martedì 13 marzo 2018

Brescia Art Marathon ed esperimenti.

"Prof, posso recuperare?"  è la domanda in stile scolaresco che mi sono posto mentre transitavo sul tappetino che decretava la fine di questa Brescia Art Marathon.
Un progetto di "lunghissimo rateale" studiato al fine di incrementare  il chilometraggio infimo racimolato in questo periodo, da realizzarsi percorrendo ventidue chilometri di buon passo il sabato sera precedente la Maratona, Maratona alla quale aggiungere chilometri a piacere, se possibile.
Si parte dal sabato, 22 k di buon passo corsi a tarda sera, al fine di minimizzare l'intervallo con l'impegno successivo, cena frugale "no carb" come direbbero gli esperti, poche ore di sonno ed eccomi in piedi con un bel sottofondo acustico creato dalla pioggia scrosciante, in piena sintonia con le previsioni, caffè a dosaggi industriali e frugalissima colazione. Preparazione sacca frettolosa, ed altrettanto frettolosa partenza, già vestito da gara riesco ad arrivare a Brescia in tempo per aggiudicarmi un prezioso parcheggio a ridosso della start line, ritirare il pettorale e partire per un lento preludio. Riuscirò a percorrere poco meno di sette chilometri, poi giusto il tempo di un rapido cambio di maglia,  preparare la sacca da consegnare all'organizzazione, che si occuperà di farcela ritrovare all'arrivo e recarmi in griglia. Per non smentire la mia cura maniacale nella preparazione della sacca, ho dimenticato l'anti pioggia, quindi per proteggermi nei  minuti prima del via da passare fermo sotto la pioggia che aumenta, con il pericolo di raffreddarmi pericolosamente,  ricorro all'inventiva: un vecchio parapioggia e un gilet catarifrangente recuperato in auto. Con quest'abbigliamento fashion mi presento in griglia ed attendo lo sparo.
Si parte, gambe sciolte da subito, grazie al lungo riscaldamento, prendo un passo che mi sembra ottimisticamente sostenibile, la pioggia è insistente ma la temperatura è ben diversa da quella di Firenze e Montalcino, però arrivano delle forti raffiche di vento che abbassano decisamente il valore di quella percepita, l'essere in gruppo aiuta, ma a volte può far dimenticare la realtà, soprattutto quando si è alle prime armi con un allenamento  inconsueto, ben presto mi rendo conto di aver tenuto un passo  troppo ambizioso in base alle attuali possibilità e al chilometraggio complessivo, così poco dopo la mezza il ritmo inizia a calare in maniera esponenziale ed arrivare a fine gara diventa una lotta con le gambe e con la testa. Oltre alle gambe che faticano, una sudorazione anomala mi segnala che anche nell'alimentazione devo aver sbagliato qualcosa, ci sono tutti i segni di un incipiente crisi ipoglicemica, poi rientrata con un po' di recupero ed un reintegro d'emergenza. Tra una goccia e l'altra i chilometri scorrono e, come spesso capita in questi casi si inizia a chiacchierare con qualche parigamba, è così che ci "agganciamo" io e  Mirko, un podista bresciano fanatico del cronometro e con marcata  sovrastima delle proprie capacità atletiche, alla pari del sottoscritto, tra battute, crisi, risate e qualche raro lamento procediamo verso la gloria che ci attende in Piazza della Loggia, dove arriveremo (nota dolente) intorno alle quattro ore e dodici.
Sorvolando sul crono, questa volta non sono per niente soddisfatto della condizione complessiva, è vero, la settimana è stata di gran carico, però a questo punto della "stagione" sarei dovuto essere molto più avanti nella preparazione, e la cosa si fa preoccupante con Messer Pelloni che incombe, per cui urge trovare risposta certa alla domanda iniziale.
A parte queste ansie, il dopo gara offre un'altra delle mie perle organizzative quando, aperta la sacca, mi rendo conto di aver scordato i pantaloni in macchina, dall'altra parte della città, per cui, da pulito e profumato, sono costretto a rimettere i calzoncini da gara, dopo averli recuperati dalla busta a tenuta NBC, un'esperienza che non auguro al mio peggior nemico, ma d'altronde l'alternativa sarebbe stata quella di attraversare la città con un elegantissima mise formata da giubbotto ed elegante accappatoio in microfibra color arancio.
Lieto di aver risparmiato alla città di Brescia tale indecoroso spettacolo, mi ritiro nelle mie stanze per analizzare a fondo la situazione, promettendo di aggiornarvi al più presto, nel frattempo, come sempre, buona lettura e buone corse!

martedì 27 febbraio 2018

Terre di Siena Ultramarathon, si riparte.

Rieccomi con un pettorale, salto a piè pari tutti i piagnistei sulle cause che mi hanno portato qui a Siena in condizioni ben lontane da quelle ipotizzate al momento dell'iscrizione e parto subito con un bicchiere mezzo pieno. Un rapido rimaneggiamento della tabella, in stile "gioco delle tre carte", ma senza trucco,  trasforma  quello doveva essere un test in vista della 50 Km di Romagna in un a dir poco  ipotetico 50K a ritmo 100K.
A dire il vero, arrivato a Siena ho avuto la forte tentazione di chiedere il trasferimento del pettorale alla gara intermedia, quella da 32K, ma ci ho subito ripensato, sarebbe stato un lungo qualunque, perso nella marea di chilometri che dovrò percorrere in questi novanta giorni che restano, prima dell'incontro con Messer Pelloni.
La mattinata della gara inizia nel migliore dei modi: insieme ad un gruppo di "colleghi" tutti diretti verso il punto di partenza delle navette che ci avrebbero poi portato a Montalcino, ne intercettiamo una per strada e con la scusa di chiedere un'informazione scrocchiamo, grazie all'estrema gentilezza dell'autista, un passaggio che ci farà risparmiare circa due chilometri di passeggiata, ma soprattutto un bel po' di freddo. Sono le sei del mattino, ma ancora del tanto minacciato maltempo non si vede traccia, temperatura rigida si, ma niente di straordinario.
Una breve attesa e si parte, il pullman si arrampica sui colli Senesi, i paesaggi  sono magnifici però mi riprometto di godermeli durante il lungo viaggio di ritorno, per ora meglio cercare qualche attimo di sonno ristoratore da aggiungere alle poche ore della notte appena passata, nella quale, abbiamo cercato di ammantare di nobiltà questa nuova avventura in terra toscana utilizzando a tal fine, appunto, dell'ottimo Nobile di Montepulciano, ad accompagnare prelibatezze non prettamente consigliate ad un atleta, che infatti non sono. 
L'aria a Montalcino è quella dei grandi eventi, il paese è a dir poco fiabesco, ma più si avvicina il momento della partenza e più le disastrose previsioni meteo diventano realtà, con perfetto tempismo la pioggia si presenta durante la consegna delle sacche,  per poi trasformarsi in neve poco prima del via.
A tener caldo l'ambiente ci pensa il simpaticissimo speaker, lo stesso che ci aspetterà a Siena, il momento più "alto" del suo eloquio lo raggiunge quando decide di ironizzare su quei runner che sempre più spesso  contestano le distanze misurate dall'organizzazione  basandosi su quelle rilevate dagli ormai fantascientifici GPS:- Ragazzi- dice, - la gara è di cinquanta chilometri, però siccome ci son sempre quelli che "a me il GPS ha dato di più" allora all'arrivo depositate tutti i dispositivi, che si fa una media e si fa felici tutti!-
Un po' di tensione che scivola via appena sotto il gonfiabile, la neve inizia a scendere più fitta, si parte. Il primo tratto è una vera trappola, scivolosissimo, ma una volta sul bitume si possono lasciare andar le gambe, la discesa ci fa da rampa di lancio verso la nostra avventura.
I fiocchi vengono incontro leggeri sul viso, bastano pochi chilometri per capire che ho ceduto ingenuamente al terrorismo meteo e sono decisamente troppo coperto per le mie necessità. In breve tempo la giacca anti pioggia  diviene un comodo per quanto non elegante deposito bagagli, via la termica a maniche lunghe, via i guanti, via il buff che, arrotolato sul polso, diventa uno straccetto con il quale asciugare il cranio ad intervalli regolari, lo rimetterò alla fine, quando la nevicata si farà tanto fitta da rendere antieconomico il gesto, trasformandomi in un tergicranio, a questo punto ho l'aspetto di un omino Michelin bitorzoluto, ma sto decisamente meglio. I bei paesaggi aiutano ad alleggerire la mente, cerco di tenere un passo consono alla tabella, ma nel contempo prudente, in questa occasione mi interessa la continuità più che il tempo finale, la parola d'ordine è leggerezza. Fortunatamente tra i pochi allenamenti corsi in quest'ultimo mese sono riuscito ad introdurre ben tre collinari, apprezzo la loro utilità quando il percorso inizia a svelare il suo vero volto. 
Un volto quasi crudele, un continuo saliscendi spezza gambe che riuscirà però a costringermi a camminare in sole due occasioni: all'ingresso di Monteriggioni, e poco prima di Siena. In tutte gli altri tratti non  ho mai ceduto, risparmiandomi anche in discesa per poi poter affrontare la successiva salita senza crolli, e questo è un risultato che devo essere sincero mi ha stupito. Alla fine sforerò il tempo preventivato, di oltre dodici minuti (5h 12' il crono finale) ma l'averla conclusa in maniera così regolare mi ha trasmesso ottime sensazioni, tutte da verificare prossimamente
Tolto il lato tapascio-cronometrico resta il piacere di aver scoperto .questa splendida gara, gestita ed organizzata con passione,  competenza e precisione, cosa non facile sulle gare "in linea". Certo, con questi luoghi a disposizione è quasi un vincere facile, ma hanno "tirato fuori" veramente un bel tracciato unendo due centri  fantastici ed attraversandone altri altrettanto belli, con un bel mix di bitume e sentieri, vigne e borghi, un numero di ristori quasi esagerato e sempre ben forniti anche di sorrisi, incoraggiamenti e battute, e non ultimo, un bel pacco gara. 
L'unica perfidia è la lunga gincana tra i vicoli di Siena, sia pur confortati dal tifo, poco prima dell'arrivo, ma quando poi si sbuca in Piazza del Campo, inutile dirlo, si dimentica tutto.
Grazie Siena!

mercoledì 21 febbraio 2018