la fantastica giornata da apprendista ultratrailer.

I buoni maestri e le buone maestre non mancano e non sono mai mancate, l’atteggiamento da allievo è action-SergeyBubkasempre e solo uno, umiltà, rispetto e amore per la corsa e per se stessi,  senza questi si possono fare ugualmente tantissimi chilometri, passare  a braccia alzate sotto svariati gonfiabili, forse anche in buone posizioni di classifica, ma non si andrà mai lontano  e non si raggiungerà alcun traguardo.  Con questi buoni intenti salgo sul treno per Pontremoli,  quattro passeggeri da 125K ed io povero aspirante 65; da qualche parte dovevo pur iniziare. I passeggeri non praticanti osservano perplessi i nostri bagagli ingombranti che sfidano la fisica a causa dei miseri portapacchi a disposizione, ma il loro sguardo è sicuramente ben poca cosa rispetto al silenzioso giudizio che traspare da certe espressioni impercettibili, all’udire i nostri ultra-discorsi. Discorsi seri e sfottò reciproci sulle personali  convinzioni in fatto di allenamento e alimentazione, vittima sacrificale di oggi la mitica “Barretta Martin” sulla cui efficacia il buon Stefano aveva puntato tutte le sue speranze! Pari merito per la mia valigia minimalista, priva di sacco a pelo, il che, vista la notte da trascorrere in palestra, oltre ad esser scomodo,  suscita non poca ilarità…inutile dire che ben presto arriviamo a destinazione, ultrarunner vaganti, visi “terribilmente noti” e facce ansiose da debuttanti, una gran bella aria di festa  che si DSCF3671 (Small)conferma tale quando, dopo aver posato i bagagli andiamo ad assistere al briefeng alla Scala del Trail, il bel teatro che ospita questo evento. Esortazioni e raccomandazioni da parte di Armando ed Elio, applausi,  poi si va a fare una bella mangiata, inutile tirarla per le lunghe , le otto di domattina arriveranno in un lampo.

Sveglia all’alba,  una veloce escursione nella pubblica via prima di far colazione, per testare temperatura e meteo: cielo completamente coperto, fresco da calzoncini e canotta. Possiamo mangiare con serenità, un bel carico di energia, quattro chiacchiere, un’altra verifica al meteo, e… piove, piove e piove! Inutile dire che ci avevo sperato sino all’ultimo, (che non piovesse), ma i nuovi Bernacca stanno diventando dannatamente bravi. Poco importa, ci dirigiamo verso la partenza, nessun meteo potrà mai rovinare questo. Amici e compagni di squadra, saluti, abbracci ed incoraggiamenti, sono momenti toccanti ed esaltanti, qualcuno alla prima 125K, altri frazionisti della staffetta che prevede circa 4 x 30K, altri, come me, correranno sino a Bardi i 65K iniziali, foto, filmati, ed incitamenti, si parte. 

Timori? Direi di no. Curiosità? Tanta, ho pensato e  penserò spesso ad una singolare “identità di vedute” tra due persone per niente vicine, che hanno descritto il superamento di certe distanze come un vero e proprio viaggio, non più una corsa, e son certo che non l’hanno detto per romanzarci su, viaggiamo allora! Parto con passo sciolto in attesa di uscire dal centro abitato di Pontremoli,  ancora  saluti, consigli e “in bocca al lupo”, poi la salita arriva per portare ognuno di noi nella propria dimensione. Dieci chilometri per iniziare, pendenze non esagerate ma continue,  la pioggia smette per un attimo e decido di archiviare lo smanicato. Il primo scollinamento arriva a farci rifiatare, si risale, qualche tratto con Kino-Nicola,  diretto a Bobbio, vado un po’ avanti senza velleità di classifica,  solo per assecondare le gambe, riprende a piovere con più intensità ma i  chilometri sfilano via relativamente veloci visti nell’ottica della distanza totale, il saluto della carovana dei compagni staffettisti, appostati nei rari attraversamenti stradali sono meglio di qualsiasi intruglio zuccheroso ai fini del reintegro, la pioggia lava via la fatica, mi ritrovo a Borgotaro  con  trenta chilometri abbondanti alle Abbbotsspalle, un piccolo  sorriso dal sole, transito sul tappeto di controllo accolto da un calorosissimo Kino-tifo. Sino ad ora si tratta di ordinaria amministrazione, saluto tutti, una scorpacciata al ristoro pensando a tutti quelli che mi hanno assillato con i loro “mangia, mangia, su queste distanze bisogna alimentarsi”  Riparto, un lungo tratto su una ciclabile per poi finire davanti ad un bel muro, e qui capisco di aver fatto una fesseria, stomaco di pietra, cerco di tenere comunque il passo ma non vado oltre una camminata appena vivace, vedo sfilare Kino-Nicola, anche quando la pendenza si addolcisce non riesco a riprendere, durerà una mezzoretta, poi l’incontro con i Bergamaschi Mario ed Elio, si inizia a parlare, mi trascinano, si scherza, maciniamo qualche chilometro insieme, poi ognuno riprende il proprio passo, crisi passata, ci ritroveremo spesso, da qui a Bardi, nel frattempo la distanza è diventata un dettaglio, la lunga salita in single track che porta sul crinale, sferzato da pioggia e vento  è il confine tra corsa e viaggio, ora inizio a capire, ruoto il Garmin sul polso, non mi interessa vederlo mentre percorro questo tratto in totale solitudine, sentieri esposti, rocce scivolose, e giù nel fango, per qualche chilometro,  le gambe vanno da sole il respiro le segue mentre la pioggia continua a confondersi con il sudore, mi ritrovo a cantare, provocando un aggravamento del maltempo, la maratona è volata via da un pezzo, sono in una dimensione nella quale l’esperienza delle corse passate serve solo come indicatore di livello del carburante, il resto è meditazione dinamica, io sono già a Bardi, ma è un traguardo che non ha niente a che fare con il beep al passaggio sul tappetino, sono semplicemente oltre, l’ammirazione che già provavo per chi è avvezzo a queste e a ben maggiori distanze, ora è ammantata di una consapevolezza che prima mancava, il saluto di Bruno The President in uno degli ultimi attraversamenti mi dà la la carica finale, ci ritroviamo insieme, Elio Mario e  Nicola, a me manca poco ormai, loro hanno davanti ancora oltre settanta chilometri ma questo non causa certo malumori, si ride e si scherza sino a quando vediamo le prime case di Bardi,  una durissima infinita salita, Nicola prende un altro passo ed io lo seguo, per me ultimi sforzi, approdiamo finalmente nel centro abitato, applausi, e complimenti,  sempre salita, ed ecco Bardilaggiù il mio traguardo, il guerriero Pietro è già li che attende pronto a partire per la seconda frazione, e tutti i compagni liberi sono qua ad accoglierci, un abbraccio e via, posso godermi l’ingresso in questa nuova dimensione, stupito dal mio star bene, penso ancora a chi parlava di quel famoso viaggio e non posso che ringraziare la corsa per avermi dato la possibilità di certi incontri,  è il momento di una personalissima euforia, una passeggiata tra pensieri ed emozioni nel tentativo inutile di fissarli con parole consuete, meglio lasciarle decantare per un po’. Intanto al ristoro vedo sfilare gli amici che proseguiranno per Bobbio, la giornata è ancora lunga, per loro, ma anche per chi come Max e me proseguiranno in auto ad aspettare gli amici sino al traguardo finale, nella lunga notte di Bobbio rischiarata da una magnifica luna, “ma questa è un’altra storia”  che racconterò a breve, promesso!

Buone corse!

martedì 24 aprile 2012

Elba Trail

Il profumo del mare mette buonumore, soprattutto quando vedi che nonostante le semi catastrofiche previsioni, uno splendido sole ci accoglie all’imbarco per l’Elba, solitarie nuvole candide a decorare il cielo azzurro ed un vento tirato che  non impedisce di trascorrere la traversata sul ponte2012-04-21 12.51.51 per scacciare il grigiore uggioso  di questi ultimi giorni dalla pelle e dalla mente. I primi scorci di costa ed un fondale trasparente danno la conferma che indipendentemente da quello che succederà domani, la trasferta avrà comunque un suo perché.  Elba Trail, questo il vero motivo della trasferta, mentre percorriamo in auto il tratto da Porto Ferraio a Marciana Marina, è tutto un susseguirsi di commenti sugli splendidi paesaggi, stimoli visivi che colpiscono in egual misura i due emisferi cerebrali: quello turistico e quello trail.  Da una parte la costa, alternanza di macchia mediterranea, sabbia, roccia ed un acqua cristallina che passa dall’azzurro cupo al verde a seconda del fondale, dall’altra i boschi che si arrampicano su per i monti, inutile dire che mi sento proprio come a casa, non solo dal punto di vista naturalistico, infatti l’accoglienza da parte degli organizzatori fa tanto “domo mea”, la gentilissima ragazza che si occupa di smistare iscritti ed accompagnatori tra appartamenti ed alberghi secondo me percorrerà a fine giornata un chilometraggio degno di una ultra, nonostante i tacchi!  La commissione assegnazione alloggi intanto, considerato  che di tutto il  gruppo Casone Noceto  (Martin ed io costituiamo la minoranza etnica Kino Mana), solo quattro parteciperanno alla gara lunga, ovvero Fabrizio, Luciano, Martin ed il sottoscritto, decide all’unanimità di premiarci, assegnandoci l’unico appartamento di cui è stata smarrita la chiave del cancelletto…il pensiero comune vola subito al dopo gara! Niente pensieri negativi, posati i bagagli ci si ritrova tutti fronte mare, siamo una quindicina tra atleti ed accompagnatori, tra chiacchiere e risate ci godiamo l’inaspettato sole gustando  panini slow food, nel senso letterale del termine, e qualche birretta, universalmente riconosciuta come migliore integratore in ottica endurance.  In queste condizioni il tempo vola e ben presto arriva il momento del briefing, l’assoluta assenza di poltroncine vuote nel  cinema che ci ospita evidenzia l’elevato numero di  iscritti, elevato almeno quanto il livello agonistico, visti i numerosi “visi noti”. Il briefing è  l’occasione per renderci conto di come la gara che ci aspetta (e ancora non sappiamo quanto ci coinvolgerà) sia solo  il pretesto, o meglio il mezzo per realizzare qualcosa di molto più grande, emozioni ed applausi mentre scorrono le immagini di Eleonora, la ragazza prematuramente scomparsa che ha ispirato questa ed altre manifestazioni, e a seguire, le immagini di quanto realizzato in suo nome, decisamente commovente, bello sapere  che in piccolissima parte sarà anche merito di tutti noi se tutto ciò potrà andare avanti. Dopo questi intensi momenti ci pensa Max, l'anima dell’Elba Trail, a riportar la mente a ciò che ci aspetta domani. Una  descrizione precisa e “spietata”, votata alla sicurezza ed alla prudenza, non che ci aspettassimo una passeggiata, ma all’uscita dal cinema abbiamo tutti le idee sicuramente più chiare, meglio  stemperare subito i timori con  le lasagne, i fusilli  e le ottime crostate del pasta party, poi subito a dormire, come i veri atleti.
“Io mi alzo molto presto, mi piace fare le cose con calma” avevo comunicato ai miei compagni, “ma non vi disturberò affatto” avevo aggiunto. Alzatomi per andare in bagno, nel buio totale, appunto per non disturbare, una sveglia “random” parte  dal mio cellulare, squarciando il silenzio notturno…nel precipitarmi in camera per silenziarla, vado “lungo” sul corridoio a causa della scarsa conoscenza del territorio, irrompendo in camera di Martin e travolgendo nella mia corsa  solo oggetti estremamente rumorosi, guadagnandomi stima e benemerenza da parte di tutti i coinquilini, ora locale: zeroquattro e quindici! Sveglia! Tutti immersi nelle proprie manie, ricca colazione all’albergo-expo ed è già ora di adrenalinizzarsi, la partenza è prevista per le 6:30, soliti dubbi sull’abbigliamento, solita scelta minimalista da parte mia, intanto il lungomare è già gremitissimo, spuntiamo il chip mentre riceviamo una graditissima sorpresa da parte dei nostri compagni che correranno la “Settemilapassi”, la gara corta, nonostante la loro partenza sia prevista tra oltre tre ore sono qui  al via a fare il tifo per noi. Un minuto di silenzio per Eleonora, nel cielo oggi leggermente velato appare un arcobaleno, sembra un grande variopinto gonfiabile, peccato non averlo potuto immortalare.
Inizia il viaggio, parata per il paese e subito in salita, il gruppo si sgrana, si formano i plotoni di parigamba, o almeno presunti tali, siamo solo alla prefazione, è presto per dirlo, piccola discesa e poi su in direzione di Marciana, circa otto chilometri, quando finalmente  si scollina approdando sul tratto asfaltato che ci porterà al paese,  penso che quello appena percorso è solo un blando aperitivo di ciò che ci aspetta. Ristoro, altra salita, lo sguardo può spaziare tra monti e blu infinito, siamo partiti da zero e  ci troviamo a circa settecento metri di quota, inizia la discesa verso Pomonte, sull’altro versante dell’Isola, il fondo sabbioso si alterna a qualche tratto più fastidioso , ma si va giù che è una bellezza, senza esagerare, il profilo altimetrico è ben stampato nella mente, e so bene che il meglio sarà nell’ultAltitude_Graphima frazione, dove serviranno gambe buone e lucidità, i primi 20 chilometri sono andati via, riportandoci a quota zero o poco più, ora c’è da risalire, affrontiamo il Colle della Grottaccia, fatica pura, quella vera, quella che ti fa amare queste gare, quella che non puoi capire se non ti sei mai ritrovato a parlare con le tue gambe, ad osservare i muscoli  che si tendono mentre lo sguardo cerca di individuare  la linea ideale che ti faccia risparmiare ogni  stilla di energia che potrebbe tornare utile più tardi, seicento metri in meno di cinque chilometri, un attimo di relax con dei saliscendi nei quali sciogliere le gambe che trovo ancora piacevolmente reattive, ma gli strappi che riportano in alto sono sempre nervosissimi, e ben presto il  Monte Perone si para davanti,  un altro tratto da “vertical limit”,  sentiero che si2012-04-22 07.50.04 inerpica tra i boschi sino a sfociare in una verde radura, sullo sfondo si staglia il Monte Capanne, con le sue antenne, il  punto più alto del tracciato, esaltato alla sua vista seguo beatamente il sentiero Cai che prosegue sul crinale, indubbiamente tecnico ma molto spettacolare, troppo tecnico e troppo spettacolare in effetti, non sono solo, per fortuna, e dopo qualche consultazione con i miei vicini di corsa arriviamo tutti alla giusta conclusione: siamo fuori dal tracciato. Decidiamo di ritornare sulle nostre tracce e  il bollino che indica la retta via appare in tutto il suo splendore…peccato non averlo visto prima! Discesa ripidissima e disastrata, consola il fatto che alla fine ci sarà un ristoro, con il suo giro di boa, il tratto finale è infatti a doppio senso, mentre scendo, relativamente leggero sulle gambe, incrocio gli sguardi di chi risale, e non riesco a capire certe espressioni di sfinimento, le capirò perfettamente al momento di risalire, il fatto di essere in campo aperto maschera la pendenza reale, ma le gambe la sentono tutta, pare infinita, un attimo di tregua, ed eccoci al cospetto del Monte Capanne, questa volta dalla parte giusta! Una serie di ripidi tornanti in single track, sino ad arrivare al bivio cimapresidiato da un volontario del Soccorso Alpino, qui si può scegliere se affrontare la salita  lungo la parete attrezzata, per poi riscendere dopo un tratto sul crinale, oppure optare per il percorso alternativo, meno esposto ma più lungo e lento.  Punto deciso sul primo, il granito offre un buon grip e la corda è quasi superflua, unico problema qualche crampo dovuto alla flessione delle gambe ed allo sforzo chiaramente maggiore, vista la pendenza; dall’alto i volontari ci osservano coi binocoli pronti ad intervenire in caso di difficoltà. Ed arrivò la vetta! Un tratto esposto sul crinale ed  eccomi sul belvedere a fianco delle antenne, la gioia e lo stupore per la vista spettacolare mi fanno dimenticare di scattare una foto . E’ ora di andare, sarà una lunga e difficile discesa, con dei tratti veramente impraticabili, pietraie , la quota indicata dal Garmin sembra non calare mai, la stanchezza si fa sentire alleviata dalle chiacchiere con i vicini di corsa, siamo in tre ora  a viaggiare più o meno sullo stesso ritmo, accelerazioni e distacchi sono dovuti più al fatto che ciascuno cerca di tenere il passo a lui più congeniale a seconda del terreno, che a volontà di fuga, subito dopo ci si ritrova  e si torna a scambiare qualche parola, già la soddisfazione di essere a questo punto prevale sulla fatica, un duro tratto scalinato nel ritorno a Marciana, un bicchiere di sali all’ultimo ristoro e finalmente si va in direzione del mare, il dislivello da superare è ormai modesto, qualche tornante sull’asfalto, ci rituffiamo poi nei sentieri dai quali siamo saliti qualche ora prima, per sbucare sul lungomare, arriviamo in parata, ben disposti in riga, in modo da non rovinarci la foto a vicenda,  tifo da parte di tutti e soprattutto da parte dei nostri compagni, e finalmente è finita, sette ore e cinquanta, ristoro finale, i doverosi reciproci complimenti e poi vista la magnifica giornata un appuntamento immancabile: un tuffo nel bellissimo mare dell’Isola, con tanto di divisa Sociale e medaglia al collo, la giusta conclusione!
Buone corse!….
P.S. Ho tolto la verifica parola!

giovedì 22 marzo 2012

In trasferta col nemico…

Questo sarebbe stato il titolo giusto per praticanti di quell’altro  sport  da prima pagina, ma non per noi, in questo caso vuol essere solo un modo ironico per definire l’allegra brigata che si è ritrovata prima dell’alba di 2012-03-17 05.55.40sabato scorso in quel di San Polo di Torrile per partire insieme con l’intento di  marciare su Roma,  non con losche ambizioni e  lugubri  camicie bensì con allegria e  variopinte canotte.  Trasferta ideata dagli amici del  Torrile Running Team e aperta a chiunque volesse condividere oltre al viaggio, sogni timori ed emozioni in vista della sfida più bella, la prima per molti.   Così sul pullman prende posto una bella macedonia societaria con rappresentanti appunto del Torrile Running Team, chiaramente i più numerosi, e poi, rigorosamente in ordine alfabetico, Atletica Manara, Cus Parma, Interflumina/Kino, Kino Mana e Uisp oltre a due  extraprovinciali provenienti da Pavia, una quarantina in tutto.  Ci aspettano sei ore di viaggio, conversazioni monotematiche interrotte solo da due soste in autogrill. Aspettative, pronostici, dubbi e paure degli esordienti, ma non solo, caricano l’atmosfera di adrenalina, si cerca di stemperare la tensione con una tombolata dal montepremi prestigioso tra cui spicca un accendino da tavola in stile equestre: con la fortuna che mi contraddistingue oscurerò ben tre caselle in tre righe diverse! Intanto il tempo scorre, i cartelli  ci indicano che stiamo per entrare nella Capitale, poche code e finalmente possiamo sbarcare all’Eur per il ritiro pettorali, fila ordinata, organizzazione perfetta, gente da tutto il mondo e FOTO GRUPPO ROMAatmosfera da grande evento, in breve siamo tutti in possesso dell’agognato numerino, liberi di scorrazzare tra gli stand dell’Expo alla ricerca di scarpe magiche e calzettoni motorizzati, ma lo stomaco inizia a reclamare, ci sarebbe la possibilità di mangiare al ristorante dell’Expo, ma considerato che come antipasto offre una fila degna degli Uffizi di Firenze, preferiamo “spargerci” per i locali circostanti per il penultimo rifornimento prima della fatica,  poi dopo qualche foto nel sole di Roma risaliamo sul pullman, direzione albergo, giusto per posare i bagagli e darci una rinfrescata, una serata a Roma non può esser sprecata in Hotel. Eccoci tutti pronti a girovagare per la storia, la vista del Colosseo oggi ha tutto un altro fascino sapendo che domani farà da sfondo alla partenza, lo sguardo di tutti si divide tra la ricerca del gonfiabile e l’ammirazione, ormai si è in clima gara a tutti gli effetti, neanche i mille venditori di cubetti in plexiglass con monumenti stilizzati, eredi delle “palle di neve” riescono a distogliere lo sguardo dalla scenografia che l’organizzazione sta mettendo su per noi, ci allontaniamo per godere un po’ delle altre bellezze, seguendo in parte il tracciato, Altare della Patria, Campidoglio, sguardo diviso tra monumenti e famigerati sanpietrini, anni di racconti sui benefici effetti di tale pavimentazione sulle articolazioni del podista hanno lasciato il segno!  Le strade sono chiaramente invase dagli oltre sedicimila aspiranti maratoneti, ma non solo, infatti in questi giorni si disputava anche il “Sei Nazioni” di rugby, ed oggi in particolare la partita Italia Scozia, che ha visto l’Italia vincitrice, ma niente da temere, nessun disordine, tifosi di tutte le nazionalità vagano insieme a noi per le vie, ma soprattutto per i pub, in particolare gli Irlandesi che hanno l’occasione di festeggiare il loro San Patrizio tracannando Guinness nell’Urbe. Seguendo  storia e paesaggi i chilometri nelle gambe iniziano a diventare pesanti quindi prendiamo la via dell’albergo,  sul tragitto il nostro Luca riesce a guadagnarsi l’anatema di un Legionario che, sentita la sua frase “ma questo vuole soldi per farsi fotografare?” gli scaglia contro la terribile maledizione: “Aho..ma te domani vai a fà ‘a gara? Tanto arivi urtimo!” , per fortuna le capacità divinatorie del fasullo soldato erano pari a zero.  Prima di rientrare alla base, un gesto che era sottointeso già alla vigilia della partenza, un pensiero rivolto a chi   tre anni fa,  appena terminata la gara finì la sua vita in questa anonima Via dove ora ci troviamo tutti, un momento toccante, un mazzo di fiori e ognuno di noi raccolto nei suoi personalissimi pensieri, ciao Marco!
Il rientro in albergo sancisce l’inizio delle operazioni di gara, una mezzoretta in posizione Mork per defaticare le gambe mentre qualcuno si  diletta a far profezie da Mago Gabriel, scelta abbigliamento, riti scaramantici e pronti per la cena! Una bella birretta per iniziare, poi dobbiamo spiegare all’oste il corretto significato di “carico dei carboidrati” ben lontano da quello che tentava di spacciarci, rischiando di farci fermare con le quattro frecce per mancanza di carburante, il tutto si risolve in allegria, anzi il budino offerto come dolce era talmente delizioso da meritare il bis. L’ora x si avvicina, quante di queste risate che animano la via del ritorno sono reali, e quante dovute all’ansia che incombe? Non lo sapremo mai, ci rifugiamo tutti tra le braccia di Morfeo in attesa dell’alba che verrà. La notte vola, aiutata dal fatto che il buon Christian ha voluto condividere con me e Luca la sua insonnia, chiedendoci ad intervalli orari se stessimo dormendo, si farà perdonare  portandoci un ottimo caffè in camera. Tutti pronti ora, la hall si affolla, fuori cielo azzurro e aria ancora fresca, distribuisco le utilissime divise sociali acquistate la sera precedente (leggasi buste per spazzatura) quindi così perfettamente addobbati ci dirigiamo in zona partenza, ultimi consigli, il tempo di scambiar due parole con Sarah, Eugenio e gli altri Romanacci . poi è veramente l’Ora! Entro in griglia, alle spalle un fiume di podisti veramente infinito, riscaldamento  e pensieri, ieri ho pronosticato un 3:23 pensando a Reggio, ma il primo segno della ripresa è questa smania di partire, imposto il Garmin in modalità countdown e via, partenza prudente 4:45, mi bastano le sensazioni di questi primi chilometri per sapere cosa potrò fare oggi, accelero leggermente, 4:40 questo sarà il mio ritmo sino alla fine, i chilometri scorrono nuovamente veloci, mi godo ogni passo ed ogni scorcio di panorama, oggi Lady42 non mi osserva perplessa dagli spalti ma corre al mio fianco, non ci sono salite, non ci sono sanpietrini, non ci sono scuse, il sole scalda piacevolmente la pelle ed il vento provvede ad asciugarla, ogni pezzo di strada dona emozioni con monumenti e pubblico, il passo silenzioso nonostante il fondo stradale, le A2 giallorosse accarezzano il basalto anziché ciabattare, inutile continuare la cronaca, questa indipendentemente dal tempo, sarà la gara della rinascita, delle buone sensazioni, supero il trentesimo quasi con rabbia, il Garmin tra i palazzoni risulta spesso inattendibile, faccio affidamento sul respiro per mantenere il ritmo mentre le cifre a bordo strada vanno verso l’alto, ormai siamo agli sgoccioli, il tratto più dissestato “ammirato” ieri durante la passeggiata, le ultime salite verso il traguardo, il richiamo di Cinzia che mi risveglia dall’estasi da fatica immortalando il momento con una bella foto, anzi una vera sequenza, poi il buon profumo di arrivo, l’inganno dei gonfiabili multipli sembra allontanare quel momento, poi finalmente quello vero, il beep finale dice che oggi assomiglio più a me stesso… Ora la cosa più bella sarà condividere le emozioni con gli altri, non starò qui a far classifiche, tutti sappiamo come è andata, aspettiamo gli arrivi leggendo nei volti le emozioni, c’è chi oggi è andato in crisi ma non fa altro che parlare della bellezza del percorso, chi chiede di essere docciato direttamente nel letto causa impossibilità nei movimenti, chi purtroppo è stato costretto al ritiro, consapevole che la Maratona è anche questo, chi ha rallentato per trascinare il compagno, ma la cosa più bella è la felicità degli esordienti che hanno realizzato il proprio sogno. Con quest’atmosfera euforica si chiude l’avventura romana, dopo gelati e pizze si risale sul pullman in direzione casa, a bordo l’umore è decisamente più rilassato,  si procede alle premiazioni dei vincitori alla lotteria dei tempi e degli esordienti, (ometto la descrizione dei premi per evitare la sicura ressa alla prossima gita al solo scopo di accaparrarseli) si riassumono le sensazioni e si fanno programmi per il futuro, poi la fatica vince, almeno col sottoscritto che si rifugia nel sonno assistito da opportuna playlist su mp3. Grazie a tutti per aver condiviso questo bellissima vacanza di sport e amicizia, ed in particolare agli amici del Torrile,  autori e realizzatori dell’idea
Buone corse!

lunedì 19 marzo 2012

Grazie Roma….

Inseguendo la forma dopo un 2011 segnato da mille problemi fisici e non, mi presento al cospetto del Colosseo e di Lady 42 con il mio pettorale "alla memoria" numero 694, ricordo di una Venezia ormai 2012-03-17 12.41.11troppo lontana e reduce da una soffertissima Reggio Emilia chiusa oltre le 3:30. Il desiderio più forte non tanto il riscontro cronometrico ma il riprendere il mio proverbiale feeling con la distanza, bene, in questo son riuscito e ne sono ultra felice: consapevolezza della condizione al via, gestione della fatica e split da orologio svizzero con un solo piccolo calo alla fine dovuto in parte all'arrivo in salita e un po’ all'inganno dei gonfiabili multipli, chiudo al settimo cielo in 3:17:22 nella gara dal percorso più duro e bello che abbia mai corso!  Così si può riassumere la bella Domenica trascorsa a Roma giusto per lasciare un segno prima della ripresa lavorativa, a presto per il resoconto di quella che è stata una bellissima gita tra sport amici vecchi, nuovi e ritrovati.

Buone corse!

mercoledì 22 febbraio 2012

29a StraBusseto in maschera….

Storica “mezza”  giunta alla ventinovesima edizione, quest’anno cadeva in  corrispondenza della giornata destinata al lungo pro Roma, quindi l’intenzione era quella di percorrere prima dello start i chilometri necessari al raggiungimento della quota basale, ma è un periodo slow,  arrivo in ritardo all’appuntamento,  giusto il tempo di correre sei chilometri che in una gara del genere e con il meteo tendente all’infimo possono essere considerati solo un buon riscaldamento. Considerato che la parola d’ordine attuale è flessibilità  invento all’istante una variante tabellare bigiornaliera con pena residua da scontarsi nel  tardo pomeriggio

Tantissimi iscritti e tante Kinopresenze, occulte e manifeste, per una organizzazione esemplare di cui ho già parlato in occasione della mia passata partecipazione, si parte dalla solita pista di atletica  per poi fiondarci tra le strade che importunano l’infinita distesa di campi,   avvio tranquillo intorno ai 4:30 poi progressione, è da una vita che non indossavo un pettorale stradale, decido di cogliere l’occasione  del tripudio tricologico in atto sul cranio per tirarmi per i capelli sino al traguardo levando circa cinque secondi dal ritmo ogni cinque chilometri, forse un allenamento senza senso, ma utile per ripassare le tabelline, la forma è ben lontana ma la direzione è quella giusta, riesco a rintuzzare qualche attacco e persino riprendere chi  mi aveva impudentemente superato,  sentendosi ormai al sicuro,  una pacca a KinoAndrea fermato da fitte al fegato mentre viaggiava verso l’abbattimento del suo PB, poi è tutto un unico sforzo volto ad arrivare sulla pista senza cedere il passo, chiudo in 1:29:00 cinque minuti sopra il mio personale ma 20 secondi meno dell’edizione 2010,  in pratica ricomincio da zero considerando il pessimo 2011 il mio anno sabbatico, per il 2012 tanti programmi ambiziosi di cui parlerò presto, mentre resta ancora da redigere il consultivo 2011, per ora  c’è solo da lavorare duramente, il titolo del video è esplicativo!

Buone corse!

giovedì 9 febbraio 2012

Sentieri di Santa Cristina

Il sentire o leggere resoconti di alcune gare potendo provare solo sentimenti di pura invidia per chi vi ha partecipato è sempre una sensazione podisticamente ed umanamente fastidiosissima che può essere eliminata in un solo modo: con una taumaturgica iscrizione all’edizione successiva! Che poi il cosiddetto destino cerchi sino all’ultimo di negarti l’agognata partenza è un problema risolvibile con un po’ di volontà e spirito di adattamento, cose che al sottoscritto non mancano. Tralascio l’odissea dello spostamento ferroviario,  già dimenticata al ritiro pettorale grazie alla splendida accoglienza e disponibilità da parte dello Staff, ed in particolare di Barbara che, contattata per avere l’indirizzo dell’ “Hotel Palestra” si è offerta di venirmi a prendere in stazione nonostante le sue mille incombenze e la mia ritrosia al creare tanto disturbo, grazie esteso a chi  (non ricordo il nome) mi ha poi  fisicamente accompagnato. Eccomi dunque catapultato P1050769  direttamente sul  parquet della palestra che  ospiterà i sogni degli aspiranti crio-atleti. Al mio arrivo ha già l’aspetto di un villaggio sportivo,  con sistemazioni di varie categorie, si va dalla Suite Presidenziale con materasso pneumatico a tre piazze e servocontrollo della pressione allo spartanissimo sacco a pelo, per un contatto più diretto con la natura. Qualche chiacchiera in allegria prima di passare tra le braccia di Morfeo, mentre il main sponsor del circuito (Winter Trail No Limits) ci mostra un vasto campionario di completi gara sperimentali dai colori inquietanti che suscitano timore per le coronarie della fauna locale, poi cala il buio ed il silenzio, dalle grandi vetrate una splendida luna piena ed un cielo stellato promettono  una giornata sicuramente bellissima ma altrettanto “fresca”.

Mattino, Il risveglio in questi casi è sempre adrenalinico, pensieri divisi tra valutazione della temperatura, scelta dell’abbigliamento e voglia di partire, per la prima volta indosso dei pantaloni  lunghi da gara, tra qualche ora sarò felicissimo di questa scelta! Completata la vestizione non resta che dirigersi verso la linea di partenza,  i  –17 diconsi meno-diciassette mi accolgono calorosamente fuori dall’uscio,  ma sono in buona compagnia, il centro è letteralmente invaso da runner, tantissimi nonostante le condizioni meteo decisamente ostiche, al ritiro pettorali è la bolgia, c’è solo il tempo di un veloce saluto con il Pimpe , principale “colpevole” di questa mia partecipazione, poi , depositata la sacca mi rifugio al bar dove trovo KinoDiego e Signora, inutile dire che l’argomento principe è “chi ce lo ha fatto fare?”  Penso che, almeno per un attimo, la domanda sarà balenata nella mente anche ai circa settecento compagni d’avventura, ma è solo un attimo. Fuori dunque, l’impatto non è certo piacevole, tutti cercano di riscaldarsi mentre qualche fiocco di neve, paralizzato anche lui dal freddo, cerca disperatamente di toccare terra, poi il via, siamo veramente tanti, percorsa qualche strada del centro veniamo subito proiettati in quello che sarà il nostro terreno di gara per i prossimi trenta chilometri: neve, neve e ancora neve…con qualche raro tratto ghiacciato di cui saggerò la consistenza con il mio fondoschiena. Intanto il mio timore principale, quello di fare la gara con i piedi a mollo si rivela P1050776totalmente infondato, la neve è talmente farinosa e la temperatura talmente fredda da impedire alla stessa di sciogliersi a contatto con le calzature, unico problema il freddo alle mani, ma bastano i primi chilometri e le piccole sensazioni di disagio lasciano il posto all’entusiasmo, corriamo in un bianco infinito interrotto solo dai nostri colori, il rumore dei passi appena percettibile, sicuramente orgogliosi di esserci. I ristori  sono  ben forniti, ma avendo appresso il camel bag passo dritto al primo  poichè non avevo intenzione di mangiare, e da bere ritenevo di averne più che a sufficienza, la sorpresa è stata qualche chilometro dopo, scoprire che il contenuto era completamente gelato… in pratica ho portato un chilo di ghiaccio in scampagnata!  Il tracciato prosegue tra sentieri in campo aperto ed incursioni all'interno dei boschi, le pendenze non sono eccessive ma è un continuo saliscendi,  tra i tratti più divertenti un doppio su e giù per una piccola vallata, divertenti anche i variegati commenti,  maggioranza entusiasta come me ed in preda a crisi esilarante, altri a richiedere corde e verricelli, il motivo?  Discese percorribili in sicurezza solo utilizzando il posteriore come bob; salite  da affrontare a quattro zampe! Mai riso tanto in una gara, anche perché non tutti dimostravano padronanza del mezzo quindi gli assetti P1050789spaziavano dal frontale al podalico all’elicoidale.  Chiusa questa parentesi si torna alla stupenda normalità,   i chilometri si susseguono ed i crampi che mi assalgono anche se inusuali e decisamente “fastidiosi” potranno aver "”guastato” il crono ma non lo spirito,  qualche pausa in più ai ristori e proseguo, non ho idea dei chilometri perchè mi son presentato al via con il mio Garmin scarico e  l’altro, prestatomi gentilmente dalla moglie di Diego non ha agganciato i satelliti, le gambe e l’orario dicono che dovrei essere a buon punto, un duro strappo con tanto di gradinata che sembra ormai irrinunciabile nei trail, ci porta a meno cinque dal traguardo sorretti moralmente da un duo di musicanti che ci incitano dall’alto, solita caldissima accoglienza all’ultimo ristoro e si va giù verso il gonfiabile, cinque chilometri non sono pochi, ma ormai quel  “chi me lo ha fatto fare” è uno sbiadito ricordo sostituito da un imperioso “cosa mi sarei perso”, si sente profumo di arrivo,  temerari a far tifo per i vicoli del piccolo centro,  tutta la fatica si stempera in un beep sul tappeto ed in un bicchiere di tè caldo con la consapevolezza di aver 2012-02-05 15.01.29vissuto una di quelle giornate da raccontare, poi i soliti riti, doccia, pasta party ed infine le premiazioni, dove il mio compagno, di viaggio e di squadra  sale sul podio giustamente orgoglioso  come quinto assoluto del Circuito Winter Trail No Limits subito dietro nomi prestigiosi, mentre è un piacere vedere riflessa negli sguardi e nei sorrisi di Barbara, Cecilia e di tutto lo Staff  non tanto la soddisfazione  personale per la perfetta riuscita dell’evento ma la felicità di tutti coloro che hanno avuto il piacere di partecipare….Grazie di tutto!

Grazie a Sabrina Tricarico per avermi concesso la pubblicazione di alcune delle sue splendide foto