domenica 5 febbraio 2017

Programmando il 2017

La bradiposità che ultimamente mi contraddistingue nella corsa, ha contaminato anche i settori limitrofi, così eccomi  nel giorno della prima di campionato su strada in quel di Vicofertile, a parlare di programmazione per l'anno in corso, programmazione che sicuramente  i tapascioni ortodossi giudicheranno fallimentare già  in partenza, dato il tempismo.
Ai post l'ardua sentenza, se avrete la pazienza di leggerli, intanto torniamo al titolo di oggi.
L'obiettivo principe di quest'anno non poteva che essere l'andarmi a prendere quel Passatore sfumato ai piedi del Passo della Colla, un ritiro che se da un lato ho accettato serenamente, cercando di comprenderne le cause, dall'altro  duole perché per la prima volta nella mia carriera tapascio-agonistica non ho portato a termine un qualcosa per cui avevo lavorato sodo, ma evidentemente invano e male, poiché i ritiri non avvengono mai per caso.
Quest'anno ho deciso di seguire la "tradizione" iscrivendomi alle due classiche d'avvicinamento: la Maratona del Lamone e la 50 chilometri di Romagna,  che insieme al Passatore costituiscono il noto Trittico.
Nel frattempo chiaramente non potrò restare con i piedi in mano: ogni anno di grazia podistica a mio parere deve passare per la Lady 42K, ragion per cui  dopo un preludio di preparazione  che servirà principalmente ad eliminare buona parte delle zavorre mentali e lipidiche dovute ai ripetuti stop&go,  ci sarà il primo "incontro in casa", alla Maratona delle Terre Verdiane, seguita dalla  Brescia Art Marathon, passando per qualche garetta del campionato provinciale, giusto per sgasare un po', il tutto contornato da svariati chilometri in solitaria, necessari per mettere fieno in cascina sia a livello muscolare che mentale, per cui potrei affermare che sino al fatidico week end di fine maggio sarò abbastanza impegnato.
Portata a termine, spero felicemente, questa prima parte della stagione,  potrò alleggerire il carico per poi iniziare la preparazione necessaria a "godermi" l'eredità del 2016, costituita da tre gare alle quali pur essendo iscritto non ho potuto partecipare:
  • l'Ecomaratona del Ventasso, a luglio, una gara mitica, fu il mio battesimo trail, corsa svariate altre  volte, sempre con lo stesso entusiasmo ;
  • la Maratona di Parma, ad Ottobre, da correre assolutamente perché qui a Parma "nacqui" come Maratoneta, anche se su un tracciato diverso, e da anni sognavo di ripercorrere una Maratona in quella che ormai è la mia città;
  • Il Trail del Golfo dei Poeti, a settembre, mi vide partecipare alla prima edizione, da allora ha subito qualche modifica nel tracciato, ma il calore, l'accoglienza, la passione degli "Arcigni" sono immutate, come ho potuto constatare nel 2015.
A quest'asse ereditario del defunto 2016 si aggiunge la Maratona di Venezia, da correre la settimana successiva a quella di Parma, un'iscrizione piovutami addosso quasi a costo zero grazie al black friday e che sarà una sorta di pellegrinaggio nei luoghi della memoria, ma senza alcuna malinconia.
Sin qui date, distanze, propositi più o meno bellicosi, ma la vera novità è che salvo infauste sopravvenienze, tutto sembra filare finalmente liscio e quindi sono "pericolosamente nelle mie mani" e questo esula dal programma in senso stretto. La vera ambizione infatti sarebbe quella di perseguire una continuità che mi permetta di tornare a faticare e divertirmi soprattutto in ambito extrabituminoso, ma tentativi effettuati sino ad ora, seppur in maniera molto soft, hanno sempre portato alla luce sintomi di cedimento strutturale che ho preferito subito seppellire sotto una bella corsa su terreno "certo"
Spero in numerose varianti in corso d'opera, sempre orientate al miglioramento della stagione, e non a rimediare ad errori di progettazione, per adesso continuerò  ad usurare scarpe e piste ciclabili sul mio cricetodromo cittadino, in attesa di raccogliere qualche buon frutto delle mie fatiche.
Buone corse!

venerdì 30 dicembre 2016

Pagina Facebook fuori uso, ed altre quisquilie.

Mentre l'anno va a concludersi, qualche nerd, magari attempato,  ha cercato di appropriarsi della pagina obbligandomi  per prudenza a farla bloccare. Ora dovrò aspettare qualche giorno prima di riprenderne possesso e penso che a questo punto se ne parlerà nel 2017.   


Approfitto dell'occasione per augurarvi buon anno nuovo. Non mi sento di fare bilanci perché dovrei scrivere delle troppe cose che non sono andate come avrei voluto, ma questo già si sa, quindi a che pro rimuginare? Metto tutta questa esperienza nel calderone dei programmi per il 2017, che, vi preannuncio, sarà bello corposo, perché "quando c'è la salute" tutto il resto è noia, e l'antidoto principe contro la noia, voi sapete qual è. Seguirà, a breve post più dettagliato, ora scappo via a correre, perché i programmi ambiziosi richiedono dedizione, e se nella vita si vuole fare altro, oltre che correre, bisogna essere dei maestri intarsiatori di tempo.
Buon anno nuovo, buona vita, buone corse!

Quasi tutti i runner hanno avuto scheletri in adiposi armadi!

giovedì 15 dicembre 2016

21^ Maratona di Reggio Emilia: "Dopo il primo, siamo tutti secondi!"

Trovo che  lunghissimi e Maratone siano le migliori muse ispiratrici, non solo durante l'atto della corsa ma anche nel preludio. Così, domenica mattina, mentre facevo rotta verso Reggio Emilia solcando l'infinito oceano di nebbia, la mente rimbalzava tra ricordi delle scorse partecipazioni e  possibilità odierne,  imbastendo la trama di un post che alla luce delle rispettive condizioni attuali avrebbe raccontato di un bello scambio di ruoli tra due protagonisti di un vecchio racconto  chiaramente senza tralasciare la cronaca della giornata. 
Ore sette e quarantacinque, umidità a tre cifre,  temperatura a numerazione binaria, ma dentro il Pala Bigi l'aria è già incandescente,  forse addirittura esplosiva a causa dei vapori di canfora che saturano l'aria. Mi piace cambiarmi con calma, scegliere ogni dettaglio dell'abbigliamento,   rilassarmi facendo quattro chiacchiere con amici e vicini di panca, per poi, a ridosso dell'ora x, disconnettermi ed entrare in "modalità galleggiamento". Da quel momento in poi, solo io e Lei.
Tanti chilometri percorsi,  ma con lunghe  pause e soprattutto senza lavori  specifici  autorizzano ad ipotizzare che la carcassa arriverà integra fin sotto il gonfiabile ma non danno indicazioni attendibili riguardo il ritmo da tenere, anche se il feeling con la Lady mi suggerisce un passo che ambisca al massimo ad un tre e 35' finale. 
Un accurato riscaldamento,  più che altro per evitare l'assideramento, poi mi tuffo in griglia dove ressa e adrenalina rendono l'atmosfera quasi tropicale mentre noto con sorpresa che "all'altro protagonista" è stata negata la strameritata prima griglia per mere questioni burocratiche.
Si parte, tifo e fanfara ci accompagnano lungo il percorso cittadino poi la nebbia ci avvolge e il suono dei passi interrompe la quiete dei campi, aria gelida temperata dal sostegno dei volontari e delle numerose persone che nonostante tutto si spendono in applausi ed incitamenti,  e proprio da uno dei volontari, un agguerritissimo anziano giovanotto posto a presidio di un incrocio, viene urlata la filosofica frase citata nel titolo "forza ragazzi, che dopo il primo siete tutti secondi" frase che a mio parere riassume magistralmente lo spirito che contraddistingue questa Maratona che onora e coccola senza distinzione ogni singolo partecipante rendendo giusto merito sia al talento dei campioni  sia alla volontà  di chi si presenta al via con sfide che poco hanno a che fare con tempi prestigiosi.
Il pensiero di questa frase mi accompagna per qualche chilometro, inserendosi nella bozza iniziata qualche ora prima, le gambe vanno un po' troppo svelte rispetto ai programmi ma la mente è serena, mi rifornisco con calma ad ogni ristoro,
Al quindicesimo non posso fare a meno di fermarmi a salutare Daniele, frontman del ristoro targato Podistica Taneto, nonché  uno dei migliori dispensatori di passione podistica attualmente presenti sul mercato, il suo augurio di sabato era rivolto "sia chi la maratona l'avrebbe corsa, sia a chi l'avrebbe gestita", oggi sento di appartenere alla seconda categoria, a non si tratta certo di una gestione esemplare.
Passo la mezza  in modo decisamente imprudente e la mia parte razionale proietta visioni di sofferenti chilometri finali, rallento prima che sopraggiungano pericolosi segnali e mi salvo così: nessuna grossa crisi, nessun crampo, ma un inevitabile progressivo rallentamento e gran fatica.
Intorno al trentottesimo i pacer delle 3:30 mi sfilano insieme al gioioso gruppo al seguito, i preziosi secondi utilizzati in maniera fraudolenta nella prima parte ora fanno accendere la spia della riserva energetica, continuo a perdere terreno ma ormai i chilometri sono agli sgoccioli, il mitico sottopasso è andato, ora c'è il parco delle caprette, i podisti in allenamento salutano e sorridono, gli incitamenti all'uscita dal parco, con tanto di campanacci di accompagnamento sono meglio di un'autobotte di maltodestrine,  ed eccomi sul viale, il passo è tutto fuorché brillante, ma l'arrivo è dietro l'angolo, no, dietro l'altro, no, dietro l'altro ancora, ma ora eccolo. Il gonfiabile, il tappeto, il beep che sancisce la fine, sempre con la stessa magica emozione. La medaglia al collo, il telo da finisher strette di mano con chi ha condiviso gli ultimi chilometri, e via verso il meritato ristoro.
Oggi mi sono presentato al via consapevole di una preparazione rispettosa ma non accurata, ho osato, e la conseguenza è stata quella, come scrissi una volta all'allora esordiente ora al top, di "essere bacchettato bonariamente". Con un comportamento più prudente sarei riuscito probabilmente a limare qualcosa al tempo finale, ma non era nello spirito di oggi. Però la cosa sulla quale ho riflettuto durante i 42.195K di meditazione dinamica è che da troppo tempo non dedico la dovuta attenzione alla Lady, quindi, per l'anno prossimo prendo l'impegno di dimostrarle che potrei ancora farla divertire, e forse l'occasione potrebbe essere quella Maratona di Venezia, la cui iscrizione è  quasi cascata dal cielo grazie al black friday, vedremo.
Ritornando allo scambio di ruoli di cui parlavo all'inizio, è effettivamente avvenuto da tempo, tra me, all'epoca considerato Visconte dei Tapascioni, e quell'esordiente che sempre qui a Reggio Emilia venne bacchettato bonariamente per aver osato troppo, esordiente nel quale io vidi già da allora il maratoneta under tre che è oggi. Lo intuii da come analizzò serenamente la lezione ricevuta e dallo sguardo che aveva quando disse "adesso ho capito cos'è la Maratona" Oggi non è riuscito a ripetere "il tempone", ma la cosa divertente è che parlandone, mentre io ero dispiaciuto lui appariva sereno e soddisfatto, complimentandosi con me per la mia felice conclusione. Perché mi dilungo con questa  storia anziché continuare a parlare di Maratona? Perché ritengo che la capacità di essere sinceramente felici per i buoni risultati altrui, e in particolare di chi nel tempo, ne ottiene di migliori dei nostri, dovrebbe essere alla base di questo bellissimo sport, passati gli attimi di giocoso odio agonistico, diversamente a mio parere bisognerebbe porsi delle domande, ma le risposte potrebbero essere davvero sgradevoli.
Sempre e comunque...buone corse!