Sassari 15 Agosto 2010, ore sei, ho già corso. Sorseggio il secondo caffè sul divano mentre la luce che irrompe dalla vetrata preannuncia un'altra giornata da mare, mare che oggi lasceremo a "sos istranzos", ci aspetta una bella giornata in altro luogo, in uno dei più bei Cuori che battono nella mia Isola. Strade deserte, pochi sorpassi mentre percorriamo i centocinquanta chilometri scarsi che ci separano dalla meta. Strade dapprima ampie e scorrevoli, poi sempre più tortuose, contorte. Protetti dal condizionatore ci godiamo il paesaggio che cambia continuamente, campi riarsi dal sole, bestiame che si abbevera in qualche laghetto collinare, poi le prime sugherete, i lecci, i balloni di fieno e il secco dei pascoli lasciano spazio ai boschi, rinunciamo volentieri al fresco artificiale per poter aprire i finestrini e lasciare che insieme al calore arrivino le mille essenze distillate dal sole e sapientemente amalgamate dal vento, chi ha avuto occasione di avere la pelle accarezzata da questo brezza e i sensi deliziati da questi profumi sa bene di cosa parlo, probabilmente il solo pensiero basterà a provocare un vero e proprio deja vù olfattivo. Il tempo scorre veloce, come la strada, in due ore scarse siamo a destinazione nel paese già in festa, e non da oggi, ma oggi sarà il clou, percorriamo lentamente il Corso tra "giovani della leva" che offrono gli ultimi biglietti della lotteria e cavalieri che iniziano ad addobbare i cavalli per la processione, tutti sono in fibrillazione, è La Festa, la più importante dell'anno: è la Festa dell'Assunta, ci troviamo ad Orgosolo. Il nostro amico ci viene incontro nel punto prestabilito per guidarci tra divieti e strade chiuse per l'occasione, sino a casa sua, dove parcheggio la macchina lasciando all'interno dell'abitacolo ... tutte le remore alimentari da maratoneta!
E' una giornata speciale per me che apprezzo particolarmente queste occasioni, non solo per il piacere di passare una giornata con delle persone alle quali mi lega una amicizia che non ha mai avuto bisogno di molte parole e la comunanza di idee riguardo il lavorare "fuori" come si dice qua (o là?), ovvero "in continente", e qui permettetemi di divagare un pò da questo clima festoso: lasciare il luogo in cui si è nati e cresciuti non è mai piacevole, che lo si faccia per scelta o per necessità non importa, il risultato è sempre lo stesso: una sensazione di distacco, di mancanza di quotidianità, affetti, voci, odori, rumori e quant'altro, tuttavia non lo ritengo un motivo valido né per rifiutare ogni occasione che la vita ci offre, né per non andarla a cercare, né tantomeno per regredire, isolarsi da ciò che ci circonda e vivere di ricordi, in una bolla artificiale, nella falsa convinzione che il proprio "cortiletto" natio sia l'unico posto al mondo dove la vita valga la pena di essere vissuta, un atteggiamento che è l'anticamera dell'eterno accontentarsi e del piangersi addosso, un atteggiamento che odio profondamente, in maniera pari a quello di chi viceversa rinnega le proprie origini e disprezza le tradizioni credendo così di apparire di mentalità più aperta ed acquisire la qualifica di uomo di mondo, "senza aver fatto nemmeno il militare a Cuneo".
Ma torniamo alla Festa, sarebbe facile ed ovvio dilungarmi con la descrizione minuziosa della mattina passata tra i boschi del Supramonte, della bella bevuta in compagnia di perfetti sconosciuti davanti a quella sorgente dove l'acqua ghiacciata che sgorgava dalla roccia era utilizzata esclusivamente come "liquido refrigerante" per le bottiglie di ottimo vino che vi erano immerse, o del pranzo a base di ogni tradizionale ben di dio, sia solido che liquido, consumato tra risate ed aneddoti vari. Dicevo torniamo alla Festa, (le maiuscole extra sono volute, non errori), si avvicina il momento di farci avvolgere totalmente da quel clima di sacro e profano che caratterizza questi eventi, con un motivo in più: questa, a proposito di tradizioni, sarà la prima partecipazione del piccolo Giovanni, non solo con il tradizionale costume, ma a cavallo, anche per il prossimo fratellino sarà la prima partecipazione, ma ancora non può saperlo, questo post è soprattutto per loro. Inizia la vestizione, solo un gioco per lui, nessuna imposizione, mentre fuori nel cortile noi aspiranti palafrenieri ci dedichiamo al resto. Emozione palpabile da parte dei genitori e da parte nostra mentre il protagonista divertito si atteggia da divo, presentandosi all'uscita del cortile con fare da attore consumato. Un pò di difficoltà a sistemare il prode cavaliere sul destriero, non si può certo pretendere che sia lui a condurlo, avrò l'onore di accompagnarlo in questa sua prima uscita, insieme al papà chiaramente. Eccoci pronti a dirigerci verso il piazzale della chiesa dalla quale partirà il corteo. Attraversiamo le vie del paese ora stracolme di persone provenienti da ogni parte del mondo, tagliamo per i vicoli evitando di percorrere il tragitto della processione dove la folla è già assiepata a bordo strada per assicurarsi i posti dai quali si godrà una migliore visuale, tanti i meritati complimenti al cavaliere, che raggiungono l'apoteosi al momento dell'ingresso nella corte della chiesa, quando viene praticamente "assalito" dai numerosi fotografi, professionisti e non. All'interno della piccola chiesa stracolma intanto si svolge la funzione religiosa al termine della quale il simulacro della Vergine sarà portato in processione per il paese, momenti di gloria per il cavaliere, poi la funzione religiosa termina, si parte, ci accodiamo in posizione un pò defilata per stare a distanza dai cavalli troppo nervosi, anche qui Giovanni continua a suscitare l'entusiasmo sia dei dei turisti che dei locali, ma la giornata torrida ed il vestiario non proprio estivo iniziano ad infastidirlo quindi dopo un altro breve tratto ci dirigiamo verso casa staccandoci dal corteo, al quale torneremo ben presto da spettatori per assistere alle "pariglie" ma questa per quanto spettacolare, è cronaca comune. La serata si conclude, inutile dirlo, davanti alla tavola imbandita, all'aperto, tra i commenti sulla giornata appena trascorsa, ma è giunta l'ora di ripartire verso casa, rifiutando con fatica e anche con dispiacere le offerte di ospitalità per la notte, i giorni purtropppo son contati e gli impegni numerosi, ma queste ore appena passate serviranno a scaldare il cuore durante il freddo inverno.
MA che bel posto Filippo. Mi è piaciuto molto quello che hai scritto sulle origini e sul vivere sotto una campana di vetro. Concordo in tutto. Un piccolo aneddoto. E' la seconda volta che sento usare il vocabolo palafreniere. La prima ahimè è stata a Palmanova dove c'era un incarico nella caserma dove ho prestato il servizio militare (cavalleria) che si chiamava proprio così.. ah che ricordi :-)
RispondiElimina@Luca:
RispondiEliminaogni tanto divago da corsa e obesità, son contento ti sia piaciuto, è bello giocare con le parole, come vedi a volte basta un solo vocabolo per richiamare alla mente ricordi assopiti, ciao!