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venerdì 18 maggio 2018

"Incensurato per caso"

Mentre pensavo al trentennale della morte di Enzo Tortora mi è tornato in mente questo episodio accaduto ad un amico.
Pur non essendo una vicenda paragonabile, dovrebbe far riflettere su quanto sia facile essere stritolati da certi meccanismi, se vi si rimane incastrati per un errore.

Sono le ventuno di un giorno di giugno, Carlo e Mauro, due bravi ragazzi, quarta superiore, camminano verso casa dopo una serata trascorsa con altri amici tra una camminata in Piazza e una sortita nei locali di quella che oggi sarebbe definita “movida”. E’ quasi estate, l’anno scolastico volge ormai al termine, siamo nei mitici anni ottanta,  il look è quello di altre migliaia di ragazzi come loro, “501” scoloriti, camicia e giubbotto leggero, anche quello in jeans, forse anche le scarpe sono uguali. Il percorso costeggia il carcere cittadino, con le alte mura il cui camminamento è percorso regolarmente dalle guardie.

Camminano, chiacchierano, ridono, si lasciano il carcere alle spalle attraversando il grande viale alberato, tagliano per risparmiare qualche metro, passando in fila indiana tra le auto parcheggiate negli stalli ricavati sul largo marciapiede e qui qualcosa attira l’attenzione di Carlo: è un portafoglio. Si china a raccoglierlo, mentre Mauro che era avanti di un paio di passi si ferma e si volta, richiamato dall’amico.
Esaminano il contenuto dell’oggetto, (poche banconote e una carta d’identità), discutono sul da farsi decidendo infine che lo avrebbero consegnato in Questura nel pomeriggio seguente, ora è tardi, domani c’è scuola, le ultime interrogazioni di recupero disperato. Anche il pomeriggio di quella giornata era stato impiegato dai due per studiare insieme, a casa di Carlo, dove l’altro aveva poi lasciato la sacca con i libri che ora deve riprendere, ma non volendo disturbare, essendo quasi ora di cena, chiede all’amico la cortesia di poterlo aspettare giù, avrebbe atteso davanti al portone, approfittandone per fumare una sigaretta.

Carlo sale a casa, saluta i genitori avvertendoli che sarebbe arrivato   a tavola solo dopo qualche minuto, a causa dell’impegno preso, quindi infilati i libri nella sacca, corre giù per le scale per non attendere nemmeno l’arrivo dell’ascensore, apre il portone, si guarda intorno, e non vede nessuno.

Mauro stava accendendo la sigaretta quando aveva notato le due “Pantere” della Polizia percorrere quasi a passo d’uomo le corsie del Viale nelle due direzioni opposte, le aveva poi osservate mentre, poco più avanti, si affiancavano in prossimità di un’incrocio, vedeva i conducenti parlare dai finestrini abbassati, poi all’improvviso erano scattate, sgommando, nella stessa direzione, sirene spente, lampeggianti accesi. “Caspita” pensò, “sicuramente qualcosa di grave”. Arrivate di fronte a lui, la frenata, la sua espressione interrogativa, gli equipaggi che scendono di corsa, lo afferrano per le braccia e lo bloccano. “E’ lui?” chiede uno dei poliziotti. “Si è lui” risponde un’altro, che indossa una divisa diversa, che Mauro non conosce. “Allora andiamo” esclama il primo. 
Bastano pochi attimi per ritrovarsi buttato dentro una Giulietta che a sirene spiegate si dirige chissà dove. Le sue domande, ingenue ma tremendamente logiche, vista la situazione, “ma che ho fatto?” “ma dove mi portate” cadono nel vuoto.

Carlo, resta un po’ a scrutare il viale ormai deserto, stupito dal comportamento dell’amico, alla fine giunge alla conclusione che abbia avuto qualche necessità impellente e si sia diretto verso casa senza poterlo aspettare, quindi, divertito, si riserva di sfotterlo ben bene l’indomani, oltre a chiedere adeguato compenso in cibo e bevande, per il carico supplementare che avrebbe dovuto sobbarcarsi.

Mauro, angosciato, si trova  in Questura, ammanettato, seduto in un angolo sotto lo sguardo fisso di un agente. I suoi tentativi di avere chiarimenti si sono scontrati contro il silenzio tombale e l’indifferenza di tutti, le uniche parole che gli vengono rivolte sono ai fini dell’identificazione, poi rilievo impronte, foto, camera di sicurezza, la disperazione  si impadronisce di lui, non ha idea di che ora sia, pensa ai suoi genitori, a cosa avrà pensato Carlo non trovandolo e soprattutto non ha idea del perché si trovi lì. Non ha orologio né alcun riferimento, può solo rannicchiarsi sul parallelepipedo di cemento che funge da branda, e cercare di non impazzire.

Alle ventidue e trenta arriva una telefonata a casa di Carlo. Lui è già a letto, i genitori guardano la tv sul divano e sobbalzano preoccupati: squilli ad un'ora come quella non sono mai forieri di buone notizie. All'altro capo del filo, il padre di Mauro, che  sino ad un attimo prima era arrabbiato più che preoccupato, (pensava, che il figlio fosse rimasto a cena dall'amico senza avvisare), piomba nell'angoscia. Carlo viene buttato giù dal letto, interrogato in maniera incalzante mentre anche lui, ignaro di tutto non sa cosa pensare.

Alle ventitré inoltrate,  il telefono squilla a casa di Mauro. Una voce atona invita i genitori a presentarsi in questura dove il figlio si trova in stato di fermo per motivi che verranno spiegati in loco, consigliando loro di contattare un avvocato che possa assisterlo. Inutile descrivere lo stato d'animo diviso tra il senso di sollievo ed i  più cupi interrogativi, chiamano all'istante un amico avvocato e si dirigono di corsa in Questura.

E' quasi l'una del mattino del nuovo giorno quando il giovane "malvivente" viene riconsegnato alla famiglia, in quanto minorenne, nel frattempo vengono finalmente resi noti i motivi che hanno portato a tale provvedimento: un'agente di polizia penitenziaria, in servizio la sera precedente sul camminamento che ho descritto in precedenza, notando dei giovani trafficare tra le auto parcheggiate, aveva avvisato i colleghi delle "Volanti" che recatisi sul posto avevano trovato diverse auto con i vetri infranti. Avuta la descrizione dei giovani ed iniziata a perlustrare la zona, avevano poi trovato Mauro, da solo "in atteggiamento sospetto",  lo avevano fermato, ed era stato riconosciuto senza alcun dubbio dall'agente che nel frattempo aveva smontato dal servizio ed aveva partecipato  insieme ai colleghi alle fasi del fermo, in qualità di testimone oculare.
Rilasciato, con il processo per direttissima fissato per la mattinata, di lì a poche ore, praticamente già condannato.

Ed è proprio durante il processo che la fortuna, quella vera, interviene a salvare il povero Mauro.
Interrogato, descrive tutta la serata, la camminata verso casa, e solo a quel punto gli torna in mente quel passaggio tra le auto in sosta, il particolare di quel portafogli ritrovato, particolare rimosso, nel caos degli eventi, sia da lui che dall'amico, presente per testimoniare. Viene richiesto di poterlo visionare, il padre di Carlo si precipita a casa per tornare poi in Pretura dove ne viene esaminato il contenuto: ci sono le banconote e la carta d'identità che viene mostrata ad uno degli agenti il quale riconosce il soggetto, un pluripregiudicato, che dopo un rapido controllo risulta essere stato arrestato in flagranza di reato qualche ora dopo Mauro, mentre rubava su alcune auto, ed è anch'egli in attesa di essere processato.

Il Pretore chiede che l'individuo sia portato in aula e qui il primo colpo di scena: corporatura uguale, taglio di capelli simile, abbigliamento identico.
Gli viene chiesto se avesse perso il portafogli, e lui ammette di averlo scoperto al momento dell'arresto, in seguito alla richiesta di documenti, ipotizzando tra l'ilarità generale, di averlo perso durante un lavoro precedente. Ammette che il "lavoro" precedente riguardava proprio le auto poste sul cammino di Carlo e Mauro, scagionando a questo punto il poveretto, mentre il "testimone oculare" non accenna neanche a chiedere scusa per il suo sconclusionato riconoscimento.

Tralascio ogni commento sulle modalità di gestione di tutta la vicenda, e di come il tutto sia stato fatto poi svanire come una bolla di sapone, con la vittima costretta ad accontentarsi del lieto fine e dell'essere divenuto un "incensurato per caso".

lunedì 9 dicembre 2013

Maratona di Reggio Emilia 2013: podista turista.

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Oh! Finalmente un post di corsa, dirà qualcuno, invece no, ancora qui a tediare “i miei quattro lettori” con avventure ai margini della corsa, ridotto persino a raccattare parole di Manzoniana memoria.

Già, Maratona di Reggio Emilia, un appuntamento a cui non potevo sottrarmi, pur non potendola correre, o meglio, non volendola correre in maniera "irriguardosa". Dunque per respirare aria di gara, ecco il tour in auto lungo il tracciato,  una giornata fantastica, un cielo terso, azzurrissimo, accompagnava i maratoneti, riesco ad infilarmi in coda raggiungendo ben resto i primi podisti, badando bene a non disturbare, cercando di intuire le personalissime traiettorie che ognuno imposta, in base a chissà quali algoritmi, l’emozione di rivedere i luoghi percorsi più volte, in tutte le condizioni,  riconoscere  la gioia di chi va incontro a se stesso, , riconoscere le espressioni di chi ci crede, e di chi ci spera, o di chi realizzerà a tutti i costi il suo sogno, il rumore dei passi che arriva dal finestrino aperto,  che mi fa quasi scalpitare, invidia, una sanissima e stimolante invidia che mi aiuterà senz’altro negli allenamenti. E poi il solito entusiasmo dei volontari, i pacer con i loro variopinti palloncini, con  un colore per ogni sogno, colori che dopo il traguardo diverranno un unico grande arcobaleno che farà da gonfiabile e accomunerà tutti: i maratoneti non hanno colore, non hanno tempi, quando corrono dando il massimo, presentandosi senza sottovalutare la Distanza, al meglio delle loro possibilità, questa è la mia idea di Maratoneta, condivisa da molti amici, alcuni dei quali ho avuto l’onore di  contagiare con  questa passione, la foto che accompagna il post vuole essere un omaggio a chi ci crede fino in fondo.

Poi le strade tra autisti e podisti si dividono, ma  la direzione è comune: Reggio Emilia.  Arriviamo sotto il gonfiabile appena in tempo per veder sfilare alcuni amici, e apprezzare anche da fuori la calorosa accoglienza che viene riservata a tutti. Gli arrivi si susseguono, confesso che  gli applausi sono anche un modo per tenere calde le mani in questa gelida e soleggiatissima giornata, la leggera amarezza per non averla potuta correre è stemperata dall’entusiasmo contagioso di chi riceve la medaglia di finisher. Lady 42 avrà indubbiamente capito che sono ancora innamorato di lei, anzi, credo proprio non abbia mai dubitato, quindi penso di potermi dedicare serenamente ai sogni 2014.

Buone corse!

martedì 5 novembre 2013

Bilancio, bilancia, rilancio.

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Bilancio,  iniziamo con una bella foto che rappresenta comunque lo spirito, forse al momento un po’ sopito, ma non defunto, come d’altronde la voglia di scrivere. A risvegliare l’ispirazione latente, una bella novità. Mi ero quasi scordato di un post di  qualche anno fa, esattamente del 2009, post nel quale annunciavo il coinvolgimento di diversi colleghi nel mio vagare  podistico. Quel gruppetto citato nel post con alterne fortune ha proseguito la sua strada, qualcuno ha mollato, qualcuno è diventato un runner ortodosso che prepara i pasti con il bilancino da pusher, e su questo non entro nel merito. La bella novità dicevo, quella che mi ha fatto tornare in mente il vecchio post, è l’ennesimo acquisto nel mondo del running, un altro collega che si cimenterà prossimamente nella stessa gara di cui parlavo allora. Il pensiero che anche in piccola parte possa essere dipeso da me, è motivo di grande soddisfazione. Poi c’è l’altro lato del blog, quello per me più importante, al di sopra di tempi e risultati, quello che mi ha spinto a crearlo, a non abbandonarlo, quella parte che mi ha regalato e continua a regalarmi le emozioni più vere, e qui la mia riservatezza mi impedisce di entrare nei dettagli. Parlo di chi cerca o ha cercato di seguirmi nel mio percorso iniziale, attribuendomi un ruolo a volte gravoso, sotto il profilo emozionale, e dei meriti che a me paiono eccessivi, immeritati, ma comunque gratificanti, nel senso più nobile del termine, come ho detto in altra sede.
Come contraltare a questa positività, c’è il mio stato attuale: come ai tempi di quel vecchio post, sono sicuramente in difficoltà, questa volta non per infortunio, ma a causa degli strascichi di un periodo pessimo tra malattia e farmaci, ormai passato, ma che vuoi per logistica, vuoi per momentaneo calo motivazionale, stenta a migliorare. Questo 2013 somiglia a quel 2011 post maratona under 3h, va via, classificato ormai come anno sabbatico. Il bilancio resta comunque positivo, e mai potrebbe essere diversamente alla luce di ciò che il 2012 mi ha dato, sotto ogni punto di vista.
Bilancia, la bilancia è  coinvolta come immediata conseguenza di quanto scritto prima: sette chili di sovrappeso, sgradita strenna del periodo cortisonico, si, lo so, paiono bruscolini, ma non sono una bella compagnia da portare in giro, soprattutto quando la mente si ostina a voler far andare le gambe sull’onda dei ricordi, causando malumori tra gli arti interessati, ma a questo porrò rimedio a breve, con la mia terapia personalizzata “12K da qui all’eternità” di cui è inutile svelare i dettagli.
Rilancio: bella parola, non mi piace parlare a vanvera, l’unica cosa certa è che una mia ripresa non può non passare attraverso la Signora, ovvero Lady42, come fu nel 2012 a Roma, per ora il progetto ha come bozza le Terre Verdiane, a Febbraio, dove affronterò la 30K, più avanti si vedrà. Per ora….Buone corse!

martedì 29 gennaio 2013

Voglia di...

Correre, senza meta, lasciando che le gambe decidano la direzione, senza traguardo alcuno, se non quello di godere del momento, di questo ho voglia. Ho voglia di una sana perfusione di endorfine, che allontanino ogni pensiero che distolga dalle cose vere, da quelle importanti. Ho voglia di scrivere, di cose vere, di cose importanti, verrà il momento, per ora proseguo cosí, fuori dal clamore delle gare, dalla frenesia agonistica, alla scoperta di questi nuovi percorsi.
Buone corse, sempre.

venerdì 21 dicembre 2012

Il 2012 e le cose mai scritte…

Va via, nel quasi totale silenzio del Blog, fermo  alla gara di Valdigne. Un silenzio immeritato ma non img_1429immotivato, è stato e rimarrà comunque  per sempre un anno da ricordare, ma anche frenetico, caotico, pieno di successi e cambiamenti,  quando nel Dicembre 2011 risposi  ad una cara amica che mi augurava “un anno pieno di cose belle” , dicendole: <<alla fine è solo un ennesimo giro di lancette, ma perché negarci una notte di sogni e buoni propositi? D’altronde abbiamo ben 365 giorni di tempo per poterli realizzare…con un pizzico di fortuna!>>, per quanto ottimista, non mi aspettavo certo che finisse così, forse è vero che gli auguri sinceri, proprio perché rarissimi, funzionano sempre, e di questo, Amica ti ringrazio.

Il tempo è ancora tiranno, mi permette giusto di scrivere queste poche righe, e mentre scrivo, leggo con rammarico a fianco del  testo, i titoli dei  post mai portati a termine, tra i tanti, quello sulla CCC,  ed è con quelle parole, scritte sull’onda dell’emozione del momento e mai pubblicate, che voglio salutare quest’anno che va via, mancano le emozioni dell’arrivo, ma lo ritengo un condensato di quello che per me ha rappresentato quest’anno e quell’avventura sul Monte Bianco.

Buon anno a tutti Voi!

 Freddo, si, decisamente freddo. Al freddo avevo sempre pensato, ma immaginavo un cielo stellato ed i sentieri rischiarati dalla luce lunare e dalla frontale, invece mi trovo qui, in totale solitudine, un vento gelido che sferza l’aria lanciandomi contro il viso i grossi fiocchi di neve che cadono fittissimi,  una costante di tutta la giornata, alternati alla pioggia, a seconda della quota. Il rumore ovattato dei passi, il respiro che li accompagna regolare, non so esattamente i chilometri percorsi, so solo che ora sono molti di più di quelli he restano, incontro due volontari che procedono in senso contrario, mi illuminano con le loro torce e biascicano qualcosa in tono interrogativo, intuisco “dossard”  e capisco cosa vogliono, con una manata rimuovo la neve che aveva coperto completamente il pettorale,  mi sorridono:

-Alé Filippo! Bene? Bon courage!

-Si bene, bene, merci!

Pazienza per la lente a contatto andata al suolo insieme ad un fiocco di neve (altra lezione per il futuro), o per la borraccia persa che mi ha costretto a centellinare l’acqua sin da metà gara, a questo punto tutto diventa insignificante, c’è ancora tanta strada, tutto può succedere, ma tanto è già successo, e quanto già successo fa volare le gambe al di sopra di questa gelida poltiglia che costituisce il sentiero,  ed il pensiero al di sopra di certe idee cattive suggerite da qualche neurone sfaticato, intorno è tutto bianco, so già che questo momento rimarrà indelebile nella mente, sia per il contesto che per i pensieri, occhi lucidi, mentre cerco di far fluire le emozioni dal cuore alla tastiera.

Tutto era iniziato il 20  Gennaio, al lavoro: dal PC di Boldrake, il ns. magazziniere supereroe avevo letto la conferma d’iscrizione a seguito del sorteggio,  uno dei 1800 posti disponibili per un numero nettamente superiore di candidati era mio! Avrei dovuto scrivere un post per parlare di quello che era diventato a quel punto  l’obbiettivo di stagione,  post sempre rimandato ed alla fine rimasto nel solito limbo. Stagione dicevo, iniziata con quella che per me costituiva una necessità impellente, riprendere il feeling con  Lady 42, cosa regolarmente avvenuta a Roma, con una cavalcata nel mio tipico stile da metronomo, indipendentemente dal risultato cronometrico, pur non da buttar via!

Qualche mese di preparazione generica e un bel numero di gare trail utilizzate come allenamenti, vista la difficoltà di trovare dislivello dalle mie parti, bei risultati  quasi inaspettati, come alla Abbot’s Way, dure lezioni, come all’Oasi Zegna, affrontata in maniera pessima sotto tutti i punti di vista, ma portata comunque a termine, perché ritirarsi senza un valido motivo, (l’unico motivo che ritengo valido è quello di  potersi  far del male), è fuori dalla mia filosofia. Poi i primi risultati che davano l’indicazione di una forma in crescita, l’Eco delle Aquile, finita al sesto posto assoluto in una giornata dalle temperatura infernale, nella settimana successiva all’Oasi Zegna. Una settimana di scarico, ed arriva l’ennesima accoppiata bisettimanale, Ventasso – Valdigne  con un Eco del Ventasso strepitosa, corsa per la prima volta sotto le cinque ore e finita con  sensazioni meravigliose, oltre ogni più rosea aspettativa, sensazioni che verranno successivamente confermate dai fatti,  seguito da un’ottima Valdigne. E poi?  Poi  qualche trail breve, prima della discesa in Sardegna, dove,  con poco dislivello ma tanti chilometri ho trascorso le settimane prima della partenza, tra scalate al Monte Doglia, doppie “Sassari – Osilo, lunghi quotidiani nell’ordine dei 20K ed una indimenticabile giornata di rifinitura a Porto Ferro,  dove tra scatti, trascinamento pesi sulla sabbia,   esercizi propriocettivi, ho gettato le basi per una partenza ed un arrivo con il sorriso.

Ed ora che manca poco al via, siamo tutti qui per le vie di Courmayer, pronti a vivere il sogno, nonostante gli inquietanti sms che giungono dall’organizzazione preannuncino una giornata da incubo sotto il profilo meteo. Il sole all’uscita dal traforo dopo il grigio e la pioggia di Chamonix  per un attimo aveva lasciato sperare una giornata  in stile Valdigne, ma subito dopo i segnali arrivano,  inequivocabili. Inizia a piovere sulla bellissima folla in attesa, nessuno sembra farci caso, intenti ad ammirare questo fiume multicolore, multilingue, multiambizioso nel quale siamo immersi. La musica è quella adatta, AC DC,  Led Zeppelin, Pink Floyd, alla musica si aggiunge lo speaker per caricarci ancora di più, in tutte le lingue, l’adrenalina sale, ecco le note di Vangelis, si va.  Una parata per le vie di Courmayer, tifo da stadio, marciapiedi gremiti di gente che ti urla il suo incoraggiamento, emozioni da groppo in gola, sono uno dei pochissimi senza bastoncini, l’unica cosa a cui devo stare attento per ora è a non farmi infilzare come  un pollo, tempo ipotizzato dichiarato all’iscrizione, diciassette ore; tempo desiderato,  dichiarato agli amici, under sedici; abbigliamento iniziale: il solito, minimalista, unica concessione: i manicotti e l’indispensabile giacca ultraimpermeabile, che toglierò  però dopo pochi chilometri. In spalla lo  zaino con tutto il necessario, anche in esubero rispetto alla dotazione obbligatoria.

Si sale subito, prima sull’asfalto, dove decido di disfarmi della giacca, la pioggia non è fitta ed il sudore prevale, poi prendiamo i primi sentieri che si arrampicano più o meno ripidamente, adrenalina, gioia, leggerezza,  solo così posso spiegare il mio stato d’animo, le  gambe girano senza fatica, mi stupisco anche io quando mi ritrovo al Rifugio Bertone molto  in anticipo rispetto alle reali possibilità,  breve sosta tecnica all’interno, e all’uscita l’effetto slow motion  sulla pioggia annuncia la sua prossima trasformazione in ben altro. Riparto deciso verso il Bonatti, vento e nevischio ma si sta ancora bene, sentieri corribili e pioggia in aumento, decido di indossare l’antivento, raffreddarsi sarebbe un grosso sbaglio che pagherei più avanti……………………………..

Forse un giorno scriverò il finale…Di nuovo auguri, e grazie a tutti!

giovedì 14 giugno 2012

Libera…

Va bene, niente nomi, niente luoghi, come vuoi tu, ma almeno la storia, quella si, sono riuscito a strapparti il permesso di raccontarla, sia pure a grandi linee, e a condizione di fartela leggere prima della pubblicazione, e questo è l’importante, non per narcisismo mediatico, ma solo per aumentare la  possibilità che  qualcuno di passaggio resti folgorato sulla via di Damasco, che nel nostro caso corrisponde al tragitto che va dal divano al frigorifero, come successe a te, che ora torni tra queste pagine non più da lettrice ma da protagonista, lo hai capito, e queste parole sono qui a testimoniarlo.
 castri La  telefonata giunge inaspettata a tarda sera, mi trovo in auto con amici, al ritorno da una spettacolare giornata di corsa tra monti e rifugi, il lasciar squillare a vuoto dà adito a mille fantasiose ipotesi da parte di tutti, ma sarebbe stato peggio rispondere tra orecchie puntate in affettuoso  stile Echelon, richiamo appena congedatomi dalla compagnia, la sensazione strana di sentire per la prima volta una voce, pur conoscendo  profondamente chi parla, conseguenza di un fitto scambio di corrispondenza iniziato due anni prima, c’è qualcosa da festeggiare, ed è arrivato il momento di farlo, mi dici; si, direi di si, è arrivato il momento.
Tutto iniziò con la pubblicazione del post “Dimagrire di 50 Kg in tre settimane”, Marzo 2010, aprii quell’email, mittente sconosciuto e come oggetto il titolo del post, già immaginando che fosse di qualcuno “sensibile al problema”, prassi abituale, pochi commentano in pubblico, preferendo la via più confidenziale:  venni travolto da una quantità esagerata  di insulti, a far da corollario ad accuse di insensibilità e razzismo verso chi cercava di dimagrire, inutilmente. Rimasi dubbioso per qualche giorno sul da farsi, tornando più volte a rileggere, diviso tra il cestinarla o il rispondere a tono, optando infine per quest’ultima scelta. Scrissi ignorando gli insulti, ma ribattendo duramente sui punti nei quali mi si accusava di ciò che ho scritto prima, usai parole durissime, ma argomentate,  chiusi la mail “urlandoti” che eri arrivata al blog digitando su Google qualche frase attinente al titolo del post, e che questo dava la misura della serietà nell’affrontare il tuo problema, che eri solo l’ennesima persona alla ricerca della soluzione miracolosa e monetizzabile, dopo aver finito il tour dei dietologi, giudicati sicuramente incapaci, unici responsabili dei ripetuti fallimenti, ti salutai dicendoti che quando mai avessi smesso di vomitare accuse e sentenze in stile esorcista, avremmo potuto  parlare serenamente. Giorni, settimane, nessuna risposta, sarebbe potuta finire lì, ma un po’ perché non amo le storie sospese, un po’ perché ritenevo di capire cosa si nascondesse in realtà dietro tutta quella rabbia, decisi di prendere l’iniziativa, scrivendoti una seconda mail, con l’intento di rasserenare gli animi, chiaramente a mio modo…
“Gentile Signorina, a seguito della Sua gradita lettera, lusingato e commosso dalle  belle parole, ho deciso di offrirLe in via esclusiva uno sconto del 50%  sui prodotti della linea  Fake Slimming, unica condizione per usufruire di tale fantastica offerta: l’invio di una email con contenuti classificabili di grado  inferiore al turpiloquio, cordiali saluti, la direzione, (quella giusta).”
“IDIOTA”  fu la risposta. Rincarai la dose scrivendoti che, avendo utilizzato un vocabolo di grado inferiore al massimo consentito, avevi pieno diritto allo sconto, complimentandomi. A vedere il peso in kb della email successiva pensai che ci fosse in allegato un ebook dal titolo “Ti insulto in tutte le lingue del mondo”, invece dapprima un saluto, poi l’ammissione di non esser riuscita a non sorridere al leggere le ultime due email, di seguito un fiume di parole, a rappresentare quello che Mr Gwyn  definirebbe un fedelissimo  autoritratto. Quanto tempo passai davanti quelle parole? Non saprei dirlo, e soprattutto quante volte mi chiesi: e ora? Si, proprio così, e ora? Che faccio? Ero completamente spiazzato, avevo già avuto decine di contatti tramite il blog, tutte persone in lotta con  sovrappesi più o meno feroci, che nella maggior parte dei casi si limitavano a chiedere consigli pratici sulla corsa, ricordo ancora il primo messaggio che diede un senso a tutto questo, quello in cui un mio quasi coetaneo mi comunicava, scrivendomi per la prima volta, che dopo due anni dalla prima lettura del blog ed un anno e mezzo di corsa, si apprestava ad uscir di casa con due bustoni ricolmi di abiti extra large, destinati alla raccolta abiti usati. Le tue parole presentavano invece una situazione ben diversa, mi chiedevi aiuto, senza sapere chi fossi, mi parlavi di una situazione familiare difficile fatta di indifferenza, silenzi ed alcolismo, del tuo percorrere i corridoi dell’ufficio rasentando i muri, cercando di scomparire, di spese ipercaloriche fatte nei paesi vicini, per non dare nell’occhio, del tuo mangiare morigerato, davanti agli altri, seguito da assalti notturni al cibo, del tuo voler essere la persona gradita agli altri, più che essere, semplicemente, mi chiedevi infine se per me fosse stato facile come sembrava. Di fronte a tutto questo, un groppo alla gola, parole che trasudavano una sofferenza  che faticavo ad elaborare, chiedevi scusa per la prima lettera, inutilmente a quel punto, era tutto superato. Ti risposi dopo qualche giorno, alcune parole erano solo per te e così resteranno per sempre, no, ti dissi, non è stato facile come scriverlo, la scelta di seguire una linea “leggera” nel raccontare la mia storia era dettata solo dal desiderio di trasmettere la voglia di provarci, ma tu lo sapevi bene, la tua era una domanda retorica, ti invitai a chiedere aiuto ad una persona qualificata, mi dicesti che in pratica le avevi “bruciate” tutte, proprio come avevo scritto io nella prima email,  cassetti pieni di diete, ma alla fine ti convinsi a consultare  un nutrizionista. Mail sporadiche, mi tenevi informato sia dei tuoi progressi che dei tuoi piccoli fallimenti, ed io nel mio piccolo ti davo coraggio, ti spronavo, soprattutto ti ascoltavo, poi quella frase: “la settimana prossima arriva  il grande giorno!”  fu in questo modo che venni a sapere che mesi prima avevi chiesto un consulto per un intervento di bendaggio gastrico, il lunedì successivo avresti avuto il primo incontro con lo specialista. Per me fu una grande delusione, rileggo ora le mail che scrissi e le tue risposte,  le tengo in background per aiutare la memoria, ti chiedevo di non farlo, mettendoti in guardia su quello che avrebbe comportato, mi rispondevi che una volta risolto il problema peso, il resto sarebbe venuto da se, ti portavo l’esempio di due persone di mia conoscenza, per le quali non era stato cosi semplice, anzi, problemi fisici e psicologici, vita stravolta, no, ti dicevo, non prenderlo come un intervento di chirurgia estetica, è una cosa ben diversa, poi frasi anche dure, una durezza dettata dal fatto che sapevo che a livello fisico non avevi alcun problema, e proprio per questo l’intervento sarebbe stato un fallimento a mio parere, perché, come ti scrissi a chiusura dell’ultima email prima del “lungo silenzio”, riportando una frase di un amico anch’esso coinvolto nel problema…”è inutile dimagrire se si resta obesi dentro!” 
Ho parlato di lungo silenzio, si, questo seguì alla discussione, nessuna email, nessuna risposta,  oltre sei mesi di vuoto assoluto, deluso, dispiaciuto ed anche preoccupato, avrei dovuto essere più diplomatico? A che pro? Per permetterti di rovinarti la vita con il mio pur superfluo ed ininfluente beneplacito? Ormai era andata così, inutile recriminare, onestamente pensavo che avessi   mollato gli ormeggi per l’ennesima volta, o ceduto alle lusinghe della scorciatoia chirurgica, e di questa mancanza di fiducia ti ho chiesto scusa più volte.  L’inaspettata email, senza oggetto, senza testo, una foto allegata, una montagna innevata, un puntino nero indefinito, interruppe il silenzio, risposi in maniera altrettanto ermetica, un semplice punto interrogativo, poi la pioggia delle tue  parole arrivò a lavare via i cattivi pensieri di quei mesi appena trascorsi, parole diverse,   il tuo cambiamento emergeva prepotente tra le righe, aldilà dei contenuti, mentre mi parlavi di lunghe camminate sulle tue montagne, di sveglie all’alba per recarti al lavoro a piedi, gli accordi con la palestra vicina  all’ufficio per poter fare la doccia e presentarti in ordine al mattino, per poi ritornarvi nel dopo lavoro, di quella nuova dimensione che stavi trovando, dimensione che infastidiva parecchio chi sino ad allora ti era stato vicino facendosi forte delle tue debolezze,  e ancora di tutte le volte che avevi riletto le mie email ed i post sul blog,  per trarne forza, odiarmi o sorridere, a seconda dello stato d’animo, scusandoti per essere svanita nel nulla, era necessario dicevi, volevi contare solo su te stessa, alla luce di questi fatti era evidente che avevi rinunciato all’intervento, si, certo, mi avevi odiato per quello che ti dissi allora, eri anche andata all’appuntamento, ottenendo  l’ok da parte dello specialista per poter proseguire il percorso che ti avrebbe portato all’operazione da lì a pochi mesi, ma avevi deciso diversamente,  e mentre scorrevo con gli occhi i vari perché, non potevo free-climbingtrattenere le lacrime al leggere quelle parole dedicate a me, immeritatamente. Rivendicavi orgogliosamente di essere tu quel puntino sfocato nella foto, ritratta durante una delle tue ultime sfide ai monti e a te stessa. Una felicità genuina, da bambino, a leggere tutto questo, era passato un anno da quel primo scritto, ed era bellissimo avvertire il tuo cambiamento, passò diverso tempo prima che parlassimo dei miglioramenti strettamente fisici, dei chili persi e dei trekking sempre più duri che affrontavi con grinta, lo scambio di email riprese vita, tra passaggi di ricette sfizio-dietetiche da me collaudate,  consigli per le tue corsette, sfoghi emotivi da banda larga, l’inizio delle tue arrampicate, nuove sfide.
Mesi così, ed ora a quasi due anni di distanza dallo scontro iniziale, prendiamo accordi per festeggiare la tua prima 5/a, gran bella cosa, a giudicare dalle foto cercate successivamente su Google per emergere dalla mia totale ignoranza in materia. Serve poco per organizzare, quando giunge il messaggio della delfina curiosa che chiede: “ma chi era al telefono?” è già tutto deciso. Qualche giorno dopo Piazza Duomo ci accoglie, confusi tra gli aspiranti maratoneti,  vederti ora con indosso i Salewa e una maglietta  è cosa ben diversa da quella prima foto over size,  ti  individuo solo grazie alla descrizione della valigia, un ciao, un sorriso, non è necessario aggiungere altro, non più bit ma sguardi, 2012-04-12 17.18.00poi un abbraccio per stemperare la tensione, un lungo infinito abbraccio, sento  che inizi a piangere mentre ci stringiamo,  stiamo solo  comunicandoci quello che non abbiamo mai scritto, ma arriva il tempo delle parole, non più scritte, davanti ad un caffè in Galleria, tempo di parole si, ma anche di bilanci, levare trentadue chili da un metro e sessantacinque non è stato facile, ma come dici tu, più che magra, ti piace definirti  Libera, e capisco perfettamente cosa vuoi dire, sei arrivata a capire che quel peso era solo la conseguenza non la causa, che l’unico vuoto che il cibo può riempire è quello tra una taglia di abbigliamento  e la successiva, sei forte ora, lo leggevo prima, ora lo vedo dai tuoi occhi, da quel tuo raccontare il  sereno rapporto con la fatica, il gusto di metterti alla prova, e non posso che ringraziarti per aver voluto condividere con me questo tuo percorso, orgoglioso di quelle mie tre parole che possono esserti state di aiuto, buona fortuna, per tutto!

lunedì 4 giugno 2012

Se prima eravamo in tre...

577528_4087443027091_1313150172_3726386_1317946316_nNo, niente Alligalli, ma qualcosa di ben più serio, era il mattino del 30 Maggio quando un messaggio proveniente da una "ragazza terribile" romana poneva un quesito di non facile soluzione a me e ad un altro amico:

 “Ragazzi buongiorno... Vi scrivo per avere info su un progetto che sta nascendo qui: con gli altri runner del Biscotto di Caracalla, vorremmo inventarci qualcosa per raccogliere fondi pro terremotati.. l'ideale sarebbe una donazione a un paese, una zona dove c'è una gara podistica... Qualcuno di noi ha fatto Crevalcore, credo... Vi scrivo perché siete i contatti più in zona.. Potete darmi indicazioni di luoghi o mettermi in contatto con persone del luogo? Grazieeee”

Nessun merito da parte nostra, solo il piacere di aver visto nascere dal nulla quello che doveva essere  un gesto simbolico e si sta trasformando invece in un vero e proprio evento, sulla cui bontà d’intenti mi sento di spendere l’onorabilità mia e quella del Blog, ora devo solo  trovare qualcuno che corra per me in quella che sarà senz’altro una splendida giornata romana alla quale non potrò partecipare, mentre per la  Maratona di Crevalcore del 6 Gennaio l’appuntamento può dirsi deciso.

Questi i link all’iniziativa:

Per dettagli sulla corsa, (evento su FB)

Comune di Crevalcore, per donazioni a distanza;

E come sempre…buone corse!!

 

giovedì 31 maggio 2012

Ciao!

“il saluto di Bruno The President in uno degli ultimi attraversamenti mi dà la la carica finale, ci ritroviamo insieme, Elio Mario e  Nicola, a me manca poco ormai, loro hanno davanti ancora oltre settanta chilometri” 
 E' un passo dell’ultimo post, quello sull’Abbots Way, doveva avere un seguito, come promesso, invece mi ritrovo qui, solo con le mie parole, a pensare a quella che è stata l'ultima occasione per avere il Suo prezioso incitamento. Un appuntamento fisso nelle gare importanti, ma anche in quelle più “lievi”,  mi ritorna in mente una mia email inviata alla Kino-ML, subito dopo  un trail nei Boschi di Carrega, mail nella quale lo paragonavo ad un folletto, visto il suo continuo inaspettato spuntare da dietro gli alberi , nei punti critici del tracciato, ad incoraggiare e spronare tutti i suoi atleti. Potrei riempire pagine di aneddoti, ma non voglio trasformare i ricordi in un banale "coccodrillo" spero solo che quei principi  nei quali credeva fermamente, e che ci ha trasmesso, ribadendoli anche con forza quando il caso lo richiedeva,  principi come   il mettere lo spirito di amicizia e di collaborazione davanti a tutto, il rispetto di tutte "le imprese sportive"  a prescindere dal risultato, la serietà negli impegni, spero, ripeto, che ognuno di noi li faccia propri, più di quanto già lo siano, ritengo sia l'unico modo per continuare a farlo vivere nei nostri cuori e nei nostri colori.

giovedì 16 febbraio 2012

Corseggiando…

Fantastici questi glaciali  pomeriggi post lavorativi, aria asciutta, cielo azzurro, strade pulite che permettono di  accarezzare l’asfalto in tutta sicurezza,  mentre tutto intorno il bellissimo bianco abbagliante costringe a portare gli occhiali da sole, ogni tanto la piacevole sensazione delle gambe che vanno da sole oltre il ritmo programmato, mentre i raggi ormai obliqui proiettano sul manto candido  l’ombra di quella corsa  sgraziata con quei gomiti stretti magistralmente immortalati dalla matita di un Grande, una postura  retaggio di quel  periodo   lontano nel quale era necessario ombrastabilizzare le masse.

Non c’è alcuna rivalità con la mia compagna di viaggio,  mi accompagna  placidamente seguendo il mio ritmo, una figura nera, nitida, slanciata, grazie all’approssimarsi  del tramonto, attraversa campi e fossi con eleganza, adattandosi al terreno, oggi mi piace pensare che non sia un mero fenomeno ottico, ma un modo per portare con me coloro che in questo momento per motivi diversi devono fare a meno di queste sensazioni, serve pazienza, lo dico senza alcuna superficialità, poi il sole tornerà a splendere alto, le ombre svaniranno e riprenderanno forma.

lunedì 28 novembre 2011

All together now!

Torno indietro! Alle 11:26 di una assolata Domenica mattina, ai piedi della prima vera salita del giorno, KinoBob proferiva tali parole, le prime dal risveglio, fatto decisamente inusuale per lui, come del resto questa rinuncia. Ma come si era arrivati a tale drammatico epilogo? Per poter comprendere questo dramma dobbiamo tornare indietro di due giorni.
Venerdì 11 Novembre, la partenza per l'allegra Kino Gita è prevista per le diciannove, un comodo pullman antistress e salvapunti ci condurrà in quel di Lagundo, a pochi minuti da Merano. Gruppo eterogeneo di atleti delle varie sezioni e vasta rappresentanza di familiari al seguito, questa volta non nel ruolo di rassegnati accompagnatori, come spesso capita durante le trasferte in occasione delle gare, ma di allegri gitanti accorsi al presidenziale invito "All together now!". Dopo aver fatto fischiare un pò le orecchie agli inevitabili ritardatari si parte, mancano i cori Tirolesi promessi da Alex ma non regna senz'altro il silenzio tra le file dei passeggeri. La prima tappa è in autogrill, quasi nessuno ha fatto in  2011-11-11 21.39.15tempo ad organizzare un pigiatino per la trasferta quindi siamo costretti a sperimentare la nouvelle cousine autostradale, pezzo forte il "Capo Verde" dal raffinato gusto polimerico... Molto meglio il ristoro improvvisato dai più previdenti in un tavolino dell'area esterna: a malincuore ci tocca degustare un delizioso salame casalingo accompagnato da lambrusco e Parmigiano di collina, prima di riprendere i nostri posti.
Con lo stomaco pieno anche la strada scorre più veloce e ben presto l'inconfondibile stile architettonico, più del paesaggio, ormai celato dal buio, ci annuncia che siamo prossimi alla meta, Alex prende dunque  il posto del navigatore satellitare e guida capitan Francesco tra le vie del piccolo centro sino al parcheggio dell' Hotel.
Vista l'ora tarda procediamo rapidamente al disbrigo delle formalità alla reception, che invadiamo con sacche, ski roll e bastoncini suscitando la curiosità dei componenti di un'altra  vivace comitiva con età media prossima alle tre cifre, che si informano divertiti sui nostri insani propositi. Saremo divisi tra stanze in albergo ed alcuni appartamenti, entrambe le sistemazioni si riveleranno decisamente al di sopra delle aspettative, l'albergo moderno e curatissimo, sauna a disposizione, gli appartamenti arredati e rifiniti con gusto veramente raffinato in un sapiente mix tra tradizione e futuro, il fantastico giardino con un particolare "stagno balneare" che fa da coronamento all'ampio piazzale utilizzabile come solarium. A completare il tutto una modernissima sala comune, una cantina da favola ed una cucina professionale  con tanto di cella frigo, il tutto a nostra completa disposizione. A metà strada tra le due sistemazioni, il ristorante di cui usufruiremo solo per la colazione.
L'esordio podistico in questa trasferta è il trasferimento dalla reception al nostro albergo: sapientemente guidati dal Re dell'orienteering riusciamo a perdere le tracce del receptionist che guida il resto della comitiva e ci troviamo così a vagare con bagagli e due casse di lambrusco tra le vie del paese ormai deserte. Dopo vari giri a vuoto raggiungiamo  faticosamente la coda del gruppo e, liberi da pesi, ci rechiamo, per conciliare il sonno a degustare una filtrofiore della Forst.
Il risveglio è da cartolina, giornata fantastica, neanche una nuvola, aria frizzante, il paesaggio si rivela ora in tutta la sua bellezza, per cui dopo una ottima ed abbondante colazione,  un veloce cambio d'abito con l'aggiunta di un un tocco di classe ad opera di Bob: i pettorali da gita marchiati Tartufo Trail. 
DSCF3468Studiato il percorso e presi accordi con autista e camminatori per le tappe intermedie, partiamo decisi verso l'alto, basta il primo chilometro un pò intenso per demolire il mito della colazione proteica a base salmone, il suo fautore arranca in salita con la fronte imperlata di sudore freddo mentre le proteine nobili si dibattono nel suo stomaco, e continueranno a farlo per un bel pò. Passiamo tra frutteti carichi di mele  e vigneti dalle foglie ormai colorate d'autunno come del resto tutto il bosco nel quale ci addentriamo, sentieri ben curati e molti camminatori che ci osservano come marziani chiedendosi quale gara ci fosse in programma per la giornata, i primi del gruppo ricevono persino applausi, il passo è groupabbastanza spedito ma ad intervalli regolari si rallenta in modo da non distaccare chi non ha voglia di sfiancarsi. Arriviamo al primo pit stop in anticipo sui tempi, il pullman tarda ad arrivare e per evitare di farci ibernare da una leggera brezza siam costretti a cercare riparo sotto la pensilina della fermata dell'autobus, non trovo le parole adatte per descrivere lo sguardo dell'autista alla vista del variopinto kinogruppo. L'arrivo di Capitan Francesco fornisce il necessario supporto logistico, quindi si può ripartire, direzione sempre e comunque verso l'alto, è  difficile resistere alla tentazione di fermarsi continuamente per fotografare ogni singolo scorcio di paesaggio, la soluzione è una sola, scattare al volo sperando nella buona sorte.
Il luogo scelto per la seconda sosta è il solarium di un ristorante (chiuso), qui troviamo un giovanotto settantenne arrivato con la sua mb, tra una chiacchiera e l'altra ci fornisce una mappa dettagliata di tutti i sentieri dei dintorni, poi una volta riposati alcuni decidono di restare qui a crogiolarsi al sole, mentre la sezione maistanchi parte per l'ultimo strappo verso i 1900. Sentieri sempre più impervi e pendenze severe, ma bellezza sempre pr2011-11-12 10.54.34oporzionale alla durezza dell'impegno, arriviamo al giro di boa con grande soddisfazione, il momento sarà magistralmente immortalato ad opera del Presidente in un perfetto autoscatto nonostante i sarcastici commenti sull'efficacia dell'inquadratura da parte dei soggetti: saremo puniti con la mancata distribuzione del prezioso fotogramma sino a data da destinarsi. 
Ritorniamo sui nostri passi sino al solarium, qui il gruppo si divide ancora, alcuni scelgono di ritornare percorrendo la via dell'andata, i soliti maistanchi, compreso il sottoscritto optano invece per la via più lunga, inutile dire che la scelta si rivelerà quanto mai azzeccata. Uno splendido sentiero a mezzacosta, a volte un pò esposto ma sempre con ampi margini di sicurezza, discese, ruscelli e cascatelle mentre sulla nostra destra le case laggiù in basso appaiono ancora piccolissime. Intanto, il fisico, provato dallo sforzo protratto nel tempo richiede urgente integrazione, così, solo per esigenze energetiche, effettuiamo un breve pit stop ai tavoli di un bar ristorante per un rapido rabbocco di malto allo stato spumeggiante.   Ritemprati, ci rilanciamo nella discesa, riesco persino a stupire Bob che mi vede seguirlo senza indugio, forse merito dell'integratore appena ingerito? Sarebbe un'ipotesi da valutare, intanto il dislivello viene pian piano divorato e guadagnomo infine la quota di partenza, la prima vera giornata trail è finita, ora ci aspetta il Trail  gastronomico autogestito. Il tempo di una rapida doccia e il gruppo speciale reintegrazione formato da the President nell'esercizio delle sue funzioni, Alex Ministro della gastronomia locale, Nic in qualità di sommellier, Davide ed io... portaborse; conduce il gruppo il solito Capitan Francesco, anche se a dire il vero, andare a far la spesa con un pullman da trenta posti non è il massimo nè sotto il profilo della facilità di parcheggio nè sotto quello ecologico.
"Saccheggiati" il supermercato e una pasticceria si torna "a casa" con un ricco bottino pronti a metterci all'opera.
2011-11-12 20.27.51Alle diciannove in punto si aprono le danze in cucina, gruppo ristretto che trova subito affiatamento tra i fornelli come sui sentieri, si parte con la preparazione di diversi taglieri con speck (anzi...schpeck) e formaggi, mentre i due chili di crauti si avviano a diventare un gustoso contorno per i vari tipi di salsicce di cui non ricordo il nome tipico, da proporre all'esigente clientela che attende in sala. Per ultimi...i primi, un tris comprendente gli immancabili canederli: trenta piatti preparati conditi e serviti a tempo di record, un'efficienza degna del miglior ristorante, ora ci si può finalmente sedere a tavola.
In sala l'atmosfera è calorosa, merito anche del Pinot nero, una volta placata la fame l'attenzione si sposta sul campanilismo di sezione che vede protagonisti trailers e podisti vs. triatleti, il dibattito verte su argomenti squisitamente tecnici, quali i vantaggi della depilazione o l'abbinamento dei colori nell'abbigliamento da gara, entrambi irrinunciabili per i trix, a dire il vero la conversazione, sempre più 2011-11-12 21.56.06animata, tocca vette molto più elevate ma irripetibili, finendo in una sfida podistica per il giorno successivo, i dettagli vengono pacatamente discussi davanti ad una fetta di "Schtrudel" ed "un" bicchiere di Nocino, entrambi ottimi. La serata prosegue "ad eliminazione" con gli irriducibili che spendono le ultime energie davanti ad un bis di speck e formaggi, poi la stanchezza vince e si va tutti a dormire.
La mattina successiva a colazione la prima sensazione è quella di trovarmi sul set di "Risvegli", l'unico interesse  capace di scuotere lo stato catatonico dei commensali è il tentativo di individuare tra gli ospiti, il padre di Ken, che qualcuna asserisce di aver incontrato, ma la ricerca rimarrà senza esito.
La sfida non può aspettare, tutti pronti alla partenza con un entusiasmo in stile tardissimo Luigi XVI, di comune accordo decidiamo per un percorso soft, con dislivello limitato, per quanto possibile in questo territorio. Scorrazziamo per piste ciclabili ma tutte le strade...portano in alto, ed è ai piedi dell'ennesima salita che si consuma il dramma citato all'inizio! Ma non è finita, mentre Bob torna mestamente all'albergo il portabandiera dei triatleti, nome d'arte "Gamba Glabra" prende coraggio ed inizia ad aggredire con leggiadra impudenza il pendio, incurante del cauto passo del resto della comitiva: la Digos è ancora alla ricerca del luogo esatto dell'esplosione, imputata ad incolpevoli separatisti! DSCF3505 Devo dire che anche il resto del gruppo, me per primo, ha conosciuto giorni più briosi, però è una ulteriore occasione per scambiare due parole con molti che sino a prima di imbarcarci in questa avventura erano rappresentati solo da una @ nella mailing list e avere la conferma di quanto "trasversale" sia questa nostra passione.
Nonostante tutto portiamo a casa un divertente allenamento, già osservo il paesaggio con nostalgia, consapevole del fatto che tra qualche ora anche una semplice salita tornerà ad essere utopia. Ma non è il caso di deprimersi, il programma prevede una immancabile tappa presso uno dei ristoranti Forst, tutti sotto la doccia dunque, l’appuntamento è irrinunciabile e oltremodo necessario viste le energie spese e la fame da da lupi.  Carichiamo armi e bagagli, direzione Merano centro, bellissima città che non avevo mai visitato, il ristorante che ci accoglie è un’altra piacevole sorpresa,  superfluo DSCF3529 dire che le pietanze e le bevande scelte non siano elencate tra gli alimenti consigliati per un pre gara, sia pur poco impegnativo, conversazioni in allegria  condite da birra, stinchi e costine, una sublime Creme Brulè sancisce l’ora della partenza. Il toto-atmosfera-ritorno prevedeva due ipotesi su cui scommettere: A) grande cagnara, canti e balli Tirolesi e cori sguaiati;   B) catalessi generale con sporadici segnali di attività celebrale.

Il risultato è un  “B” secco, c’è persino chi si rifugia nella lettura con lampada frontale, la stanchezza ha il sopravvento, tra un pisolino e l’altro tiro le somme di questi tre giorni e, oltre a sorridere mentre i vari momenti passano per la mente,  non posso non ringraziare chi mi ci ha letteralmente tirato per i capelli, oltre chiaramente agli artefici dell’evento che sicuramente hanno speso in tempo energie e pazienza molto più di quanto hanno lasciato intendere, un bellissimo risultato, merito della disponibilità di tutti, compresi gli unici due bambini presenti, che oltre ad adattarsi ai ritmi della folle compagnia, ci hanno dato una bella lezione di pazienza e tolleranza negli attimi che hanno preceduto la partenza dall’albergo.  L’arrivo al parcheggio Nord decreta il ritorno alla vita di tutti i giorni, rapidi saluti, molti  probabilmente già con la mente volta all’indomani, mentre un'inaspettata telefonata mi imprime sul volto l’ultimo “cheese” di queste bellissime giornate.

Buone corse a tutti,  anche al Veet-Team!

mercoledì 6 luglio 2011

La valigia sul letto...quella di Connemara

gesti ripetuti centinaia di volte, a volte la sera prima della gara, a volte la mattina stessa a seconda della distanza da casa o dell'importanza della competizione, la maglietta preferita, quella un pò più protettiva, ogni scelta mediata tra comodità, gusto e scaramanzia, poi si passa al pre e al dopogara, quasi d'obbligo sfoggiare la maglia ricordo della gara che più ci ha segnati, gesti semplici, che accomunano qualunque podista, gesti semplici accompagnati ogni volta da emozioni e ricordi legati quasi ad ogni capo. Ma questa sera per te sarà diverso, la scelta è obbligata, necessariamente "ristretta" a ciò che hai descritto con giusto entusiasmo mentre insieme a Stefano e Nicola correvamo per i sentieri intorno alla casetta Kinomana in quel di Rivalta, condividendo con noi le emozioni del primo raduno in Nazionale.
Non la solita valigia quindi, non il completo preferito, al ritorno ci racconterai tra le altre cose, di questi momenti, forse tra mille risate, ma penso che tutti noi potremo solo immaginare l'emozione di riporre con cura la maglia Azzurra dentro quel trolley in tinta, vestire il completo ufficiale e raggiungere i tuoi compagni per questa splendida avventura, un viaggio che ti sei strametritata, inutile citare dati e numeri, goditi questi momenti, tutti noi , Kino e non, saremo lì tra le colline ed il vento di Connemara a tifare per te e per tutti voi, mentre il tifoso principale ti aspetterà all'arrivo, ha promesso un sms in real time, spero mantenga la parola!
In bocca al lupo Katia!
FORZA RAGAZZE/I!

martedì 21 giugno 2011

Ricordi di mezz'agosto...

Sassari 15 Agosto 2010, ore sei, ho già corso. Sorseggio il secondo caffè sul divano mentre la luce che irrompe dalla vetrata preannuncia un'altra giornata da mare, mare che oggi lasceremo a "sos istranzos", ci aspetta una bella giornata in altro luogo, in uno dei più bei Cuori che battono nella mia Isola. Strade deserte, pochi sorpassi mentre percorriamo i centocinquanta chilometri scarsi che ci separano dalla meta. Strade dapprima ampie e scorrevoli, poi sempre più tortuose, contorte. Protetti dal condizionatore ci godiamo il paesaggio che cambia continuamente, campi riarsi dal sole, bestiame che si abbevera in qualche laghetto collinare, poi le prime sugherete, i lecci, i balloni di fieno e il secco dei pascoli lasciano spazio ai boschi, rinunciamo volentieri al fresco artificiale per poter aprire i finestrini e lasciare che insieme al calore arrivino le mille essenze distillate dal sole e sapientemente amalgamate dal vento, chi ha avuto occasione di avere la pelle accarezzata da questo brezza e i sensi deliziati da questi profumi sa bene di cosa parlo, probabilmente il solo pensiero basterà a provocare un vero e proprio deja vù olfattivo. Il tempo scorre veloce, come la strada, in due ore scarse siamo a destinazione nel paese già in festa, e non da oggi, ma oggi sarà il clou, percorriamo lentamente il Corso tra "giovani della leva" che offrono gli ultimi biglietti della lotteria e cavalieri che iniziano ad addobbare i cavalli per la processione, tutti sono in fibrillazione, è La Festa, la più importante dell'anno: è la Festa dell'Assunta, ci troviamo ad Orgosolo. Il nostro amico ci viene incontro nel punto prestabilito per guidarci tra divieti e strade chiuse per l'occasione, sino a casa sua, dove parcheggio la macchina lasciando all'interno dell'abitacolo ... tutte le remore alimentari da maratoneta! E' una giornata speciale per me che apprezzo particolarmente queste occasioni, non solo per il piacere di passare una giornata con delle persone alle quali mi lega una amicizia che non ha mai avuto bisogno di molte parole e la comunanza di idee riguardo il lavorare "fuori" come si dice qua (o là?), ovvero "in continente", e qui permettetemi di divagare un pò da questo clima festoso: lasciare il luogo in cui si è nati e cresciuti non è mai piacevole, che lo si faccia per scelta o per necessità non importa, il risultato è sempre lo stesso: una sensazione di distacco, di mancanza di quotidianità, affetti, voci, odori, rumori e quant'altro, tuttavia non lo ritengo un motivo valido né per rifiutare ogni occasione che la vita ci offre, né per non andarla a cercare, né tantomeno per regredire, isolarsi da ciò che ci circonda e vivere di ricordi, in una bolla artificiale, nella falsa convinzione che il proprio "cortiletto" natio sia l'unico posto al mondo dove la vita valga la pena di essere vissuta, un atteggiamento che è l'anticamera dell'eterno accontentarsi e del piangersi addosso, un atteggiamento che odio profondamente, in maniera pari a quello di chi viceversa rinnega le proprie origini e disprezza le tradizioni credendo così di apparire di mentalità più aperta ed acquisire la qualifica di uomo di mondo, "senza aver fatto nemmeno il militare a Cuneo". Ma torniamo alla Festa, sarebbe facile ed ovvio dilungarmi con la descrizione minuziosa della mattina passata tra i boschi del Supramonte, della bella bevuta in compagnia di perfetti sconosciuti davanti a quella sorgente dove l'acqua ghiacciata che sgorgava dalla roccia era utilizzata esclusivamente come "liquido refrigerante" per le bottiglie di ottimo vino che vi erano immerse, o del pranzo a base di ogni tradizionale ben di dio, sia solido che liquido, consumato tra risate ed aneddoti vari. Dicevo torniamo alla Festa, (le maiuscole extra sono volute, non errori), si avvicina il momento di farci avvolgere totalmente da quel clima di sacro e profano che caratterizza questi eventi, con un motivo in più: questa, a proposito di tradizioni, sarà la prima partecipazione del piccolo Giovanni, non solo con il tradizionale costume, ma a cavallo, anche per il prossimo fratellino sarà la prima partecipazione, ma ancora non può saperlo, questo post è soprattutto per loro. Inizia la vestizione, solo un gioco per lui, nessuna imposizione, mentre fuori nel cortile noi aspiranti palafrenieri ci dedichiamo al resto. Emozione palpabile da parte dei genitori e da parte nostra mentre il protagonista divertito si atteggia da divo, presentandosi all'uscita del cortile con fare da attore consumato. Un pò di difficoltà a sistemare il prode cavaliere sul destriero, non si può certo pretendere che sia lui a condurlo, avrò l'onore di accompagnarlo in questa sua prima uscita, insieme al papà chiaramente. Eccoci pronti a dirigerci verso il piazzale della chiesa dalla quale partirà il corteo. Attraversiamo le vie del paese ora stracolme di persone provenienti da ogni parte del mondo, tagliamo per i vicoli evitando di percorrere il tragitto della processione dove la folla è già assiepata a bordo strada per assicurarsi i posti dai quali si godrà una migliore visuale, tanti i meritati complimenti al cavaliere, che raggiungono l'apoteosi al momento dell'ingresso nella corte della chiesa, quando viene praticamente "assalito" dai numerosi fotografi, professionisti e non. All'interno della piccola chiesa stracolma intanto si svolge la funzione religiosa al termine della quale il simulacro della Vergine sarà portato in processione per il paese, momenti di gloria per il cavaliere, poi la funzione religiosa termina, si parte, ci accodiamo in posizione un pò defilata per stare a distanza dai cavalli troppo nervosi, anche qui Giovanni continua a suscitare l'entusiasmo sia dei dei turisti che dei locali, ma la giornata torrida ed il vestiario non proprio estivo iniziano ad infastidirlo quindi dopo un altro breve tratto ci dirigiamo verso casa staccandoci dal corteo, al quale torneremo ben presto da spettatori per assistere alle "pariglie" ma questa per quanto spettacolare, è cronaca comune. La serata si conclude, inutile dirlo, davanti alla tavola imbandita, all'aperto, tra i commenti sulla giornata appena trascorsa, ma è giunta l'ora di ripartire verso casa, rifiutando con fatica e anche con dispiacere le offerte di ospitalità per la notte, i giorni purtropppo son contati e gli impegni numerosi, ma queste ore appena passate serviranno a scaldare il cuore durante il freddo inverno.

venerdì 18 marzo 2011

Le gare che vanno oltre...

Busana, Appennino Emiliano, un paese del quale probabilmente non avrei mai sentito parlare se non fosse stato per Beppe, il racconto di una delle sue gare, l'Ecomaratona del Ventasso iniziò a rimbalzare tra i miei neuroni portandomi a ripetute visite al sito, tra curiosità e timore, sino al momento in cui scaricai la scheda di iscrizione e decisi di inviarla, accettando la sfida, era il il 2009 e sino ad allora la mia scarna esperienza podistica era limitata a poche bituminose gare, non avevo neanche idea che esistesse un mondo parallelo dove si scorrazzava allegramente tra boschi e valli, ma soprattutto monti...peraltro divertendosi parecchio!
Paesaggi spettacolari, dure salite, una su tutte il Il famigerato "Tirone", discese a rotta di collo tra sassi e fango, questi erano gli elementi caratteristici della parte "corsa" del racconto, ma a colpirmi ancor di più era stato l'entusiasmo nel descrivere il senso di accoglienza, di festa, di ospitalità da parte dell'intero paese prima, durante e dopo la gara, e proprio di questo voglio parlare.
Tolto il mero gesto atletico, la prestazione cronometrica più o meno "prestigiosa" o soddisfacente che cosa resta di una gara, soprattutto nel trail? I luoghi senz'altro, paesaggi legati indissolubilmente a momenti di fatica, condivisi a volte con un amico, altre volte con sconosciuti, sconosciuti sino ad un attimo prima, perchè la fatica unisce, altre ancora vissuti in solitaria come una personalissima sfida, e poi cos'altro? La sensazione di essere accolto e considerato come una persona, non un numero da esibire per dare prestigio alla manifestazione ma il più prezioso degli ospiti e questo sia per il vincitore che per l'ultimo arrivato, anch'esso vincitore. Su strada la gara che più mi ha trasmesso queste emozioni è stata la Maratona di Reggio Emilia, ma Busana è veramente un altro mondo, una manifestazione nata dal grande amore per questi luoghi da parte di Rosi e Vincenzo e di tutto il paese, come scrissi nel report della mia prima partecipazione : "I primi passi mossi per il paese confermano immediatamente quanto letto nei vari resoconti dei partecipanti, vengo avvolto da una atmosfera di sincera cordialità evidentemente priva di qualunque motivazione mercenaria, non è necessario leggere i cartelli o chiedere informazioni, il personale dello staff quasi mi accompagna per mano, si respira aria di casa, l'accoglienza tipica e sempre più rara dei luoghi dove ancora i rapporti umani resistono come base del vivere quotidiano".
Un'atmosfera che colpì profondamente anche gli amici mai annoiatisi durante le ore di attesa (gente assolutamente fuori dal mondo della corsa) e che sperano di poter passare al più presto un'altra giornata come quella, ricordo che paragonarono il ristoro finale ad un banchetto nuziale, stupiti sia dalla cortesia di tutti, che dal fatto che Rosi e Vincenzo, i "genitori" di questa manifestazione passassero tra i tavoli per sincerarsi che tutto procedesse nel migliore dei modi.
La seconda partecipazione, nel 2010 fu una naturale conseguenza e confermò tutte le impressioni, in quella occasione una modifica al percorso aggiunse ulteriore dislivello consentendoci di arrivare sino alla cima del Monte Ventasso, ulteriore fatica, altrettante emozioni da ricordare, la mia immagine stravolta, a pochi metri dalla croce, è uno scatto motivazionale a cui faccio ricorso nei momenti di fiacca.
Ora il modulo per l'iscrizione all'edizione 2011 è già sulla scrivania, aspetta solo di essere spedito, nessun dubbio, l'ho ritirato in occasione della Maratona di Reggio Emilia, quando dopo una chiacchierata con Rosi le chiesi il permesso di pubblicare sul blog quello che considero il più bello degli "attestati di partecipazione" un post pubblicato da Lei e Vincenzo su Spirito Trail e che finalmente condivido.
Grazie a Rosi e Vincenzo.
Cari tutti, oggi Vincenzo ed io eravamo sul Ventasso e lì vi abbiamo pensato tutti. Era una giornatina così fresca da tenere una maglietta sulle spalle e un nitido che si vedeva tutto ovunque. Il nostro pensiero è andato a voi, amici del Ventasso, che su e giù per questi boschetti e pratine e radure avete sudato e dato la pelle. A tutti voi, tutti in maniera indistinta e puntuale va il nostro pensiero più caloroso. Vi penseremo quando scorazzeremo lungo i sentieri del Ventasso e avremo di voi un ricordo davvero familiare. Ecco, forse è proprio questa la parola giusta. Al Ventasso siete tutti un po' di casa, così si finisce per ricordarvi anche quando non ci siete. Saremo di nuovo in Ventasso, all'Oratorio di S.Maria, Domenica 25 Luglio, per la grande festa che si tiene sul monte da almeno duemila anni. E' una festa strana, perchè la festa è il solo fatto che tutti pranzano su al monte e stanno insieme. Per chi non la conosce è una festa strana, ma per chi ama il Ventasso è una festa di incontro, di ritorno, dove ci si saluta, si parla di chi non c'è più e si sta insieme. Insomma roba oggi introvabile in una società poco abituata all'incontro. Noi saremo su, domenica, con tutti quelli dei paesi vicini. Se qualcuno di voi vorrà passare di là sarà il benvenuto in una festa...che non è una festa...è una comunità che si ritrova in cima al Ventasso. Un abbraccio ancora a tutti Vincenzo e Rosi

lunedì 17 gennaio 2011

Panem et circenses.

Ho sempre voluto limitare gli argomenti del blog alla corsa o a qualche raro post dedicato a persona speciali, e sarebbe stato sicuramente meglio iniziare il 2011 con un bel resoconto di una gara o di un allenamento particolarmente riuscito, ma questo lunedì mi risulta proprio indigesto.
A pochi giorni dal referendum che ha sancito di fatto il ritorno ad un clima da rivoluzione industriale, tutti i protagonisti nel bene e nel male sono tornati nell'oblio, a qualcuno di loro farà senz'altro comodo, alla maggioranza un pò meno.
Questo tempestivo scoppio dell'ennesimo scandalo pruriginoso mi ricorda il classico trucchetto da ladri di mezza tacca: uno ruba una caramella facendosi inseguire dal negoziante e nel frattempo il complice svuota la cassa! Ora lungi da me l'idea di equiparare i ben noti fatti ad un furto di caramelle, ma la mia sensazione è quella che si tenti di trasformarci nel bottegaio di turno, e la cosa triste è che ci stanno riuscendo alla grande. Un'opera iniziata non certo l'altro ieri: il referendum ed i relativi accordi li ritengo a questo punto solo una formalità burocratica giunta al culmine di anni ed anni spesi a creare generazioni senza memoria, senza cultura, senza curiosità nè per il passato nè per il futuro, più interessati all'apparire e all'avere piuttosto che all'essere. Chi dissente, e per fortuna non sono pochi, si cerca di relegarlo ai margini, la cultura non è più vista come un bene prezioso, come mezzo di riscatto sociale: non la si può acquistare, questo basta per giudicarla inutile e senza cultura, senza curiosità, non può esistere senso critico, si è destinati a cadere nei tranelli dell'arte oratoria del ciarlatano di turno,.
Ha detto bene ieri Susanna Camusso intervistata da Lucia Annunziata, non ricordo le parole esatte ma il senso era questo: "in questi ultimi anni ci hanno fatto credere che avremmo lavorato tutti nella finanza o comunque tra gli agi, che il lavoro manuale, fatto di fatica e disagi sarebbe scomparso, ma non è così" Infatti, si è smesso semplicemente di parlarne, rendendolo di fatto inesistente, tranne qualche breve apparizione quando qualche esponente della categoria decide inopportunamente di aggiungersi alla lista delle "morti bianche".
Ma la responsabilità di questo è dovuta anche ad anni di disinteresse sia dei sindacati che dei rappresentati verso i cambiamenti che avvenivano sia nella società che nel mondo del lavoro stesso, anni passati a vivere come da titolo, in pieno stile "panem et circenses" in una realta a mio giudizio magistralmente descritta nell'articolo di Massimo Giannini eppure nonostante tutto, alla luce dell'esito del referendum non vedo grande preoccupazione neanche tra la stragrande maggioranza dei miei colleghi , quasi il fatto non li riguardasse, tutti molto più interessati a fantasticare sulle prodezze erotiche della rubacuori di turno, allora visto che, come ci dicono, c'è la crisi, direi pure di rimuovere direttamente il primo elemento del titolo, a vantaggio del secondo... Giovenale a suo tempo è stato troppo generoso.
Scusate se vi ho annoiato!

giovedì 4 novembre 2010

artisti & Artisti.

E' una Domenica di Settembre del 2002. Ad Arzachena, tornata alla normalità dopo il caos estivo, (siamo in piena Costa Smeralda) è una giornata importante: si festeggia il Santo Patrono ed il paese è in fibrillazione tra riti religiosi e manifestazioni di contorno che dovrebbero culminare con l'atteso concerto di Raf.
Dico dovrebbero perchè a poche ore dall'evento il cantante dà forfait, si sussurra per motivi di cachet e la cittadinanza si ritrova con la parte pagana della festa priva dell'attrazione principale. Il caso vuole che da qualche tempo risieda qui una persona che con la musica ha una certa dimestichezza, e che, su richiesta o volontariamente, questo non si sa, (ma comunque GRATUITAMENTE) si offre per tamponare "la falla" salendo sul palco e regalando ai fortunati presenti un evento indimenticabile, in anteprima mondiale!
Decisamente un artista con la A maiuscola.

lunedì 1 novembre 2010

Notturno Veneziano

Era un sabato di Ottobre, il 23 per la precisione, i misteriosi protagonisti della nostra storia si erano dati appuntamento a Venezia, centro maratona, in modo da confondersi con i comuni podisti arrivati fin lì da ogni dove, ma ogni tentativo di mimetismo era crollato davanti al malcelato entusiasmo, ed i Nostri in breve presero possesso dell'Expo suscitando curiosità e sguardi perplessi tra foto di gruppo e caciara divenendo in breve la vera attrazione della serata.
Poi, una volta espletate le formalità ed aver accontentato un maratoneta in pensione che a tutti i costi voleva esser fotografato al loro fianco, il gruppo si divise, ma il nocciolo duro si sarebbe poi ritrovato per il rito propiziatorio da svolgersi presso il tempio scelto ad arte dal nostro contatto locale. Quindi tutti al tempio, dove, tramite la lavagnetta magica del Master consultiamo freneticamente l'oracolo meteo per l'indomani, ma le infauste previsioni ci spingono a rifugiarci nel cibo, così, in questa notte uggiosa del mese di Ottobre, un manipolo di scriteriati distrugge tutte le teorie dell'alimentazione pre gara, chi ordinando pizza e salame piccante, chi un dolce ammazza fegato, chi addirittura non rinuncia ad un bell'amaro iperalcolico, tutte scelte che verranno inaspettatamente premiate la mattina successiva in barba ai nutrizionisti di fama mondiale, mentre la visita pastorale del Bress e del Tosto, venuti da lontano per il solo piacere della compagnia mette il sigillo a questa magnifica serata...il resto è storia nota, per cui lascio la parola alle immagini! (Qui il link all'album!)

mercoledì 20 ottobre 2010

Al volo: una fissazione?

Ne discutevamo nell'ultimo dopogara con Stefano, amico runner mentre ci dirigevamo all'auto : ma questa corsa non è che rischia di diventare una "fissazione"? No ho risposto io, sinchè continueremo a divertirci, ed io mi diverto ancora parecchio! Ma per arrivare a divertirsi alla Domenica è necessario un serio impegno durante la settimana, indipendentemente dai tempi e compatibilmente con le aspettative e gli impegni di ciascuno, il primo obbiettivo dell'allenamento a mio giudizio deve essere quello di poterci permettere di correre nelle migliori condizioni possibili in modo da ridurre al minimo la possibilità di farci male, lasciando alla "sfiga" un campo d'azione il più possibile ristretto, dopo viene tutto il resto, non dimentichiamo che stiamo solo giocando a fare i runner o almeno questo è il mio pensiero, anche se a volte scrivendo sotto l'effetto dell'adrenalina post gara potrebbe sembrare il contrario.
Ora approffittando del giorno libero vado a soddisfare la mia fissazione, buone corse!

sabato 7 agosto 2010

A un amico.

Sentire parlare di Bali in questi giorni mi ha fatto tornare in mente questa immagine bellissima che si ripete ogni giorno probabilmente da millenni: al tramonto, l'ultima offerta agli Dei come ringraziamento per la giornata appena trascorsa, il solito cestino intrecciato a mano solitamente con foglie di cocco o di bambù, all'interno un pò di riso, pezzetti di frutta, si deposita sulla riva, sarà poi l'oceano con l'alta marea a portarlo a destinazione chissà dove, solo la mente di chi lo posa sulla sabbia lo sa, o lo spera, o ci crede, quante cose abbiamo da imparare! Ecco, con lo stesso spirito voglio scriverti queste parole che adesso alla vigilia della partenza si fanno sempre più pressanti.
Gli ultimi ricordi sereni, tre anni ormai: le telefonate insistenti prima delle ferie, mi dicevi "dobbiamo assolutamente vederci, non sei potuto venire al matrimonio e allora festeggeremo di nuovo quando arrivi".
Già, il matrimonio perso per i miei impegni di lavoro, le parole commoventi che terrò per sempre solo per me, pronunciate quando ti dissi che io no, ma Graziella si, lei sarebbe comunque arrivata, raccomandandoti di non dir nulla poichè sarebbe dovuta essere una sorpresa almeno per la sposa.
Poi finalmente qualche mese dopo l'incontro sotto casa mia, voi due dall'altro lato della strada, una espressione indescrivibile nel tuo volto che lasciava trasparire un qualcosa ben al di sopra della semplice gioia per il nostro arrivo, il vero motivo di quella espressione si rivelò immediatamente, appena mascherato dal leggero vestito della tua novella sposa: il mio omonimo era prossimo all'arrivo, ecco la vera sorpresa!
E subito dopo a pranzo, chiaramente uno di quei locali "del momento" che sapevi scoprire ad arte, tutti e quattro, anzi ormai tutti e cinque intorno ad un tavolo tra racconti e risate interminabili, e come poteva essere diverso? Abbiamo avuto la fortuna di trovare due compagne che andassero d'accordo anche più di noi, mentre tu e Graziella... qui ci sarebbe da scrivere un libro, amore odio, cane e gatto, scontri epici, ma un affetto smisurato. Incontri rari ma sempre fortemente voluti, mai banali, ma soprattutto spassosi, da vivere, da rievocare e raccontare agli amici, anni ed anni, prima da soli, poi "ammogliati" che ci faranno sempre compagnia.
Momenti felici seguiti da una nuova partenza, la foto di Filippo appena nato ci raggiunse via email, sembrava uno scherzo, un tuo piccolo bellissimo clone che rimase per mesi come sfondo del pc, sino alla vigilia delle ferie quando impaziente di prenderlo tra le braccia inviai quel messaggio "avvisa il mio omonimo che stanno arrivando gli zii dal continente", la risposta è ancora sul telefonino, a volte mi capita davanti scorrendo i messaggi, mi fa star male ma non riesco a cancellarla (come quel "vi aspetto guagliò" della tua ultima email ): "omonimo avvisato e il babbo ricoverato" diceva quel messaggio.
In quel momento iniziò la fine, le nostre visite all'ospedale quasi quotidiane, da una parte le tue rassicurazioni dall'altra quello sguardo negli occhi di tua madre, sguardo che non ebbe bisogno di essere seguito da parole, riuscimmo a vederci appena due volte, la prima subito dopo l'operazione, al mare, dove conobbi il mio omonimo, e qualche mese più tardi a casa tua, dopo la chemio. Questo significa lavorare lontano, non è certo il mare a mancare, e neanche gli amici, è il senso di impotenza che si prova a non poter stare vicino a chi vorresti in certi momenti, e spero di non aver detto banalità in quelle occasioni, ma di aver contribuito almeno in piccola parte a darti quella forza con la quale hai affrontato la vita sino alla fine, cercando di assaporarne ogni singolo minuto, sino a Maggio, quando la telefonata che non avrei mai voluto ricevere mi ha raggiunto al lavoro, due giorni di ferie strappati con le unghie, la notte insonne a cercar voli su internet, no, non potevamo lasciarti partire senza salutarti, e così è stato, non sei andato via solo, non lo saresti stato neanche senza noi, ma è stato giusto così, per te, per chi ti è stata vicino sino all'ultimo, per il piccolino che si troverà a crescere senza il magnifico padre che sei stato ed avresti continuato ad essere, ne sono sicuro, ed anche per i tuoi genitori.
Arrivo Guagliò, ma non sarà più la stessa cosa!
Ciao!