lunedì 28 novembre 2016

12^ November Pork Hot Feet.

Breve premessa
Sono passati quasi tredici anni da quando uscii di casa per andare a correre per la prima volta, e  dieci da quando debuttai con  un pettorale, alla Maratona di Parma Nell'intervallo imparai semplicemente ad amare la corsa, passo dopo passo, in completa solitudine, o meglio in mia compagnia di me stesso, della fatica, delle endorfine, e della personalissima sfida, vinta alla grande. Poi arrivò il periodo delle soddisfazioni "tapascioniche" con diversi risultati di un certo rilievo se rapportati al valore dell'atleta, risultati che ho sempre cercato di utilizzare sia per scardinare l'apatia di chi aveva una certa avversione per l'attività fisica, sia per i noti motivi che mi spinsero all'apertura del Blog.
Nel tempo ho conosciuto diverse persone che correvano come correvo in quegli anni, senza contaminazioni agonistiche, ed hanno continuato a farlo spinti dal solo piacere dell'attività fisica,  con un entusiasmo ed una costanza encomiabili,  poco comprensibili dai  "pettoraldipendenti".

Fatta questa lunga premessa arriviamo ad oggi, giorno in cui dopo qualche consulenza a distanza con "uno di loro" che inizia ad essere incurosito dal mondo del popolo  numerato e dai suoi riti,  su sua istanza e per mia curiosità, assistiti favorevolmente dalla cabala dei turni, decidiamo di correre insieme questa classica di fine stagione del Campionato Provinciale di Parma, la November Pork Hot Feet, appunto, al fine di estrapolare quella che dovrebbe essere la sua reale famigerata "velocità di riferimento", pietra angolare di qualsiasi tabella, elemento necessario per mettere un po' d'ordine nello stile di allenamento seguito sino a ieri: il famoso "metodo Katzen". 
Negli anni passati questa gara aveva una peculiarità, quella di regalare la prima vera giornata di maltempo e di temperature rigide al gioioso popolo podistico, oggi invece il meteo ci grazia, regalandoci una giornata perfetta, persino troppo calda.  L'appuntamento con Gian Matteo è al banchetto iscrizioni dove rispolvero il mio Chip numero 476, ormai classificato come dormiente. Un accurato riscaldamento nella variopinta aria di festa tra le vie di Roccabianca, tra saluti strette di mano e qualche allungo, sino ad arrivare allo schieramento sulla start linei.
E' la prima volta che mi trovo a tirare deliberatamente qualcuno, e spero di farlo a dovere. Arriva lo sparo, e visto l'alto numero di partecipanti e la nostra onestà nel posizionarci in griglia, la cosa più difficile è non restare imbottigliati tra i mentitori da prima fila. Riusciamo nell'intento ed imprimo subito un passo sicuramente più veloce di quello desiderato dal mio compagno di viaggio, che però mi segue, il percorso è scorrevole gli unici saliscendi sono quelli necessari per salire sull'argine del Po, argine che costituisce gran parte del tracciato, i chilometri volano, è vero, sto tirando io, ma non è che abbia un margine esagerato, cerco di intuire il suo stato anche senza domandarglielo, ascolto più che il fiato il rumore dei passi, qualche "strisciata" indica che la stanchezza si fa sentire ma siamo ormai al settimo, inizio a monitorarlo con più frequenza ed incitarlo ripetendo la distanza che va scemando, cerca di rallentare ma glielo impedisco, caliamo impercettibilmente ma solo per recuperare appena fiato, poi si riprende il ritmo, aumentando anche un po'.
Mi permetto una piccola trasgressione accettando una rapida sorsata di birra al ristoro, poi riprendo il mio ruolo tirannico scandendo  il tempo con il mantra "dai, dai,  manca x", lui mi invita ad andare, (mi auguro che la destinazione non fosse quella suggerita nella bella canzoncina di Alberto Sordi, glielo chiederò!), resto a rompere le scatole e nell'ultimo chilometro penso di diventare addirittura molesto, ma nel frattempo siamo passati ai dieci con un tempo migliore di circa otto minuti rispetto ai suoi 10K precedenti, pur se inattendibili, l'adrenalina prende il comando e lo lancia   verso il
gonfiabile più che soddisfatto, una volata per essere immortalati insieme sul traguardo e la missione è compiuta.

Un misto di odio e divertimento nell'espressione  subito dopo l'arrivo, sempre duro andare oltre i propri presunti limiti, ma per migliorare bisogna essere sfrontati sia nei confronti delle proprie certezze che del cronometro.
Oggi è  stato divertente fare il cattivo.
Buone corse

sabato 26 novembre 2016

10^ Ultra K Marathon

In un periodo di posticipi e disdette oso  persino la disdetta della disdetta, così la Ultra K Marathon già rinviata per "forma non pervenuta" viene riciclata, per concessione del gentilissimo Prof. Chittolini e del suo team, in un lungo pro maratona di Reggio Emilia, perché, pur dubbioso sulla distanza  è decisamente meglio affrontare la fatica in compagnia di un pettorale e di una folla festante, piuttosto che sottoporsi ad un lunghissimo in solitaria nel solito cricetodromo di Parma.
Una gara presente nel cassetto dei desideri già da diversi anni, partenza da Salsomaggiore, poi su per i colli con delle belle pendenze in parte conosciute in passato grazie alla  Staffetta di Santa Lucia .
Clima di casa al ritiro pettorali, tanti amici vecchi e nuovi impegnati nelle formalità pre gara ma si trova il tempo di scambiare quattro chiacchiere, il meteo non è eccezionale ma saremo probabilmente graziati dalla pioggia, e viste le premesse è già una buona notizia.
Come al solito il tempo scorre veloce e dopo un breve riscaldamento lo sparo ci proietta tutti verso la parata in centro e la prima salita che lentamente farà scemare gli argomenti di conversazione tra i podisti, per riservare ossigeno all'attività prevalente. I primi chilometri sono abbastanza morbidi, con alternanza di salite e discese che fanno prendere confidenza con la fatica e con il paesaggio spettrale, si,  ma non in senso dispregiativo: partiti nell'aria grigia di "Salso" man mano che saliamo la nebbia avvolge morbidamente ogni cosa sino a farla quasi scomparire, con questa visione limitata ed i rumori dei passi dei compagni d'avventura che giungono ovattati mi viene spontaneo pensare al post sul "floating" pubblicato sul Blog di Stefano Ruzza, sembra infatti di galleggiare in questa atmosfera irreale di silenzio fatica e introspezione.
Un bel momento che dura per diversi chilometri, poi, almeno per me, finisce la sensazione di galleggiamento ed inizio impercettibilmente, per adesso, ad annaspare, niente panico ma la già più volte citata scarsa confidenza attuale con la salita, costringe la mente ad un super lavoro per tirare i fili delle "gambe marionette" e far sì che mi portino a destinazione.
Il premio arriva al culmine della fatica, quando sbuchiamo al di sopra della coltre di nebbia e un cielo azzurro ed un tiepido ma splendido sole ci regalano dei paesaggi stupendi con vividi colori quasi dimenticati, sotto, un mare bianchissimo nasconde le profondità del paesaggio.
Siamo ben oltre metà gara, un altro durissimo tratto in salita, spesso camminato, poi arriva lo scollinamento. Da qui in poi  una lunga discesa che mette a dura prova le mie povere consunte articolazioni, ma permette di riprendere fiato, affrontandola con criterio, il bel paesaggio delle colline ritorna nell'oblio, mentre i chilometri si fanno sentire, ma meno di come mi sarei aspettato, e soprattutto senza mai un crampo, sintomo di una carburazione  efficiente, pur in un veicolo obsoleto.
L'illusione di una lunga discesa "vittoriosa" verso Salsomaggiore va a infrangersi amaramente con una serie di "mangia e bevi" che nel finale che mettono a dura prova le energie residue, trovo sempre più persone in crisi, ma la meta è ormai vicina e tra un'invettiva e l'altra si conquista il centro abitato e da qui l'agognato gonfiabile, poco meno di cinque ore per un runner in disarmo, sono un risultato accettabile.
Un tracciato bellissimo da affrontare ben preparati, con un dislivello molto ben distribuito e sicuramente allenante, una gara che ho già definito "senza tanti fronzoli, ma con tutto ciò che serve per farsi amare da chi veramente ama la corsa" e la conferma arriva sia  dai sorrisi di chi trovo al traguardo già lavato pulito e profumato, sia da chi, mentre vado via da Salso, è ancora impegnato nell'ultimo tratto di percorso, e risponde con gioia agli incoraggiamenti, e tra questi estremi, io, a brindare con il mio bicchiere rigorosamente mezzo pieno.
Buone corse!
P.S. Grazie a Luca e Alessandra per avermi concesso l'uso delle bellissime foto.


giovedì 17 novembre 2016

28^ Maratonina del Monte delle Tre Croci di Scandiano

Ventottesimasupermaratoninadelmontedelletrecrocidiscandiano. Ecco, ora che avete letto il titolo per esteso vi sarete fatti un'idea, sia pur in scala ridotta, di come il correre questa bellissima gara magistralmente organizzata dalla Polisportiva Scandianese lasci praticamente senza fiato. Ventiquattro chilometri e mezzo per questa edizione maggiorata grazie a dei lavori stradali, per il resto il tradizionale percorso che dopo la parata tra le vie cittadine si inerpica per le colline sino a toccare appunto il "Monte delle Tre Croci" passando per  vigneti colorati d'autunno, verdi distese e grigi calanchi, il tutto sfiorato da un pallido sole  che contendeva con esito incerto, qualche grado di temperatura all'aria più che frizzante. Poi la lunga discesa anti cartilaginea riporta a Scandiano con tanto di giro di pista all'interno del campo sportivo, con un attimo di amarezza perchè in questa giornata avrei dovuto calpestare il sacro suolo del Panathinaicon, ma sono qui come podista, non in qualità di giardiniere al soldo di Gozzano, per cui mi godo semplicemente ogni attimo.

La cronaca della giornata inizia con una grande folla ma nessuna fila particolare neanche nei "punti critici" tipici del pregara, (capite che non parlo solo del ritiro pettorali), dimostrazione di una organizzazione più che collaudata, unita ad un bell'impianto sportivo al servizio di  tutti, aria festosa quanto fredda, quindi una volta bardato da pseudo runner fingo un accurato riscaldamento prima di sottopormi alla spunta ed intrupparmi nelle retrovie dove ritrovo, a dispetto della distanza, diversi visi noti, una bella occasione per tediarli con le mie disavventure.
Lo sparo sancisce la fine della piacevole chiacchierata,  la mia domanda "ma è lo sparo?" è sintomatica dell'ansia da prestazione del momento. Una partenza flemmatica sino a raggiungere il minimo sindacale per carburare, poi lascio che le gambe decidano il passo in autonomia sino ai limiti del respiro rantolato, e sin qui tutto bene. L'inizio dell'ascesa mette a nudo una triste e già nota realtà, e cioè che non bastano i chilometri senza meta ma occorre trovare tempo e voglia per sottoporsi a brutali trattamenti di qualità, per non parlare dell'assoluta inefficacia allenante  delle salite omeopatiche urbane e suburbane con le quali si arriva decisamente impreparati ad affrontare persino una parvenza di dislivello. In un modo o nell'altro porto comunque le mie ossa al cospetto delle "Tre Croci" e poi mi lascio andare verso Scandiano in stile rafting cercando di salvaguardare le articolazioni, per la vecchiaia, e poi...tutto il resto è noia.
Buone corse!