lunedì 9 maggio 2016

Rimini Marathon e 50 Km di Romagna: il mio "bittico"

Ci vuole fantasia, il "Trittico di Romagna" è ormai abusato, le gare belle distanziate, meglio farsi del male, in modo ironico, chiaramente, mettendo su un programmino basato sul modello "vediamo l'effetto che fa": ed eccomi qua in piena fase tardo logorroica.
Rimini, 17 Aprile, mi sveglio un attimo prima che la suoneria del telefonino turbi la quiete dell'alba. Alle spalle una settimana di turno mattutino ed un numero indicibile di chilometri, non certo congrui con quella che dovrebbe essere la classica settimana di scarico che di norma precede la gara. Ma oggi è diverso, oggi Lei non rappresenta il punto di arrivo, ma solo uno dei passaggi obbligati verso il traguardo di Faenza, questo tecnicamente parlando. In realtà lei non può mai essere considerata un semplice allenamento, e l'emozione è sempre la stessa. E' la prima volta che mi capita di correre una Maratona in riva al mare. Ieri l'ultima corsetta per tenere sciolte le gambe, oggi allungo il percorso per passare dalla spiaggia e godermi il vento carico di salsedine ed i colori del sole nascente che si specchia sull'acqua facendosi largo tra la coltre di nubi che nonostante il gran lavoro notturno minacciano di effettuare ore di straordinario,  poi via verso l'arco di Augusto. Pronto alla partenza, l'organizzazione ha già dato modo di farsi apprezzare sin dal momento dell'iscrizione, e tra ieri e oggi ha confermato freschezza, entusiasmo e precisione, via!
Come da programma decido di non usufruire dei servizi del mio prode gps, se non per la percentuale della distanza (senza pretendere precisione da lite giudiziaria con gli organizzatori), il passo lo lascio decidere alle gambe, che seppur appesantite,  girano bene, ed ai polmoni alimentati a brezza marina.
Il percorso è divertente, dopo un rapido defilé tra le vie del centro, ci affianchiamo al mare per circa quindici chilometri, sino ad arrivare ad Igea Marina, poi viriamo in direzione Sant'Arcangelo di Romagna e qui il percorso mostra qualche saliscendi, ma niente di preoccupante. Mi rendo conto di non avere un passo brillante, ma a parte questo non si presenta nessun problema che provochi preoccupazioni, nessun crampo, nessun dolore, solo un affaticamento superiore al normale, alimentato dal gran numero di cavalcavia e sottopassaggi  che incontriamo nel nostro ritorno verso Rimini. A parte qualche idiota intemperante (chiaramente automobilista), l'alto "'indice di coinvolgimento" della popolazione non podistica è dato dal discreto numero di ristori "abusivi" ad opera di residenti lungo il tracciato, non che ve ne fosse bisogno, quelli ufficiali erano a mio dire impeccabili, ma alcuni, come quello organizzato al 38° da una coppia (con lei in dolce attesa),  che distribuiva acqua e una nota bibita gasata contenente caffeina, ha costituito per me una vera salvezza!
Gli ultimi chilometri sono quelli di riavvicinamento all'Arco di Augusto, ci si incoraggia a vicenda cercando di spremere le ultime energie, il meteo nel frattempo ci concede il sole ed un cielo azzurro, grazie al vento che spira costante, alleviando la fatica, e poi è festa, un lungo rettilineo accompagnati da un gran tifo sino al bramatissimo beeep che sancisce la fine di quello che doveva essere un anonimo lento. Un passaggio al ristoro, qualche momento di relax al sole nel bel  paddock fornito di sdraio, "ed è subito sera" per finire in poesia.
Al lunedì le gambe sorridono, forse merito dell'accurato reintegro, dodici km in scioltezza prima di andare al lavoro, per cui la brevissima settimana, in assenza di cedimenti strutturali, prosegue  con gli ultimi chilometri di rifinitura spesi tra Lido di Savio e Cervia, anche questa volta il cielo è ostile, per cui si preannunciano cinquanta chilometri in umido in quel di Castel Bolognese per la trentacinquesima edizione di questa classica di Romagna che costituisce per me l'esordio nel regno dell'ultra bituminoso.
Sarà un pregara denso di incontri, tra cui quello con Giorgio Calcaterra, che saluto incredulo vedendolo camminare come un podista terrestre, ed altri che saranno il filo conduttore della gara, ovvero Mauro e Gian Carlo.
Qualche chiacchiera e ben presto arriva l'ora di partire, approfittiamo della calca per procedere con calma e completare l'opera Gucciniana "cosafaioratiricordieranobelliinostritempi"  tra nostalgia, presente e programmi per il futuro. Tempi diversi, valori diversi, Mauro è passato davanti al trio, sempre ammiratore ma ormai protagonista a dispetto della sua modestia, e lo dimostrerà a breve, Gian Carlo invece è un vero e proprio Dorian Gray podistico, mentre io, lo sapete, dopo qualche anno da precario, cerco di rientrare tra i podisti dal tempo determinato.

Il fiato non manca, ma distrae dalla realtà, Gian Carlo ci abbandona per aspettare un amica a cui dovrà fare da scorta per qualche chilometro, mentre io ho l'ardire di proseguire la chiacchiera ai ritmi Er Moro, ormai centista collaudato,  cosa che mi riesce con una certa facilità per buona metà della gara, ma che poi pagherò abbastanza pesantemente. Infatti quando la stanchezza inizia a farsi pressante, tiro lentamente i remi in barca e con il passare del tempo quella canotta bianca diventerà un puntino lontano, per poi scomparire nell'universo PB. Niente di spaventoso sia chiaro, questo "bittico" era stato studiato appositamente per scoprire il punto di scoppio, che ho trovato e gestito, provando solo stanchezza estrema senza nessun problema fisico che pregiudicasse il proseguo, quindi recuperando con qualche tratto camminato riesco comunque a portare la mia pellaccia al traguardo, anche grazie ad un compagno di viaggio che ho perso di vista all'arrivo, con il quale ci siamo letteralmente "tirati il collo" nel finale. Anche oggi, come a Rimini, il meteo ci ha graziato, la volata verso il gonfiabile sostenuto da "The Fabulous Team" e inaspettatamente da amici di diverse Società di Parma,  ha il sapore di una conquista, mentre l'adepta mi accompagna al traguardo, accaparrandosi la medaglia ed un magnifico accappatoio in microfibra rosa shocking.
C'è giusto il tempo per qualche saluto, e si parte in pellegrinaggio verso Faenza, alle spalle una bellissima esperienza ed il fatto di aver trovato e ritrovato delle persone che hanno accompagnato bei momenti di corsa e di amicizia, sempre uniti da un bellissimo spirito, a presto.
Postilla: la stanchezza dovuta alla gara e lo stress del  rientro senza poter utilizzare la frizione, non mi impedirà, il giorno successivo  di fare una bella corsetta nelle campagne di Parma insieme all'amico Scaio, che, visto il passo tenuto in scioltezza, si produrrà in pronostici fantascientifici riguardo il Passatore. Voliamo basso, e godiamoci il fatto di essere tornati  "quasi" a correre!
Buone corse!

mercoledì 30 dicembre 2015

Tentazioni.

Tranquilli, niente di pruriginoso, lo possono leggere anche i bambini.
Il grigio asfalto scorre silenzioso sotto le suole delle Nimbus già prossime alla pensione a causa del notevole incremento chilometrico, l'aria leggera, il cielo di un azzurro incredibile e la temperatura perfetta inducono all'ottimismo cosmico, mentre il collinare procede come da programma sul lungo anello studiato con cura il giorno prima. La Maratona di Reggio Emilia è ormai muscolarmente nell'oblio ed ho già rialzato l'asticella delle aspettative, ma sempre su superfici regolari e stabili, propositi saggi e inderogabili, o almeno così penso, sino alla visione di quello strano pittogramma che affiora dall'asfalto, a raffigurare un grappolo d'uva.
Istantaneamente tornano alla mente immagini di circa un mese prima: visi noti e non, alcuni sorridenti, altri segnati dalla fatica, accomunati dallo sfondo di paesaggi fantastici, le ricaccio indietro mentre affronto il bituminoso dislivello, ma il malefico disegno si ripropone, questa volta accompagnato da una freccia rivolta verso la tana del Bianconiglio, ponendomi di fronte ad un dilemma in stile Lewis Carrol:
- proseguire il cammino ligio al dovere e fedele ai miei bituminosi intenti, o scoprire cosa si celava dietro quei volti osservati dal mio stato di quiete coatta? -
Per rimanere in ambito letterario, oggi voto Baudelaire!
Salto la cunetta e mi ritrovo nel verde, avete mai assistito alla liberazione di un animale selvatico dopo un periodo di cattività? Ecco, la sensazione è quella, qualche passo guardandomi intorno, i polmoni che si riempiono di una nuova aria, diversa, lo sguardo che corre in tutte le direzioni a cercare qualcosa di familiare, ed eccolo individuare la successiva traccia, si parte. Il fondo è regolare, mi posso lanciare nel verde sentiero che porta al fondo valle, colori e profumi fortemente anomali in questa stagione, ma comunque bellissimi, la discesa sembra non finire mai, alla vernice delle prime indicazioni si sostituiscono dei bei cartelli rossi, sempre a rappresentare l'origine del prezioso nettare, ora ho la certezza che non si tratta di casualità o mera resistenza agli agenti atmosferici della vernice spray, ma di una tracciatura permanente da parte degli organizzatori di quella che già da quegli scatti mi era parsa una bellissima gara: il "Valtellina Wine Trail". Si ritorna nel verde sempre più invitante, i chilometri scorrono allegramente tra "discese ardite e risalite" ma la razione di sole giornaliera a disposizione di questi luoghi sta per terminare e non ho certo pensato di portar dietro la "frontale", inoltre già ora l'escursione termica sole-ombra è notevole, il mio abbigliamento non era certo pensato in tale prospettiva e come ho detto ad un amico "sono minimalista, si, ma non pirla" quindi inizio saggiamente ad aggredire la salita inventando una bretella tra i campi come il più vile dei "tagliatori" per ritrovare la  grappolovia che mi conduce ora tra suggestivi casolari abbandonati mentre polpacci e quadricipiti intonano stonatissimi cori alpini, proseguendo sino a riapprodare sula grigia planare realtà. Qui sempre seguendo il tracciato mi inerpico sino alla piazza del paese, immaginando il clima di festa che avrà accompagnato gli amici durante il giorno della gara, ma godendomi con il sorriso stampato sul volto questi momenti di solitaria e gioiosa fatica, mentre emozioni ed endorfine si convertono in bit per poter essere riversate su queste pagine e condivise con tutti Voi.
Buone corse!

lunedì 14 dicembre 2015

Maratona di Reggio Emilia 2015: "agh'l'ò cavèda"

“Un bel tango con Lady 42”, così scrivevo nel Marzo 2012, appena passato sotto il gonfiabile di Roma, ultimo incontro con la Distanza. Non che avessi particolare feeling con il ballo, ma la  gioia, la faticosa leggerezza con le quali avevo percorso i 42.195K nella città eterna mi evocarono le immagini di un filmato visto tempo prima, immagini piene di eleganza, classe e sensualità, come forse solo il Tango sa trasmettere, d’altronde anche un Maratoneta con le gambe di legno può sognare di volteggiare leggero, così come un tanghero può sognare di correre una Maratona, anche senza farlo mai, i sogni servono a nutrire l’anima, sta a noi non trasformarli in frustrazioni.
Ma torniamo all'attualità, nel freddo mattino di Reggio Emilia stemperato dall'inimitabile calore dell'accoglienza del Pala Bigi e della città.
L'orario non proprio consono mi regala un posto-sacca sul crinale della tribuna, preludio ad un post gara da vertical limit, ma è bellissimo tornare a respirare l'aria carica di attese, paure emozioni ed aspettative. Inizia il rito della vestizione, e  scopro che il  non partecipare alle competizioni fa perdere oltre all'attitudine al gesto atletico anche quella alla preparazione della borsa da gara, capita così che in un attimo di disattenzione, in luogo della mitica  "Ventasso Black 2013" che avrei dovuto indossare, butti dentro una "felpazza", nera anch'essa, ma di quelle per intenderci descritte dal produttore come  
"adattaperchicorreconognicondizioneaivicompreseletemperatureprossimeallozeroassoluto", che costituirà l'ottanta per cento della sofferenza in gara, vista la mia propensione al minimalismo, mai corso con svolazzini ed eskimo.  Gli annunci si fanno pressanti, è ora di andare in griglia, è ora di andare a danzare sulla tricolore milonga Di Reggio Emilia, Lady 42 mi aspetta, mirada, cabeceo e siamo pronti.
L'adrenalina sale, lo speaker  invita a far surfare un gigantesco Tricolore dalla prima griglia sino al fondo dello schieramento  mentre la banda dei bersaglieri suona l'Inno, intonato a gran voce dalla folla dei podisti, poi arriva lo sparo, l'ultimo rumore proveniente dal mondo "esterno".
Passi, respiro, unica colonna sonora, i tre k intorno alla città servono giusto per accordare le gambe, poca qualità dalla ripresa di agosto ad oggi, ho badato più a mettere chilometri in cascina e a non farmi male: le lunghe fermate portano a diventare saggi, per cui corro con le A3, mai indossate in gara prima.
Basta incredibilmente poca strada per trovare il mio passo e da lì è tutta meditazione dinamica mentre l'asfalto scorre, le uniche intromissioni permesse sono gli incitamenti del pubblico e dei molti amici trovati inaspettatamente sul percorso, che ringrazio anche qui di cuore. Oggi non ho la tipica andatura da metronomo, qualche oscillazione verso il basso quando mi esalto, come alla visione dei due "Mona Lisa smile" a Montecavolo, per poi mettere subito la testa a posto e rallentare,  qualche flessione nelle salite, dovute ad una preparazione non certo al top, ma, ci tengo a precisarlo, rispettosissima della Distanza. Differenze di pochi secondi che non influiscono in nessun modo sulla media e sull'umore, nessun crampo, solo pura fatica da ricerca del limite, quella fatica con la quale ho imparato a giocare in questi anni, non permettendole mai di vincere, ed anche oggi, quando pensava di aver preso potere nel finale l'ho ricacciata indietro, cambiando passo e dirigendomi verso il gonfiabile sfruttando ogni stilla di energia residua, regalandomi quello che qualche mese fa pareva un sogno irraggiungibile, e che invece ora è una magnifica realtà, oltre che pietra angolare nel lungo viaggio verso Faenza, ma di questo ne parlerò più avanti, ora c'è solo da "farsi coccolare" come diceva il vecchio motto di questa fantastica Maratona: bellissima medaglia al collo, mentre il telo sulle spalle conferma che "agh'l'ò cavèda"
Buone corse!