venerdì 21 ottobre 2016

Correre: come e perché.

"Bisognerebbe correre con lo stesso spirito di quando da bambini si andava in giro a suonare campanelli", gli dissi qualche anno fa, quando, sull'onda del mio entusiasmo, iniziò a muovere i primi passi podistici.
Intendevo con la spensieratezza, la leggerezza, l'allegria, che caratterizzavano le fughe conseguenti a quel passatempo innocentemente irriverente, con le risate che facevano mancare il fiato ed il  carico di adrenalina rappresentato dal rischio sempre  incombente di una pedata nel didietro da parte  di un padrone di casa più reattivo della media.
Questo intendevo, semplicemente, poi è chiaro che  ognuno è libero di interpretare a suo modo le parole, come pure la corsa.
Quindi se per un certo qualcuno il  vero divertimento di allora stava esclusivamente nella triste soddisfazione di poter impunemente disturbare, e quello di oggi consiste nel tediare chiunque capiti a tiro con starnazzamenti di tempi, gare, presunte prestazioni da urlo e  ostentazione di marchette di amici pennivendoli sul giornalino della parrocchia, non mi posso sentire responsabile, ma solo provare una gran pena.
Io continuerò a suonare campanelli alla mia maniera, ed ai numerosi amici che in questi anni si sono aggregati alle mie disperate fughe con il solo intento di divertirsi, raggiungendo anche risultati notevoli, dico: grazie della compagnia.
Buone corse!

lunedì 1 agosto 2016

Di Corsa sul Secchia 2016

Ogni tanto batto un colpo, in modo da tenere in vita questo giardino Zen dei miei pensieri di corsa, serve a me, ma lo faccio soprattutto  per chi in questi tempi di comunicazione frenetica trova ancora il tempo e la voglia di dedicarmi e dedicarsi qualche minuto. Forse più avanti si arriverà a riscoprire, come è avvenuto per il cibo, il piacere della lentezza, anzi, si dovrebbe iniziare a pensare alla fondazione di un presidio "Slow Read&Write", ma torniamo alla corsa.
Serata per niente umida con stormi di trote che volteggiano nel cielo, invitante preludio a questa gara scoperta per caso tra i mille calendari autogestiti che affollano la rete. Appena arrivato sul posto, mi rendo subito conto di aver sottovalutato la dimensione dell'evento: grandi parcheggi dedicati ai podisti, vigili urbani e volontari a disciplinare il gran traffico, ed un numero esagerato di persone in fibrillazione atletica, pronti ad inondare i sentieri con litri di sudore, forse ero l'unico a non conoscerla? Il sospetto diventa certezza, quando al ritiro pettorali i visi noti aumentano in maniera esponenziale, nonostante la distanza dal comune epicentro podistico.
Piacevole sorpresa, ma è ora di tuffarsi nei riti propiziatori, primo fra tutti un bel riscaldamento, oltremodo necessario a dispetto della temperatura, vista la scarsità di gare ed allenamenti pseudo veloci disputati negli ultimi millenni. 
In effetti a parte qualche lavoro di qualità in vista della Maratona di Reggio Emilia, tutti i chilometri percorsi dalla ripresa sono stati percorsi sempre in ottica "durata", e mi son reso conto ultimamente quanto sia faticoso riprendere un po' di brio, strappandolo all'inerzia e, inutile negarlo, agli anni che passano.
Ingresso in gabbia e punzonamento, c'è giusto il tempo di intavolare con l'amico  Andrea una breve discussione  sulla profonda spiritualità del popolo podistico, poi arriva lo sparo.
Poco da descrivere, il tempo per pensare è limitato, i sentieri quasi tutti asfaltati seguono il corso del Secchia, sfruttando i saliscendi degli argini per aggiungere qualche sofferenza, e qualche ponte per farci visitare entrambe le sponde, il passo è il massimo che mi sento di tenere, e costa molta fatica, decido da subito di farmi "trainare"  a sua insaputa, da Scaio, amico nemico storico da tempo immemore,  sempre racchiusi nel tempo di un secondo, e non sbaglio. Riesco a tenere il passo per tutta la durata del percorso, a volte penso ad un allungo ma so che oggi si tratterebbe solo di velleità da "come eravamo" non di reali possibilità. L'unica certezza, ma per me  è sempre stato così, è che per strappare dalle gambe e dalla testa certi ritmi, il pettorale è sempre la forma di integrazione più adatta, quindi se vorrò ridestare il pseudovelopodista che è in me, dovrò necessariamente mettere in conto la partecipazione a qualche gara su distanze strappa anima come questa.
Appurato questo, mentre tutte le riserve idricomentalimuscolari tendono allo zero mi consolo con la bella immagine di questo trenino d'altri tempi che si dirige sbuffando verso il traguardo con gioia immutata.
The Faboulus Team attende al traguardo, quindi dopo salutati gli amicinemici, una bella doccia ristoratrice, ed è subito il caso di testare l'efficienza (acclarata) della gioiosa macchina da ristoro della quale potremo usufruire. Veramente una gran bella gara, giusto per la cronaca, tra competitivi e non si è sfiorato il migliaio di podisti, un grazie di cuore agli organizzatori.
Buone corse!

venerdì 3 giugno 2016

La mia 48 chilometri del Passatore.

Come ho detto al fresco neo centista Marco che alla vigilia della gara si lanciava in pronostici basati sui curriculum:  -le gare non sono mai scritte, alla partenza-, ma non è certo il voler avvalorare questa tesi che mi ha portato al ritiro. Inutile negare che avrei preferito scrivere un post di ben altro tenore, e che la delusione è tanta, ma rimango un fautore della teoria del bicchiere mezzo pieno (da vuotare e rabboccare solo in ottima compagnia), quindi tra queste righe non troverete, mi auguro, niente di deprimente.
L'ultimo segnale di vita dal Blog è stato il "Bittico di Romagna" circa un mese dall'appuntamento con il Passatore, un mese trascorso  a macinare ancora chilometri su chilometri, con qualche lavoro di velocità per risvegliare  la gamba. Un mese passato in un lampo per arrivare alla vigilia consapevole di aver fatto il massimo, non di essere al massimo, ma sicuramente preparato in modo rispettoso e adeguato alla distanza in base alle possibilità del momento. La chiacchierata con "Il Mago" che non vuole mai  essere nominato, mi fornisce delle dritte su come affrontare la sfida e mi riporta ad altri tempi, ma solo per un attimo.
Poi gli eventi si susseguono, preparazione sacca, viaggio, logistica, incontri, mi ritrovo a Firenze con i compagni di viaggio con cui condividerò adrenalina, tensioni e timori sino al momento dello sparo, il tempo di qualche foto e di salutare altri amici prossimi alla partenza, poi la folla di Via dei Calzaiuoli ci accoglie tutti in un caloroso abbraccio, e dopo lo sparo  accompagna festante l'inizio del nostro viaggio.
Serenità, questa era la mia sensazione principale, un passo sciolto badando a non essere trascinato dall'entusiasmo, nessuna fretta, nessuna vanagloria, c'è caldo, molto caldo, ma non l'ho mai sofferto particolarmente, nessun pensiero rivolto al crono, i chilometri scorrono sereni sotto le Nimbus appena rodate, mentre Fiesole, dall'alto, ci offre una veduta magnifica su Firenze. La salita prosegue, dolce ma continua, poi il primo scollinamento, passo leggero assecondando il dislivello, ma senza lanciarmi a capofitto, arrivo sereno a Borgo San Lorenzo. Al ristoro, una sensazione strana di poco lucidità, la imputo al caldo e, forse, bevo esageratamente. Riparto, le gambe rispondono ma  quella sensazione di poca lucidità rimane latente, provo a rallentare leggermente, la salita riprende e per un po' mi sembra di essere tornato "in linea" ma al ristoro di Panicaglia un altra sosta più lunga del dovuto, una sete anomala, e di nuovo quella sensazione, riparto verso Ronta ma non sono più lo stesso, i neuroni si affannano a cercare indizi tra mente e corpo, senza trovare risposte, tiro avanti,  altro ristoro, riparto ma la situazione precipita, le gambe paiono andare, ma inizio a sudare in un modo esagerato, non assolutamente spiegabile con la sola temperatura, non sono lucido, inizio a camminare e ben presto mi accorgo di far fatica a tenere un andamento lineare, continuando a sudare freddo, niente da fare, cotto, mi trascino sino a Razzuolo e riesco giusto a sedermi sul sagrato della  chiesetta a fianco al ristoro,  brividi di freddo mi fanno battere i denti, c'è chi parla di colpo di calore, in ogni modo non passa, non so quanto tempo sono rimasto seduto in attesa di un minimo segnale di ripresa che mi permettesse di prendere la decisione di proseguire, ma il segnale non arriva. Inutile farsi del male. Indosso la maglia a maniche lunghe, scalda collo e bandana, tenendo le mani all'interno delle maniche ripiegate e mi dirigo verso "La Colla", dove sarà possibile prendere il pullman che mi riporterà a Faenza, cinque faticosissimi chilometri camminati,  qualcuno guarda perplesso il mio abbigliamento che stride decisamente con la temperatura ambientale, arrivo infine al controllo, passo sul tappetino, con il beep, questa volta tristissimo, che sancisce la fine della mia avventura in Romagna. Come ho già detto, in gare come questa serve anche la giornata perfetta, e questa evidentemente, per me non lo era. Certo mi piacerebbe capire le cause, non per cercare degli alibi, i sintomi, a mente fredda sembrerebbero più quelli di una crisi ipoglicemica che di un colpo di calore, e questo indicherebbe un grave errore nell'alimentazione, sia nei giorni a ridosso della gara, che nel reintegro, ma su questo ci dovrò studiare con calma, per non ripetermi  nel 2017 quando, chiaramente, sarò di nuovo al via per concludere quanto iniziato.
Questa la nuda cronaca della mia corsa. Per il resto, nonostante la pessima conclusione, sono state due giornate magnifiche, immerso nella magica  atmosfera di questa gara che non ha deluso per niente le mie aspettative, nonostante il penoso spettacolo delle auto "dell'assistenza" tra le quali i podisti erano costretti a zigzagare, in particolare nella seconda parte del tracciato, Anche l'autista del pullman incontra tantissime difficoltà,  a causa delle auto parcheggiate in curva, o addirittura in doppia fila. Questo lo spettacolo che vedo attraverso i finestrini, avvolto nella coperta termica, con  la malinconia che  dilaga tra i pensieri. Poi il traffico si dirada, ed anche i podisti, con il passare del tempo diventano delle luci ondeggianti nel buio della notte, cerco di distinguere tra loro  qualcuno dei miei compagni di viaggio, immagino ciò che passa loro per la mente man mano
che ci avviciniamo al traguardo, ripromettendomi di essere qui il prossimo anno per portare a termine quest'incompiuta, la malinconia lascia il posto ad un misto di invidia e ammirazione quando sceso dal pullman a ridosso di Piazza del Popolo mi dirigo verso il traguardo e vedo la gioia di chi ha appena realizzato  il proprio sogno. Sto lì ad applaudire per diverso tempo, poi la stanchezza ha la meglio e mi ritiro in albergo.  Un breve sonno, una ricca colazione, e via di nuovo sulla Piazza, il tempo è quasi scaduto, gli ultimi podisti arrivano sorretti ed accolti da un tifo calorosissimo, Ma è ormai tempo di premiazioni, un crescendo di applausi per tutti i protagonisti, sino all'ovazione per Re Giorgio, ancora una volta sul gradino più alto, con una umiltà e disponibilità disarmanti, una breve chiacchierata, la dedica sul libro appena acquistato, ed un augurio per il prossimo anno. Il mio viaggio finisce qui, tra gli abbracci con amici vecchi e nuovi, centisti vecchi e nuovi  e le emozioni di questi giorni che prendono il sopravvento sulla delusione.
Al prossimo anno Passatore, e per ora, buone corse!