"Another breach in the wall" cantavano i Pink Floyd in Piazza Farini a Russi, ma solo io potevo sentirli, perché il palco era stato appena approntato tra le mie circonvoluzioni cerebrali dalla ditta specializzata "Endorphin Events", ma prima di passare alla descrizione di questa giornata appena trascorsa chiedo scusa alla Band, quella vera, per l'innocente modifica al testo. Il fatto è che in questo periodo più che di costruire muri, ho bisogno di abbatterli, e con la Maratona di oggi sento, appunto, di avere aperto un'altra piccola breccia.
Quarantunesima edizione, rimango sempre colpito quando leggo certi numeri, una corsa nella storia del podismo, sicuramente oggi meno eroico e più popolare, l'esperienza si nota, tutto il meccanismo scorre senza intoppi, dalle indicazioni stradali alla consegna pettorali e mi fa quasi dimenticare la levataccia necessaria per presentarmi al via. Il gioco del momento è quello di accelerare le doti di recupero in modo da poter incrementare i chilometri di allenamento senza che si verifichi un decadimento di qualità (sempre in ottica Passatore, chiaramente). Seguendo le regole di questo gioco, mi presento al via con una dote settimanale di centodiciassette chilometri, teoricamente al solo scopo di verificare i miglioramenti in tal senso. Dico teoricamente perché questo prevedeva la tabella, ma, come ho già affermato, è inconcepibile considerare una Maratona un semplice allenamento, oltre settecento partenti, adrenalina a mille. Nonostante i tempi ristretti sono riuscito a rilassarmi e ad effettuare un breve riscaldamento, ora mi trovo immerso nell'atmosfera che precede lo sparo liberatorio, che arriva in breve, qualche esitazione in avvio, nell'intento, riuscito, di non calpestare e non essere calpestato, poi ognuno riesce a conquistare uno spazio vitale per il il proprio passo, e questa è la vera partenza. Corriamo nella nebbia in luoghi anche suggestivi, ma deserti, il che può inquietare qualche podista metropolitano, mentre a me piace, aggiunge serenità alla pace interiore data dalle leggerezza che oggi le gambe mi trasmettono mentre i chilometri scorrono, mi aggancio a un gruppo di parigamba, sento che rallentano impercettibilmente, li abbandono e raggiungo il gruppo successivo, i palloncini delle tre ore e trenta sono scomparsi dalla mia vista, questa volta però alle spalle. I passaggi nei vari centri abitati ci regalano attimi di gloria bucolica e qualche "cinque" mentre i primi "passeggianti" indicano che dopo il passaggio per Bagnacavallo la Lady ha iniziato il consueto esame degli aspiranti, bacchettando gli impreparati e gli spavaldi, inoltre, ad aggiungere difficoltà all'esame, interviene il bel sole che dà alla temperatura una svolta decisamente estiva, ma non gradita da tutti: siamo quasi al trentesimo, la guardo sorridendo e sorridendo passo oltre, so che oggi non è giornata da chieder clemenza, anzi azzardo persino un leggero incremento di passo che riesco a tenere sino al quarantesimo, quando saggiamente tiro leggermente i remi in barca prima di esserci costretto, conservandomi così il sorriso anche per il finale.
Due chilometri di passerella sino a ritornare in Piazza Farini dove un pubblico numeroso accoglie i podisti con calore, percorro gli ultimi metri pensando alla dura fatica di questa settimana che si conclude ora, e di quanto questa abbia pagato, in termini di efficacia, il crono è solo un dettaglio a coronamento di un lavoro ben fatto, una parte di lavoro, manca ancora tanto, c'è ancora qualche muro da abbattere, poi si potrà costruire, e per dirla ancora in musica "Rome was'nt build in a day", e ancor meno Faenza!
Nel dopo gara un breve incontro con Mauro, stavolta non l'abbiamo corsa insieme, quindi rispettando l'alternanza la prossima occasione per farlo si verificherà a Firenze a fine Maggio, ma qui entriamo nel campo delle ipotesi quasi fantascientifiche, meglio sedersi un attimo davanti ad un buon piatto di pasta ed un ottima birra e per rendere più lieve la giornata, ascoltare la discussione del gruppo di colleghi podisti che, infervorati, si lamentano della presunta maggiore distanza della gara rispetto a quella dichiarata, un vero e proprio complotto ordito dagli organizzatori per inficiare il loro tentativo di personal best, per fortuna hanno inventato i gps da polso!
Prima di tornare alle mie corse solitarie, il mio pensiero su questa gara. Appartiene a quel genere di manifestazioni ormai sempre più rare, senza tanti fronzoli, rette solo dalla passione degli organizzatori e da podisti che la sanno riconoscere ed apprezzare, c'è tutto ciò che serve a chi della corsa, e soprattutto della Maratona ama l'essenzialità, e il non essere considerato solo un numero. Detto questo, torno alle mie corse solitarie, buone corse a voi!
Sei un poeta Fili'
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