In un periodo di posticipi e disdette oso persino la disdetta della disdetta, così la Ultra K Marathon già rinviata per "forma non pervenuta" viene riciclata, per concessione del gentilissimo Prof. Chittolini e del suo team, in un lungo pro maratona di Reggio Emilia, perché, pur dubbioso sulla distanza è decisamente meglio affrontare la fatica in compagnia di un pettorale e di una folla festante, piuttosto che sottoporsi ad un lunghissimo in solitaria nel solito cricetodromo di Parma.
Una gara presente nel cassetto dei desideri già da diversi anni, partenza da Salsomaggiore, poi su per i colli con delle belle pendenze in parte conosciute in passato grazie alla Staffetta di Santa Lucia .
Clima di casa al ritiro pettorali, tanti amici vecchi e nuovi impegnati nelle formalità pre gara ma si trova il tempo di scambiare quattro chiacchiere, il meteo non è eccezionale ma saremo probabilmente graziati dalla pioggia, e viste le premesse è già una buona notizia.
Come al solito il tempo scorre veloce e dopo un breve riscaldamento lo sparo ci proietta tutti verso la parata in centro e la prima salita che lentamente farà scemare gli argomenti di conversazione tra i podisti, per riservare ossigeno all'attività prevalente. I primi chilometri sono abbastanza morbidi, con alternanza di salite e discese che fanno prendere confidenza con la fatica e con il paesaggio spettrale, si, ma non in senso dispregiativo: partiti nell'aria grigia di "Salso" man mano che saliamo la nebbia avvolge morbidamente ogni cosa sino a farla quasi scomparire, con questa visione limitata ed i rumori dei passi dei compagni d'avventura che giungono ovattati mi viene spontaneo pensare al post sul "floating" pubblicato sul Blog di Stefano Ruzza, sembra infatti di galleggiare in questa atmosfera irreale di silenzio fatica e introspezione.
Un bel momento che dura per diversi chilometri, poi, almeno per me, finisce la sensazione di galleggiamento ed inizio impercettibilmente, per adesso, ad annaspare, niente panico ma la già più volte citata scarsa confidenza attuale con la salita, costringe la mente ad un super lavoro per tirare i fili delle "gambe marionette" e far sì che mi portino a destinazione.Come al solito il tempo scorre veloce e dopo un breve riscaldamento lo sparo ci proietta tutti verso la parata in centro e la prima salita che lentamente farà scemare gli argomenti di conversazione tra i podisti, per riservare ossigeno all'attività prevalente. I primi chilometri sono abbastanza morbidi, con alternanza di salite e discese che fanno prendere confidenza con la fatica e con il paesaggio spettrale, si, ma non in senso dispregiativo: partiti nell'aria grigia di "Salso" man mano che saliamo la nebbia avvolge morbidamente ogni cosa sino a farla quasi scomparire, con questa visione limitata ed i rumori dei passi dei compagni d'avventura che giungono ovattati mi viene spontaneo pensare al post sul "floating" pubblicato sul Blog di Stefano Ruzza, sembra infatti di galleggiare in questa atmosfera irreale di silenzio fatica e introspezione.
Il premio arriva al culmine della fatica, quando sbuchiamo al di sopra della coltre di nebbia e un cielo azzurro ed un tiepido ma splendido sole ci regalano dei paesaggi stupendi con vividi colori quasi dimenticati, sotto, un mare bianchissimo nasconde le profondità del paesaggio.
Siamo ben oltre metà gara, un altro durissimo tratto in salita, spesso camminato, poi arriva lo scollinamento. Da qui in poi una lunga discesa che mette a dura prova le mie povere consunte articolazioni, ma permette di riprendere fiato, affrontandola con criterio, il bel paesaggio delle colline ritorna nell'oblio, mentre i chilometri si fanno sentire, ma meno di come mi sarei aspettato, e soprattutto senza mai un crampo, sintomo di una carburazione efficiente, pur in un veicolo obsoleto.
L'illusione di una lunga discesa "vittoriosa" verso Salsomaggiore va a infrangersi amaramente con una serie di "mangia e bevi" che nel finale che mettono a dura prova le energie residue, trovo sempre più persone in crisi, ma la meta è ormai vicina e tra un'invettiva e l'altra si conquista il centro abitato e da qui l'agognato gonfiabile, poco meno di cinque ore per un runner in disarmo, sono un risultato accettabile.
Un tracciato bellissimo da affrontare ben preparati, con un dislivello molto ben distribuito e sicuramente allenante, una gara che ho già definito "senza tanti fronzoli, ma con tutto ciò che serve per farsi amare da chi veramente ama la corsa" e la conferma arriva sia dai sorrisi di chi trovo al traguardo già lavato pulito e profumato, sia da chi, mentre vado via da Salso, è ancora impegnato nell'ultimo tratto di percorso, e risponde con gioia agli incoraggiamenti, e tra questi estremi, io, a brindare con il mio bicchiere rigorosamente mezzo pieno.
Buone corse!
P.S. Grazie a Luca e Alessandra per avermi concesso l'uso delle bellissime foto.
P.S. Grazie a Luca e Alessandra per avermi concesso l'uso delle bellissime foto.
Ciao Filippo,vedo che non molli!! bravo!
RispondiElimina@Stoppre: grazie, vedo che anche tu dai qualche segnale ogni tanto, un piacere "risentirti"
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