sabato 29 aprile 2017

36a 50 Km di Romagna, la seconda.

Dicono sia uno dei check point da cui bisogna transitare in vista del Passatore, indipendentemente da questo è una gran bella gara, se poi a dispetto delle catastrofiche previsioni il meteo regala un sole da rettili, ma con un bel vento a spazzar via sudore e fatica, ecco servita la giornata perfetta.
Seconda partecipazione, torno qui per una delle ultime lezioni di recupero in attesa di presentarmi da ripetente al cospetto di Messer Pelloni, ma prima di entrare nel vivo della giornata mi voglio ricollegare al post scritto qualche mese fa, in occasione della Maratona delle Terre Verdiane, quando a fine gara pensai  "aldilà della piena soddisfazione personale, la giornata di oggi è stata fantastica per il gran numero di amici incontrati, molti dei quali, come me, in ripresa dopo lunghe soste a causa di infortuni o altri problemi, buone a corse a noi!" , era l'inizio dell'anno, e questo 2017 per fortuna prosegue così, passo la domenica precedente la gara a gustarmi i grandi risultati di diversi amici impegnati in altri luoghi e altre distanze in giro per l'italia, e non solo, sarebbe lungo citarli tutti, d'altronde mi sono già complimentato con loro, però il ritorno della "Mokina" alla Maratona, con una "facilità" figlia del grande rispetto per la distanza, merita una menzione a parte, bravissima Monica, e grazie per esserti carinamente unita al "fan club", accompagnata dalla splendida Missy.
Ennesima prova al termine di una settimana non di scarico, a partire dalla precedente domenica con i suoi quarantaquattro chilometri di collinare interrotti dal buio e dalla grandine, per poi proseguire a ritmo serrato anche nel buen retiro pre gara, stanchezza in aumento, accompagnata da buone sensazioni.
Arrivo con largo anticipo a Castel Bolognese, anche qui , come alla Maratona del Lamone è record di iscritti ma l'organizzazione collaudata mi permette in pochi minuti di adempiere a tutte le formalità, c'è giusto il tempo di salutare vari amici presenti al via, un breve riscaldamento e ben presto lo sparo ci proietta nella nostra dimensione parallela. Partenza impacciata, serve più tempo del solito affinché il gruppo si sgrani, un giro nella periferia del paese, una breve passerella in centro e qui inizia la gara. Inutile negarlo, sono qui per migliorarmi, e non di poco, in questo l'amico Daniele ha detto bene con il suo "lui lo sapeva", lo sapevo, sapevo di essere in condizioni migliori dello scorso anno, sapevo di voler iniziare a raccogliere qualcosa.
I primi chilometri scorrono serenamente, ho caricato la traccia 2016 ed impostato il GPS in modalità "gara", per i pochi non adepti spiego che si tratta di una funzione attraverso la quale la gara viene confrontata punto per punto con una registrata in precedenza evidenziando le differenze in positivo o negativo, ma lo sguardo corre più al paesaggio che al cronometro e l'attenzione è sul respiro e sul rumore dei passi, da sempre indice dell'efficienza energetica, la soglia della "distanza percepita" si sta innalzando sempre più grazie ai numerosi lunghissimi, per cui l'arrivo alla mezza sembra quasi prematuro, il tracciato per ora ci ha offerto lunghi "mangia e bevi" accompagnati da falsi piani, nelle discese rifiato cercando sempre leggerezza, più che velocità, tenendo a mente il consiglio di Mauro, ma a breve arriverà la parte divertente del tracciato, quella che l'anno scorso mi fece dannare l'anima. Si inizia con la salita a Casola, dove con sorpresa mi ritrovo a passare davanti all' uomo che "sussurrava ai crotali", imposto le ridotte: passo breve e respiro corto, al giro di boa controllo il crono scoprendo di avere un chilometro e quattrocento metri di vantaggio sul mio anziano concorrente del 2016. anche quest'anno per motivi logistici i collinari non hanno certo avuto parte preponderante negli allenamenti, però la partecipazione a diverse gare movimentate dal punto di vista altimetrico sta pagando, inizia la vera salita, i passi si fanno più corti, i muscoli urlano come non li sentivo da tempo, ma l'asfalto rimanda suoni ben ritmati, il camminare oggi non è nello spartito di gara, a bordo strada sempre più numerosi i podisti con l'hazard inserito, intorno al trentesimo chilometro arriva il punto più alto del tracciato, neanche l'ombra di un crampo, pronto per il cambio passo verso il fondo valle, l'aver preservato i quadricipiti rende la discesa un divertimento, ma non posso dare tutto perché l'ultimo tratto pur non presentando grandi dislivelli è traditore, pronto ad allearsi con la stanchezza per cercare di rovinare la giornata agli incauti, ma oggi non sento di appartenere alla categoria, saluto la Lady che mi sorride al passaggio dei 42.195 e cerco di tenere il passo, qualche leggero cedimento, mai preoccupante e sempre recuperato immediatamente dopo, tra un auto insulto e l'altro mi porto ai meno cinque continuando a recuperare posizioni,  penso alla sofferenza dello scorso anno e mi godo la condizione attuale, arriva il cartello di località, siamo rientrati in paese, il groviglio di viali sembra non finire, poi  un'ultima curva ed ecco che appare il gonfiabile, sembra lontanissimo ma riesco a raggiungerlo con una bella progressione tra gli applausi del pubblico ancora numeroso, e qualche presenza inaspettata,  medaglia al collo ed un sorriso botulinico dopo aver visto il quattro e diciannove finale,  mentre l'ultima, e ribadisco ultima  goccia di energia disponibile la uso per sdraiarmi al sole regalandomi qualche minuto  di  estasi endorfinica. Il resto è gioia, stupore, amici, (anche a quattro zampe), sorrisi, abbracci, belle chiacchiere, in pratica tutto ciò per cui si corre...e lavori ancora in corso!
Buone corse!

sabato 15 aprile 2017

41a Maratona del Lamone.

"Another breach in the wall" cantavano i Pink Floyd in Piazza Farini a Russi, ma solo io potevo sentirli, perché il palco era stato appena approntato tra le mie circonvoluzioni cerebrali dalla ditta specializzata "Endorphin Events", ma prima di passare alla descrizione di questa giornata appena trascorsa chiedo scusa alla Band, quella vera, per l'innocente modifica al testo. Il fatto è che in questo periodo più che di costruire muri, ho bisogno di abbatterli, e con la Maratona di oggi sento, appunto,  di avere aperto un'altra piccola breccia.
Quarantunesima edizione, rimango sempre colpito quando leggo certi numeri, una corsa nella storia del podismo, sicuramente oggi meno eroico e più popolare, l'esperienza si nota, tutto il meccanismo scorre senza intoppi, dalle indicazioni stradali alla consegna pettorali e mi fa quasi dimenticare la levataccia necessaria per presentarmi al via. Il gioco del momento è quello di accelerare le doti di recupero in modo da poter incrementare i chilometri di allenamento senza che si verifichi un decadimento di qualità (sempre in ottica Passatore, chiaramente).  Seguendo le regole di questo gioco, mi presento al via con una dote settimanale di centodiciassette chilometri, teoricamente al solo scopo di verificare i miglioramenti in tal senso. Dico teoricamente perché questo prevedeva la tabella, ma, come ho già affermato, è inconcepibile considerare una Maratona un semplice allenamento, oltre settecento partenti, adrenalina a mille. Nonostante i tempi ristretti sono riuscito a rilassarmi e ad effettuare un breve riscaldamento, ora mi trovo immerso nell'atmosfera che precede lo sparo liberatorio, che arriva in breve, qualche esitazione in avvio, nell'intento, riuscito, di non calpestare e non essere calpestato, poi ognuno riesce a conquistare uno spazio vitale per il il proprio passo,  e questa è la vera partenza. Corriamo nella nebbia in luoghi anche suggestivi, ma deserti, il che può inquietare qualche podista metropolitano, mentre a me piace, aggiunge serenità alla pace interiore data dalle leggerezza che oggi le gambe mi trasmettono mentre i chilometri scorrono, mi aggancio a un gruppo di parigamba, sento che rallentano impercettibilmente,  li abbandono e raggiungo il gruppo successivo, i palloncini delle tre ore e trenta sono scomparsi dalla mia vista, questa volta però alle spalle. I passaggi nei vari centri abitati ci regalano attimi di gloria bucolica e qualche "cinque" mentre i primi "passeggianti" indicano che dopo il passaggio per Bagnacavallo la Lady ha iniziato il consueto esame degli aspiranti, bacchettando gli impreparati e gli spavaldi, inoltre, ad aggiungere difficoltà all'esame, interviene il bel sole che dà alla temperatura  una svolta decisamente estiva, ma non gradita da tutti: siamo quasi al trentesimo,  la guardo sorridendo e sorridendo passo oltre, so che oggi non è giornata da chieder clemenza, anzi azzardo persino un leggero incremento di passo che riesco a tenere sino al quarantesimo, quando saggiamente tiro leggermente i remi in barca  prima di esserci costretto, conservandomi così il sorriso anche per il finale. 
Due chilometri di passerella sino a ritornare in Piazza Farini dove un pubblico numeroso accoglie i podisti con calore, percorro gli ultimi metri pensando alla dura fatica di questa settimana che si conclude ora, e di quanto questa abbia pagato, in termini di efficacia, il crono è solo un dettaglio a coronamento di un lavoro ben fatto, una parte di lavoro, manca ancora tanto, c'è ancora qualche muro da abbattere, poi si potrà costruire, e per dirla ancora in musica "Rome was'nt build in a day",  e ancor meno Faenza!
Nel dopo gara un breve incontro con Mauro, stavolta non l'abbiamo corsa insieme, quindi rispettando l'alternanza la prossima occasione per farlo si verificherà a Firenze a fine Maggio, ma qui entriamo nel campo delle ipotesi quasi fantascientifiche, meglio sedersi un attimo davanti ad un buon piatto di pasta ed un ottima birra e per rendere più lieve la giornata, ascoltare la discussione del gruppo di colleghi podisti che, infervorati, si lamentano della presunta maggiore distanza della gara rispetto a quella dichiarata, un vero e proprio complotto ordito dagli organizzatori per inficiare il loro tentativo di personal best, per fortuna hanno inventato i gps da polso!
Prima di tornare alle mie corse solitarie, il mio pensiero su questa gara. Appartiene a quel genere di manifestazioni ormai sempre più rare, senza tanti fronzoli, rette solo dalla passione degli organizzatori e da podisti che la sanno riconoscere ed apprezzare, c'è tutto ciò che serve a chi della corsa, e soprattutto della Maratona ama l'essenzialità, e il non essere considerato solo un numero. Detto questo, torno alle mie corse solitarie, buone corse a voi!

venerdì 7 aprile 2017

Di lunghi, musica, ed irti colli.

Breve report sullo stato di avanzamento dei lavori Pellonici, il titolo è  suggerito dalle endorfine durante i quarantaquattro chilometri corsi finalmente in un contesto collinare come disperatamente richiesto sia dalla tabella di avvicinamento al Passatore che dalle gambe affamate di dislivello.
La giornata è ben organizzata ma il meteo non collabora, ostinandosi a minacciare precipitazioni, rompo gli indugi inserendo nell'unica tasca del cinturone portaborracce la giacca impermeabile, quaranta chilometri in umido in solitaria non sono una bella prospettiva. Partenza fissata in corrispondenza del ponte sull'Enza,  liquido confine tra Parma e Reggio, la destinazione ancora sconosciuta, da decidere a naso in base al dislivello, prima tappa Quattro Castella, da lì un bivio: il classico  tour verso Vezzano sul Crostolo  o una gita verso Canossa, percorsi entrambi allenanti. Opto per la seconda. La distanza programmata è di poco superiore alla Maratona e le gambe fresche nonostante gli ottanta chilometri settimanali, cercano di prendere un passo più veloce di quello stabilito. La sensazione piacevole, che non provavo da tempo, è quella della soglia della distanza limite che si sposta sempre più avanti, il macinare chilometri senza pensare a quando finiranno, ma piuttosto al godermi le sensazioni, misurare l'efficienza del gesto, minimizzando la spesa energetica e concentrandomi sul rumore dei passi e sul respiro. E' da qualche tempo ormai che riesco a far lunghi senza il fido lettore MP3 e questo è un ottimo segno. Chi mi conosce sa bene che non ho mai corso una gara ascoltando musica, e di quanto mi piaccia rinchiudermi in quella sfera fatta di silenzi e fatica senza alcuna interferenza. La musica mi ha accompagnato agli esordi, e in tutte le "riprese" di questi ultimi travagliati anni, insomma in tutte le occasioni in cui la mente doveva essere distratta dalle innegabili sensazioni spiacevoli che si provano quando l'inerzia atavica del corpo viene scossa dai nostri deliri di attività fisica per lui superflua. Al contrario, la musica a palla è oltremodo gradita nelle ore che precedono le gare, in quei momenti la playlist motivazionale distoglie il pensiero  da tutte le brutture a cui la  vita ci sottopone in quelle occasioni, non ultime le file per i bagni e le false dichiarazioni di invalidità latente  da parte dei compagni di corsa.
Pensieri deliranti mentre i chilometri scorrono, il sole con alterne fortune riesce a ridare colore al paesaggio già pennellato di primavera, ho persino il piacere di condividere un tratto del viaggio con una coppia di caprioli che giocano in un campo, mi seguono per qualche centinaio di metri, poi la rupe con arroccato il castello ruba la mia attenzione, il passo si accorcia unitamente al respiro, iniziano i tornanti, che affronto con sorprendente regolarità, decido di regalarmi una bella salita sino all'ingresso del Castello di Rossena, un breve giro nel belvedere, poi  giù direzione Canossa, serve ancora qualche chilometro per raggiungere il giro di boa, una comitiva di turisti mi osserva perplessa mentre a passo deciso riemergo dalla discesa nella quale mi ero tuffato poco prima. Ora restano da percorrere circa diciotto chilometri per arrivare al traguardo previsto in quel di Quattro Castella, scorrono fluidamente tra il vero sforzo appena concluso e l'analisi in atto, passo costante, affaticamento assolutamente  proporzionato, nessun crampo, nessuna integrazione al di fuori delle due borracce al seguito, una di sola acqua, l'altra di acqua e sali, direi che posso ritenermi soddisfatto, anche se non sono neanche a metà del lavoro necessario, ma ancora pienamente nei tempi, e domenica si va a Russi, prima prova del "Trittico di Romagna", non so quanto sarò in grado di onorare la Lady poiché nella tabella di marcia l'ho inserita come allenamento, non prevedendo quindi una fase di scarico a ridosso dell'impegno, ma non sarò certo lì per risparmiarmi.
Buone corse!