venerdì 22 novembre 2019

Corsa e parole.

Quando sei costretto a stare a guardare, le emozioni del passato diventano un caldo rifugio ed una solida base per ripartire, emozioni che vanno aldilà del semplice gesto, emozioni che un tempo non molto lontano erano trasmesse più con le parole che con le immagini, parole tra le quali spiccano quelle dell'amico Mathias, che scrisse all'epoca quello che considero uno dei più negli inni alla corsa che infatti ha avuto "l'onore" di essere plagiato per ben due volte, anzi,  a dire il vero copiato pari pari con la sostituzione della sola firma, ed utilizzato per partecipare ad un concorso letterario di una nota rivista del settore risultando vincente.
Ebbene si, aldilà delle leggende, tra i runner si annidano anche personaggi del genere, ma lasciamoli pure nel loro squallido mondo, la cosa importante è che ora io stia bevendo l'ultimo ettolitro di caffè prima di indossare le scarpette e proiettarmi nel grigiore uggioso di questa giornata priva di ombre, in attesa di riprendere a pieno ritmo, ma di questo vi informerò passo passo, per ora vi auguro buone corse dedicandovi le parole di Mathias.

La rincorsa.
"Corro perché sono un sognatore. Sempre un passo dietro la mia ombra, ho il desiderio celato, un giorno, di riuscire a raggiungerla. Illuso? Forse, ma mi sento vivo e sfido la strada, che accoglie le mie falcate leggere. Nei miei respiri affannati si frantumano i cattivi pensieri, i loro resti si disperdono nel vento, poi sulla via, dietro di me. Vivo il dono della corsa ogni giorno come fosse l'ultimo, un passo dietro l'altro. Non curante di ieri, sudo il presente ed incrocio le dita perché il domani mi possa ancora regalare la gioia bambina di un paio di scarpe da consumare. A quelli che non hanno voglia, ma possono correre, dedico la mia utopica rincorsa, perché si sveglino un giorno dal torpore del corpo e mi seguano in questa pazzia. A quelli che di voglia muoiono, ma un destino beffardo glielo impedisce, dedico invece la mia corsa vendicativa, ed una promessa: offrirò al destino, per ogni loro desiderio realizzato, lo scalpo della mia ombra il giorno in cui l'acciufferò."



martedì 2 aprile 2019

giovedì 28 febbraio 2019

Corse sparse.

Capita così, che mentre corri lungo una delle strade immediatamente fuori dalla  "baia del cemento abitato", senza obbiettivo alcuno se non quello di evitare indesiderate integrazioni proteiche dovute al primaverile risvegliarsi della natura,  l'occhio cada su due ragazzi che camminano di buon passo nella stessa direzione, uno di corporatura normale' l'altro decisamente in linea, si, ma in linea con i miei antichi fasti. Capita poi che appena superati, ti arrivi alle orecchie, rigorosamente libere da qualsiasi palliativo musicale, un  "porta pure noi". 
Lo sventurato non aveva chiaramente idea di cosa potesse provocare una frase buttata lì nel vento: nel tempo di un passo i miei recettori da evangelizzatore podistico, così violentemente sollecitati, fanno partire in automatico la risposta: "quando ho iniziato ero molto peggio di te".
Sono quattro, cinque passi avanti quando giunge la replica "dici davvero?"
A questo punto inevitabile una rapida inversione ad U, stoppo il  GPS e mi affianco. Iniziamo così una bella chiacchierata tra perfetti sconosciuti, un breve resoconto del mio percorso mentre lui mi parla tranquillamente dei motivi che lo hanno portato ad oltrepassare i confini di Lipolandia, qualche consiglio dopo il suo "ma dici che potrò correre anch'io? Descrivo i miei penosi inizi, chiaramente sempre a mio modo, sdrammatizzando e cercando di invogliare, ma senza pretese di miracoli, le parole d'ordine sono sempre quelle: continuità e determinazione, e sembra che il messaggio abbia colpito.
Prima di andar via non posso ovviamente non parlargli del Blog, ora non so se sarà qui a leggere, ma non importa, ci salutiamo augurandoci che il caso ci porti  a ritrovarci lungo quelle strade e magari percorrerne un tratto insieme, perché no?  
Ci salutiamo e riprendo l'allenamento,  la corsa sembra molto più leggera, ma non è dovuto certo alla breve sosta, per quanto ristoratrice. La mente si riempie di ricordi, degli anni di "missione" sugli argini del Taro, mi chiedo se veramente tra qualche mese ci ritroveremo e se son riuscito a far scoccare quella scintilla, come tante altre volte, il vero motivo che mi porta a tenere in vita questo mio giardino Zen aldilà delle tapasciate, ancor più in questo periodo di rinuncia ai pettorali.
Così, mentre le gambe riprendono a girare, il post inizia a prender forma,  come ai vecchi tempi, c'era proprio bisogno di una bella iniezione di endorfine extra agonistiche, chi mi conosce sa quanto abbia a cuore questo argomento, e, lo dico con orgoglio, quando per qualche motivo le cose non girano per il verso giusto e devo tirarmi su, non vado certo a ripensare a gare,  personal best o presunte imprese, ma a rileggere qualche pensiero scritto da Voi, "le più belle medaglie" come diceva Gino Bartali, "quelle da attaccare al cuore, non alla giacca"
Buone corse a tutti!