venerdì 7 aprile 2017

Di lunghi, musica, ed irti colli.

Breve report sullo stato di avanzamento dei lavori Pellonici, il titolo è  suggerito dalle endorfine durante i quarantaquattro chilometri corsi finalmente in un contesto collinare come disperatamente richiesto sia dalla tabella di avvicinamento al Passatore che dalle gambe affamate di dislivello.
La giornata è ben organizzata ma il meteo non collabora, ostinandosi a minacciare precipitazioni, rompo gli indugi inserendo nell'unica tasca del cinturone portaborracce la giacca impermeabile, quaranta chilometri in umido in solitaria non sono una bella prospettiva. Partenza fissata in corrispondenza del ponte sull'Enza,  liquido confine tra Parma e Reggio, la destinazione ancora sconosciuta, da decidere a naso in base al dislivello, prima tappa Quattro Castella, da lì un bivio: il classico  tour verso Vezzano sul Crostolo  o una gita verso Canossa, percorsi entrambi allenanti. Opto per la seconda. La distanza programmata è di poco superiore alla Maratona e le gambe fresche nonostante gli ottanta chilometri settimanali, cercano di prendere un passo più veloce di quello stabilito. La sensazione piacevole, che non provavo da tempo, è quella della soglia della distanza limite che si sposta sempre più avanti, il macinare chilometri senza pensare a quando finiranno, ma piuttosto al godermi le sensazioni, misurare l'efficienza del gesto, minimizzando la spesa energetica e concentrandomi sul rumore dei passi e sul respiro. E' da qualche tempo ormai che riesco a far lunghi senza il fido lettore MP3 e questo è un ottimo segno. Chi mi conosce sa bene che non ho mai corso una gara ascoltando musica, e di quanto mi piaccia rinchiudermi in quella sfera fatta di silenzi e fatica senza alcuna interferenza. La musica mi ha accompagnato agli esordi, e in tutte le "riprese" di questi ultimi travagliati anni, insomma in tutte le occasioni in cui la mente doveva essere distratta dalle innegabili sensazioni spiacevoli che si provano quando l'inerzia atavica del corpo viene scossa dai nostri deliri di attività fisica per lui superflua. Al contrario, la musica a palla è oltremodo gradita nelle ore che precedono le gare, in quei momenti la playlist motivazionale distoglie il pensiero  da tutte le brutture a cui la  vita ci sottopone in quelle occasioni, non ultime le file per i bagni e le false dichiarazioni di invalidità latente  da parte dei compagni di corsa.
Pensieri deliranti mentre i chilometri scorrono, il sole con alterne fortune riesce a ridare colore al paesaggio già pennellato di primavera, ho persino il piacere di condividere un tratto del viaggio con una coppia di caprioli che giocano in un campo, mi seguono per qualche centinaio di metri, poi la rupe con arroccato il castello ruba la mia attenzione, il passo si accorcia unitamente al respiro, iniziano i tornanti, che affronto con sorprendente regolarità, decido di regalarmi una bella salita sino all'ingresso del Castello di Rossena, un breve giro nel belvedere, poi  giù direzione Canossa, serve ancora qualche chilometro per raggiungere il giro di boa, una comitiva di turisti mi osserva perplessa mentre a passo deciso riemergo dalla discesa nella quale mi ero tuffato poco prima. Ora restano da percorrere circa diciotto chilometri per arrivare al traguardo previsto in quel di Quattro Castella, scorrono fluidamente tra il vero sforzo appena concluso e l'analisi in atto, passo costante, affaticamento assolutamente  proporzionato, nessun crampo, nessuna integrazione al di fuori delle due borracce al seguito, una di sola acqua, l'altra di acqua e sali, direi che posso ritenermi soddisfatto, anche se non sono neanche a metà del lavoro necessario, ma ancora pienamente nei tempi, e domenica si va a Russi, prima prova del "Trittico di Romagna", non so quanto sarò in grado di onorare la Lady poiché nella tabella di marcia l'ho inserita come allenamento, non prevedendo quindi una fase di scarico a ridosso dell'impegno, ma non sarò certo lì per risparmiarmi.
Buone corse!

lunedì 20 marzo 2017

Brescia Art Marathon 2017: BAM!

Brescia Art Marathon, "BAM",  l'acronimo in questo caso parrebbe onomatopeico, ma non è il caso di far tragedie, si tratta di eseguire una regolazione fine delle capacità di recupero, o forse più semplicemente di   scaricare leggermente, anziché proseguire con chilometraggi da Forrest Gump, a queste condizioni il 3:35 finale non è da buttar via. Ma passo a raccontare della travagliata vigilia di questa gara, non per costituirmi alibi cronometrici ma solo allo scopo di togliere al crono il ruolo di protagonista e dimostrare che lo spirito di Fantozzi aleggia sempre sulle mie gesta.
Tranquilla serata pre gara, dopo tre settimane di turni estremi c'è da rimpinguare la cambusa, obbligatorio il passaggio al supermercato ed è mentre sistemo le bottiglie d'acqua sul sedile posteriore, per accelerare le operazioni di carico, che  una di queste confezioni rischia di cadere su una busta sottostante. Per salvarne il fragile contenuto il nostro eroe con schiena già allungata verso l'interno esegue un repentino movimento di torsione, ed ecco servito il miglior colpo della strega del nuovo millennio.
Resto bloccato dal dolore, riuscendo con fatica a sedermi in auto e non sarò in grado neanche di scaricare la spesa. Come ogni podista ben sa, il pensiero non può  essere rivolto al dolore, ma esclusivamente alla gara dell'indomani che sicuramente salterà. Il caso vuole che per una fortunatissima coincidenza fosse invitato a cena il "Mago di Gramignazzo" così il desco viene provvisoriamente trasformato in tavolo di dissezione per il podista morente, e con due sapienti manipolazioni la schiena viene istantaneamente sbloccata. La domanda -ma non vorrai correre la Maratona, domani?- resta a fluttuare nell'aria come in assenza di gravità.
Finita la cena tiro le somme della condizione: meccanicamente, tutto funziona, il dolore residuo persiste. Mi sveglio verso le tre, a causa dell'inerzia turnistica, dolore immutato. Mi stendo sul tappeto e gioco la carta "tens" sino ad esaurire il pacco batterie: alle sei il dolore pare scomparso, resta la sacca da preparare ed i vari riti da compiere, ma si può fare.
L'arrivo a Brescia non è dei migliori, dal punto di vista dell'orario, mi affanno tra vestizione, parcheggio e ritiro pettorali, nella concitazione il gps è rimasto in carica, a casa,  ma questo è l'ultimo dei problemi in confronto alla sovietica fila per i wc. Nell'attesa, medito di creare una raccolta fotografica intitolata "ritratti di umani che escono da un bagno chimico", sono certo che sarebbe un successo, infine alle nove, quattordici primi, cinquantaquattro secondi, sono pronto ad essere immortalato, pochi secondi sono sufficienti per raggiungere la partenza ed accorgermi di essere stato collocato in prima griglia, per un attimo penso di aver dichiarato un tempo di 2h35', in luogo del reale 3h25', il via immediato rende superfluo il quesito.
La schiena ha deciso di collaborare, indolenzito ed assonnato, ma in grado di reggere, parto fiducioso. I primi chilometri volano via con una bella chiacchierata con un vicino di griglia "parigamba" con il quale avevo condiviso le perplessità sulla nostra collocazione. Tra racconti di gare, consigli, progetti e battute, la mezza vola via. La temperatura è perfetta, si corre tranquillamente in canotta e la compagnia di tutti quelli che si fermeranno ai vari traguardi intermedi rende il percorso vivace anche quando si passa in zone un po' desolate, il tracciato è molto bello con moderati ma vari cambi di pendenza che aiutano a cambiare il passo, mentre il pubblico quando presente è molto caloroso. Intanto la fatica presenta il conto, prendo atto che difficilmente riuscirò a tenere lo stesso passo sino alla fine e decido di tirare leggermente i remi in barca in modo da non vanificare il tutto. La decisione si rivelerà saggia, infatti il calo del ritmo mi permetterà di arrivare al traguardo senza alcuna crisi, come sempre capita ultimamente, segno di una riacquistata confidenza con distanze e tempi sulle gambe sempre crescenti, quello che manca è una sana iniezione di collinari feroci, per stimolare capacità da tempo assopite, ma per ora, l'assoluta assenza di crampi o altri fastidi è indice del fatto che sono sulla buona strada. Fatte queste considerazioni si rientra in città, molta partecipazione, applausi ed incitamenti ed infine il gonfiabile nella bellissima Piazza della Loggia a sancire la fine della fatica odierna. Ritrovo il mio compagno di viaggio,  dal quale mi ero separato intorno a metà gara, è riuscito a recuperare un paio di minuti, il tempo di un saluto ed una foto, poi espletati i riti post gara si va a reintegrarsi con una buonissima pizza consumata nella stessa piazza su un tavolino vista gonfiabile, eccellente direi.
Due parole per complimentarmi con l'organizzazione, veramente ineccepibile in tutti i servizi, dalla partenza all'arrivo, bellissima inoltre la zona giochi per i bimbi, un'intera piazza attrezzata per aiutare i "disperati dell'attesa" ad ingannare quel tempo che per noi è divertimento.
Chiuso anche questo capitolo, si correrà per qualche settimana senza alcun pettorale, in attesa del primo vero impegno in ottica Passatore, ovvero la Maratona di Russi, e nel frattempo: "correre, correre, correre".
Buone corse!

sabato 11 marzo 2017

Strasimeno 2017, si va!

L'avevo adocchiata durante il mio peregrinare  alla ricerca di gare dalla distanza utile alla causa, accantonata per difficoltà logistiche, e poi ripresa in considerazione grazie a un doppio carpiato turnistico con piroetta finale che mi porterà alla bellezza di tre settimane consecutive con orario 04-12 per poter approdare in quel di Castiglione del Lago. Il gergo natatorio si adatta alla perfezione alla giornata perché già dal sabato il meteo offre una bella lavata agli sventurati partecipanti della Strasimeno Young, con i millimetri di pioggia distribuiti rigorosamente in maniera proporzionale alla categoria di appartenenza, per cui agli esordienti va abbastanza bene, mentre l'adepta ne verrà fuori completamente zuppa ma entusiasta  per questo pluviale debutto.
La mattina di domenica un timido sole ci illude, poi Giove si riappropria del palcoscenico. La temperatura non è rigida ma il pensiero di correre cinquantotto chilometri sotto la pioggia mi consiglia un abbigliamento prudente, con canotta e antivento, scelta che si rivelerà azzeccatissima, al contrario della geniale idea di infilare in tasca una canotta di ricambio che si rivelerà una zavorra.
La stessa prudenza nei giorni precedenti mi aveva suggerito il ritmo da tenere, alla luce della condizione attuale e della mia cronica incapacità di progettare e quindi realizzare alcun tipo di "negative split".
La partenza è affollata quanto umida, la possibilità di correre anche per distanze minori (Maratona,  34K, mezza, 10K) attira chiaramente un gran numero di podisti, tutti cerchiamo riparo sotto ogni sporgenza e tettoia utile in attesa del via, che già sappiamo sarà posticipato a causa del maltempo che forse ha creato danni in qualche punto del percorso, ma partiamo.
Passo sciolto, respiro rilassato, questo è il diktat, i chilometri scorrono leggeri, l'unico problema è non farsi trascinare verso ritmi più alti dall'entusiasmo di coloro che volano verso i traguardi intermedi, e neanche dalle gambe. La pioggia è incessante ma non crea alcun fastidio.
Da qualche parte su questo bellissimo percorso c'è l'amico Mauro, non siamo riusciti ad incontrarci nel pre gara ma avevo letto i suoi programmi sul Blog, quindi mi aspetto di trovarlo , nel frattempo anche la mezza vola via, ci avviamo verso i 34, il gruppo si dirada, si inizia a vedere qualche segno di fatica ma si prosegue sereni, intorno a me un nutrito "stormo" di pettorali rossi, segno che iniziamo a compattarci. Il monitoraggio delle condizioni induce all'ottimismo, confrontando la fatica con quella delle Terre Verdiane, alla medesima distanza, sento di avere azzeccato il passo giusto, sfilo facilmente i 34K e mi presento al cospetto della Lady con 3:52:37 in ritardo di oltre due minuti sul tempo  ipotizzato, cosa tollerabilissima considerato che è proprio in questa occasione che per la prima volta guardo il gps, sinora mi ero affidato solo al crono dei vari passaggi.
Un bel bicchiere di quella famosa bibita gasata americana color caramello e si può ripartire, a qualche centinaio di metri noto una sagoma che sembra familiare la tengo d'occhio e mi avvicino passo dopo passo, sino a raggiungerla in occasione del ristoro successivo, quando finalmente focalizzo lo zainetto giallo "Passatore" ed ho la certezza che si tratti di lui. "Che fai? Mi vuoi tirare il collo?", dico a Mauro. Da dove sia spuntato, se sia  stato sempre  davanti o mi abbia passato in qualche punto, lo scoprirò più tardi, adesso tocca solo ripartire, due rapide parole, uno sguardo d'intesa,  un "cinque", e via verso il traguardo finale, viaggiamo affiancati, stesso identico passo, a volte uno dei due accelera, a volte cede, e allora spetta all'altro riaccordarlo col proprio, ma sono attimi. La cosa fantastica è che è una continua rimonta, non per il prestigio della posizione, ma per l'evidente consapevolezza nteriore, non siamo certo freschi, ma sicuramente in grado di spremere l'ultima stilla di energia con il piede già sul tappetino del traguardo. I chilometri finali ci regalano uno splendido sole, le nuvole all'improvviso lasciano spazio al cielo azzurro, il lago e le colline circostanti ci incantano con la loro bellezza, ma la cosa che incanta di più è vedere il centro di Castiglione sempre più vicino, ormai siamo sotto i cinque, ci aspetta qualche saliscendi e il tratto finale in salita prima di affrontare gli ultimi metri in discesa verso il gonfiabile, nessuno dei due cammina, urla di incitamento, poi ci pensa il pubblico assiepato nei punti salienti dell'ingresso al paese a farci volare, tagliamo il traguardo in 5:16,  insieme,  con la certezza che meglio di così non sarebbe potuta andare, ci ringraziamo a vicenda, non sappiamo quanto abbia influito la compagnia sulla tenuta del ritmo, però ci piace pensare che sia stata determinante, ma ora è il momento di rilassarsi grazie al massaggio post gara offerto dalla fantastica organizzazione, quindi fuori a goderci il sole, questa volta da turisti.
Impossibile non fare una breve analisi della giornata di corsa, Mauro come da programmi è partito piano, andando in crescendo dal 25° in poi, io ho tenuto praticamente lo stesso passo per tutta la gara, con qualche oscillazione dovuta principalmente alle fermate ai ristori, ai quali non rinuncio mai, e alle variazioni di pendenza, ma mai a crisi, neanche brevi, le nostre strade si sono incrociate subito dopo la Maratona, e da lì in poi sapete già tutto. I puristi dei numeri potranno giudicare più o meno valide le strategie ma alla fine ciò che conta è il risultato, non quello cronometrico, ma quello "gestionale".
Questa è la seconda gara del "trittico autogestito" che ho ideato  per verificare la condizione, la prima è stata la "Terre Verdiane", la successiva sarà la Maratona di Brescia, poi basta pettorali, solo tanti chilometri in solitaria sino alla Maratona di Russi, quando  Messer Pelloni inizierà a materializzarsi all'orizzonte, ma di questo parlerò più avanti.
Concludo dicendo che avevo proprio bisogno di un arrivo così: consapevole, determinato, e soprattutto sorridente, ancor più che alla Maratona precedente, segno che la terapia chilometrica, accompagnata dall'assenza di eventi sfavorevoli, inizia a dare i suoi frutti.
La giornata finisce nel migliore dei modi, con una breve, troppo breve visita all'incantevole Montepulciano, poi con tutti i protagonisti  di questo bellissimo week end riuniti intorno ad un tavolo in quel di Monticchiello tra buon cibo, buon vino, chiacchiere e risate,  a dimostrare ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che la corsa resta sempre il mezzo, mai il fine.
Buone corse!