Ci vuole fantasia, il "Trittico di Romagna" è ormai abusato, le gare belle distanziate, meglio farsi del male, in modo ironico, chiaramente, mettendo su un programmino basato sul modello "vediamo l'effetto che fa": ed eccomi qua in piena fase tardo logorroica.
Rimini, 17 Aprile, mi sveglio un attimo prima che la suoneria del telefonino turbi la quiete dell'alba. Alle spalle una settimana di turno mattutino ed un numero indicibile di chilometri, non certo congrui con quella che dovrebbe essere la classica settimana di scarico che di norma precede la gara. Ma oggi è diverso, oggi Lei non rappresenta il punto di arrivo, ma solo uno dei passaggi obbligati verso il traguardo di Faenza, questo tecnicamente parlando. In realtà lei non può mai essere considerata un semplice allenamento, e l'emozione è sempre la stessa. E' la prima volta che mi capita di correre una Maratona in riva al mare. Ieri l'ultima corsetta per tenere sciolte le gambe, oggi allungo il percorso per passare dalla spiaggia e godermi il vento carico di salsedine ed i colori del sole nascente che si specchia sull'acqua facendosi largo tra la coltre di nubi che nonostante il gran lavoro notturno minacciano di effettuare ore di straordinario, poi via verso l'arco di Augusto. Pronto alla partenza, l'organizzazione ha già dato modo di farsi apprezzare sin dal momento dell'iscrizione, e tra ieri e oggi ha confermato freschezza, entusiasmo e precisione, via!
Come da programma decido di non usufruire dei servizi del mio prode gps, se non per la percentuale della distanza (senza pretendere precisione da lite giudiziaria con gli organizzatori), il passo lo lascio decidere alle gambe, che seppur appesantite, girano bene, ed ai polmoni alimentati a brezza marina.
Il percorso è divertente, dopo un rapido defilé tra le vie del centro, ci affianchiamo al mare per circa quindici chilometri, sino ad arrivare ad Igea Marina, poi viriamo in direzione Sant'Arcangelo di Romagna e qui il percorso mostra qualche saliscendi, ma niente di preoccupante. Mi rendo conto di non avere un passo brillante, ma a parte questo non si presenta nessun problema che provochi preoccupazioni, nessun crampo, nessun dolore, solo un affaticamento superiore al normale, alimentato dal gran numero di cavalcavia e sottopassaggi che incontriamo nel nostro ritorno verso Rimini. A parte qualche idiota intemperante (chiaramente automobilista), l'alto "'indice di coinvolgimento" della popolazione non podistica è dato dal discreto numero di ristori "abusivi" ad opera di residenti lungo il tracciato, non che ve ne fosse bisogno, quelli ufficiali erano a mio dire impeccabili, ma alcuni, come quello organizzato al 38° da una coppia (con lei in dolce attesa), che distribuiva acqua e una nota bibita gasata contenente caffeina, ha costituito per me una vera salvezza!
Gli ultimi chilometri sono quelli di riavvicinamento all'Arco di Augusto, ci si incoraggia a vicenda cercando di spremere le ultime energie, il meteo nel frattempo ci concede il sole ed un cielo azzurro, grazie al vento che spira costante, alleviando la fatica, e poi è festa, un lungo rettilineo accompagnati da un gran tifo sino al bramatissimo beeep che sancisce la fine di quello che doveva essere un anonimo lento. Un passaggio al ristoro, qualche momento di relax al sole nel bel paddock fornito di sdraio, "ed è subito sera" per finire in poesia.
Al lunedì le gambe sorridono, forse merito dell'accurato reintegro, dodici km in scioltezza prima di andare al lavoro, per cui la brevissima settimana, in assenza di cedimenti strutturali, prosegue con gli ultimi chilometri di rifinitura spesi tra Lido di Savio e Cervia, anche questa volta il cielo è ostile, per cui si preannunciano cinquanta chilometri in umido in quel di Castel Bolognese per la trentacinquesima edizione di questa classica di Romagna che costituisce per me l'esordio nel regno dell'ultra bituminoso.
Sarà un pregara denso di incontri, tra cui quello con Giorgio Calcaterra, che saluto incredulo vedendolo camminare come un podista terrestre, ed altri che saranno il filo conduttore della gara, ovvero Mauro e Gian Carlo.
Qualche chiacchiera e ben presto arriva l'ora di partire, approfittiamo della calca per procedere con calma e completare l'opera Gucciniana "cosafaioratiricordieranobelliinostritempi" tra nostalgia, presente e programmi per il futuro. Tempi diversi, valori diversi, Mauro è passato davanti al trio, sempre ammiratore ma ormai protagonista a dispetto della sua modestia, e lo dimostrerà a breve, Gian Carlo invece è un vero e proprio Dorian Gray podistico, mentre io, lo sapete, dopo qualche anno da precario, cerco di rientrare tra i podisti dal tempo determinato.
Il fiato non manca, ma distrae dalla realtà, Gian Carlo ci abbandona per aspettare un amica a cui dovrà fare da scorta per qualche chilometro, mentre io ho l'ardire di proseguire la chiacchiera ai ritmi Er Moro, ormai centista collaudato, cosa che mi riesce con una certa facilità per buona metà della gara, ma che poi pagherò abbastanza pesantemente. Infatti quando la stanchezza inizia a farsi pressante, tiro lentamente i remi in barca e con il passare del tempo quella canotta bianca diventerà un puntino lontano, per poi scomparire nell'universo PB. Niente di spaventoso sia chiaro, questo "bittico" era stato studiato appositamente per scoprire il punto di scoppio, che ho trovato e gestito, provando solo stanchezza estrema senza nessun problema fisico che pregiudicasse il proseguo, quindi recuperando con qualche tratto camminato riesco comunque a portare la mia pellaccia al traguardo, anche grazie ad un compagno di viaggio che ho perso di vista all'arrivo, con il quale ci siamo letteralmente "tirati il collo" nel finale. Anche oggi, come a Rimini, il meteo ci ha graziato, la volata verso il gonfiabile sostenuto da "The Fabulous Team" e inaspettatamente da amici di diverse Società di Parma, ha il sapore di una conquista, mentre l'adepta mi accompagna al traguardo, accaparrandosi la medaglia ed un magnifico accappatoio in microfibra rosa shocking.
C'è giusto il tempo per qualche saluto, e si parte in pellegrinaggio verso Faenza, alle spalle una bellissima esperienza ed il fatto di aver trovato e ritrovato delle persone che hanno accompagnato bei momenti di corsa e di amicizia, sempre uniti da un bellissimo spirito, a presto.
Postilla: la stanchezza dovuta alla gara e lo stress del rientro senza poter utilizzare la frizione, non mi impedirà, il giorno successivo di fare una bella corsetta nelle campagne di Parma insieme all'amico Scaio, che, visto il passo tenuto in scioltezza, si produrrà in pronostici fantascientifici riguardo il Passatore. Voliamo basso, e godiamoci il fatto di essere tornati "quasi" a correre!
Buone corse!
Rimini, 17 Aprile, mi sveglio un attimo prima che la suoneria del telefonino turbi la quiete dell'alba. Alle spalle una settimana di turno mattutino ed un numero indicibile di chilometri, non certo congrui con quella che dovrebbe essere la classica settimana di scarico che di norma precede la gara. Ma oggi è diverso, oggi Lei non rappresenta il punto di arrivo, ma solo uno dei passaggi obbligati verso il traguardo di Faenza, questo tecnicamente parlando. In realtà lei non può mai essere considerata un semplice allenamento, e l'emozione è sempre la stessa. E' la prima volta che mi capita di correre una Maratona in riva al mare. Ieri l'ultima corsetta per tenere sciolte le gambe, oggi allungo il percorso per passare dalla spiaggia e godermi il vento carico di salsedine ed i colori del sole nascente che si specchia sull'acqua facendosi largo tra la coltre di nubi che nonostante il gran lavoro notturno minacciano di effettuare ore di straordinario, poi via verso l'arco di Augusto. Pronto alla partenza, l'organizzazione ha già dato modo di farsi apprezzare sin dal momento dell'iscrizione, e tra ieri e oggi ha confermato freschezza, entusiasmo e precisione, via!
Come da programma decido di non usufruire dei servizi del mio prode gps, se non per la percentuale della distanza (senza pretendere precisione da lite giudiziaria con gli organizzatori), il passo lo lascio decidere alle gambe, che seppur appesantite, girano bene, ed ai polmoni alimentati a brezza marina.
Il percorso è divertente, dopo un rapido defilé tra le vie del centro, ci affianchiamo al mare per circa quindici chilometri, sino ad arrivare ad Igea Marina, poi viriamo in direzione Sant'Arcangelo di Romagna e qui il percorso mostra qualche saliscendi, ma niente di preoccupante. Mi rendo conto di non avere un passo brillante, ma a parte questo non si presenta nessun problema che provochi preoccupazioni, nessun crampo, nessun dolore, solo un affaticamento superiore al normale, alimentato dal gran numero di cavalcavia e sottopassaggi che incontriamo nel nostro ritorno verso Rimini. A parte qualche idiota intemperante (chiaramente automobilista), l'alto "'indice di coinvolgimento" della popolazione non podistica è dato dal discreto numero di ristori "abusivi" ad opera di residenti lungo il tracciato, non che ve ne fosse bisogno, quelli ufficiali erano a mio dire impeccabili, ma alcuni, come quello organizzato al 38° da una coppia (con lei in dolce attesa), che distribuiva acqua e una nota bibita gasata contenente caffeina, ha costituito per me una vera salvezza!
Gli ultimi chilometri sono quelli di riavvicinamento all'Arco di Augusto, ci si incoraggia a vicenda cercando di spremere le ultime energie, il meteo nel frattempo ci concede il sole ed un cielo azzurro, grazie al vento che spira costante, alleviando la fatica, e poi è festa, un lungo rettilineo accompagnati da un gran tifo sino al bramatissimo beeep che sancisce la fine di quello che doveva essere un anonimo lento. Un passaggio al ristoro, qualche momento di relax al sole nel bel paddock fornito di sdraio, "ed è subito sera" per finire in poesia.
Al lunedì le gambe sorridono, forse merito dell'accurato reintegro, dodici km in scioltezza prima di andare al lavoro, per cui la brevissima settimana, in assenza di cedimenti strutturali, prosegue con gli ultimi chilometri di rifinitura spesi tra Lido di Savio e Cervia, anche questa volta il cielo è ostile, per cui si preannunciano cinquanta chilometri in umido in quel di Castel Bolognese per la trentacinquesima edizione di questa classica di Romagna che costituisce per me l'esordio nel regno dell'ultra bituminoso.
Sarà un pregara denso di incontri, tra cui quello con Giorgio Calcaterra, che saluto incredulo vedendolo camminare come un podista terrestre, ed altri che saranno il filo conduttore della gara, ovvero Mauro e Gian Carlo.
Qualche chiacchiera e ben presto arriva l'ora di partire, approfittiamo della calca per procedere con calma e completare l'opera Gucciniana "cosafaioratiricordieranobelliinostritempi" tra nostalgia, presente e programmi per il futuro. Tempi diversi, valori diversi, Mauro è passato davanti al trio, sempre ammiratore ma ormai protagonista a dispetto della sua modestia, e lo dimostrerà a breve, Gian Carlo invece è un vero e proprio Dorian Gray podistico, mentre io, lo sapete, dopo qualche anno da precario, cerco di rientrare tra i podisti dal tempo determinato.
Il fiato non manca, ma distrae dalla realtà, Gian Carlo ci abbandona per aspettare un amica a cui dovrà fare da scorta per qualche chilometro, mentre io ho l'ardire di proseguire la chiacchiera ai ritmi Er Moro, ormai centista collaudato, cosa che mi riesce con una certa facilità per buona metà della gara, ma che poi pagherò abbastanza pesantemente. Infatti quando la stanchezza inizia a farsi pressante, tiro lentamente i remi in barca e con il passare del tempo quella canotta bianca diventerà un puntino lontano, per poi scomparire nell'universo PB. Niente di spaventoso sia chiaro, questo "bittico" era stato studiato appositamente per scoprire il punto di scoppio, che ho trovato e gestito, provando solo stanchezza estrema senza nessun problema fisico che pregiudicasse il proseguo, quindi recuperando con qualche tratto camminato riesco comunque a portare la mia pellaccia al traguardo, anche grazie ad un compagno di viaggio che ho perso di vista all'arrivo, con il quale ci siamo letteralmente "tirati il collo" nel finale. Anche oggi, come a Rimini, il meteo ci ha graziato, la volata verso il gonfiabile sostenuto da "The Fabulous Team" e inaspettatamente da amici di diverse Società di Parma, ha il sapore di una conquista, mentre l'adepta mi accompagna al traguardo, accaparrandosi la medaglia ed un magnifico accappatoio in microfibra rosa shocking.
C'è giusto il tempo per qualche saluto, e si parte in pellegrinaggio verso Faenza, alle spalle una bellissima esperienza ed il fatto di aver trovato e ritrovato delle persone che hanno accompagnato bei momenti di corsa e di amicizia, sempre uniti da un bellissimo spirito, a presto.
Postilla: la stanchezza dovuta alla gara e lo stress del rientro senza poter utilizzare la frizione, non mi impedirà, il giorno successivo di fare una bella corsetta nelle campagne di Parma insieme all'amico Scaio, che, visto il passo tenuto in scioltezza, si produrrà in pronostici fantascientifici riguardo il Passatore. Voliamo basso, e godiamoci il fatto di essere tornati "quasi" a correre!
Buone corse!
Sei sempre una boccata d'aria fresca, Filippo.
RispondiEliminaTu sì che sai dare un senso ai chilometri, tifo per te!
Gabriele
Tifo per te pur'io: la tua è una penna d'autore che merita di raccontare qualcosa di grandioso riguardo il tuo Passatore!
RispondiElimina@Gabriele: grazie Gabriele, il senso di questi chilometri lo conosci bene anche tu, buone corse!
RispondiElimina@Mauro:grazie Mauro, troppo buono, è la corsa che scrive! ;-)