Va bene, niente nomi, niente luoghi, come vuoi tu, ma almeno la storia, quella si, sono riuscito a strapparti il permesso di raccontarla, sia pure a grandi linee, e a condizione di fartela leggere prima della pubblicazione, e questo è l’importante, non per narcisismo mediatico, ma solo per aumentare la possibilità che qualcuno di passaggio resti folgorato sulla via di Damasco, che nel nostro caso corrisponde al tragitto che va dal divano al frigorifero, come successe a te, che ora torni tra queste pagine non più da lettrice ma da protagonista, lo hai capito, e queste parole sono qui a testimoniarlo.
La telefonata giunge inaspettata a tarda sera, mi trovo in auto con amici, al ritorno da una spettacolare giornata di corsa tra monti e rifugi, il lasciar squillare a vuoto dà adito a mille fantasiose ipotesi da parte di tutti, ma sarebbe stato peggio rispondere tra orecchie puntate in affettuoso stile Echelon, richiamo appena congedatomi dalla compagnia, la sensazione strana di sentire per la prima volta una voce, pur conoscendo profondamente chi parla, conseguenza di un fitto scambio di corrispondenza iniziato due anni prima, c’è qualcosa da festeggiare, ed è arrivato il momento di farlo, mi dici; si, direi di si, è arrivato il momento.
Tutto iniziò con la pubblicazione del post “Dimagrire di 50 Kg in tre settimane”, Marzo 2010, aprii quell’email, mittente sconosciuto e come oggetto il titolo del post, già immaginando che fosse di qualcuno “sensibile al problema”, prassi abituale, pochi commentano in pubblico, preferendo la via più confidenziale: venni travolto da una quantità esagerata di insulti, a far da corollario ad accuse di insensibilità e razzismo verso chi cercava di dimagrire, inutilmente. Rimasi dubbioso per qualche giorno sul da farsi, tornando più volte a rileggere, diviso tra il cestinarla o il rispondere a tono, optando infine per quest’ultima scelta. Scrissi ignorando gli insulti, ma ribattendo duramente sui punti nei quali mi si accusava di ciò che ho scritto prima, usai parole durissime, ma argomentate, chiusi la mail “urlandoti” che eri arrivata al blog digitando su Google qualche frase attinente al titolo del post, e che questo dava la misura della serietà nell’affrontare il tuo problema, che eri solo l’ennesima persona alla ricerca della soluzione miracolosa e monetizzabile, dopo aver finito il tour dei dietologi, giudicati sicuramente incapaci, unici responsabili dei ripetuti fallimenti, ti salutai dicendoti che quando mai avessi smesso di vomitare accuse e sentenze in stile esorcista, avremmo potuto parlare serenamente. Giorni, settimane, nessuna risposta, sarebbe potuta finire lì, ma un po’ perché non amo le storie sospese, un po’ perché ritenevo di capire cosa si nascondesse in realtà dietro tutta quella rabbia, decisi di prendere l’iniziativa, scrivendoti una seconda mail, con l’intento di rasserenare gli animi, chiaramente a mio modo…
“Gentile Signorina, a seguito della Sua gradita lettera, lusingato e commosso dalle belle parole, ho deciso di offrirLe in via esclusiva uno sconto del 50% sui prodotti della linea Fake Slimming, unica condizione per usufruire di tale fantastica offerta: l’invio di una email con contenuti classificabili di grado inferiore al turpiloquio, cordiali saluti, la direzione, (quella giusta).”
“IDIOTA” fu la risposta. Rincarai la dose scrivendoti che, avendo utilizzato un vocabolo di grado inferiore al massimo consentito, avevi pieno diritto allo sconto, complimentandomi. A vedere il peso in kb della email successiva pensai che ci fosse in allegato un ebook dal titolo “Ti insulto in tutte le lingue del mondo”, invece dapprima un saluto, poi l’ammissione di non esser riuscita a non sorridere al leggere le ultime due email, di seguito un fiume di parole, a rappresentare quello che Mr Gwyn definirebbe un fedelissimo autoritratto. Quanto tempo passai davanti quelle parole? Non saprei dirlo, e soprattutto quante volte mi chiesi: e ora? Si, proprio così, e ora? Che faccio? Ero completamente spiazzato, avevo già avuto decine di contatti tramite il blog, tutte persone in lotta con sovrappesi più o meno feroci, che nella maggior parte dei casi si limitavano a chiedere consigli pratici sulla corsa, ricordo ancora il primo messaggio che diede un senso a tutto questo, quello in cui un mio quasi coetaneo mi comunicava, scrivendomi per la prima volta, che dopo due anni dalla prima lettura del blog ed un anno e mezzo di corsa, si apprestava ad uscir di casa con due bustoni ricolmi di abiti extra large, destinati alla raccolta abiti usati. Le tue parole presentavano invece una situazione ben diversa, mi chiedevi aiuto, senza sapere chi fossi, mi parlavi di una situazione familiare difficile fatta di indifferenza, silenzi ed alcolismo, del tuo percorrere i corridoi dell’ufficio rasentando i muri, cercando di scomparire, di spese ipercaloriche fatte nei paesi vicini, per non dare nell’occhio, del tuo mangiare morigerato, davanti agli altri, seguito da assalti notturni al cibo, del tuo voler essere la persona gradita agli altri, più che essere, semplicemente, mi chiedevi infine se per me fosse stato facile come sembrava. Di fronte a tutto questo, un groppo alla gola, parole che trasudavano una sofferenza che faticavo ad elaborare, chiedevi scusa per la prima lettera, inutilmente a quel punto, era tutto superato. Ti risposi dopo qualche giorno, alcune parole erano solo per te e così resteranno per sempre, no, ti dissi, non è stato facile come scriverlo, la scelta di seguire una linea “leggera” nel raccontare la mia storia era dettata solo dal desiderio di trasmettere la voglia di provarci, ma tu lo sapevi bene, la tua era una domanda retorica, ti invitai a chiedere aiuto ad una persona qualificata, mi dicesti che in pratica le avevi “bruciate” tutte, proprio come avevo scritto io nella prima email, cassetti pieni di diete, ma alla fine ti convinsi a consultare un nutrizionista. Mail sporadiche, mi tenevi informato sia dei tuoi progressi che dei tuoi piccoli fallimenti, ed io nel mio piccolo ti davo coraggio, ti spronavo, soprattutto ti ascoltavo, poi quella frase: “la settimana prossima arriva il grande giorno!” fu in questo modo che venni a sapere che mesi prima avevi chiesto un consulto per un intervento di bendaggio gastrico, il lunedì successivo avresti avuto il primo incontro con lo specialista. Per me fu una grande delusione, rileggo ora le mail che scrissi e le tue risposte, le tengo in background per aiutare la memoria, ti chiedevo di non farlo, mettendoti in guardia su quello che avrebbe comportato, mi rispondevi che una volta risolto il problema peso, il resto sarebbe venuto da se, ti portavo l’esempio di due persone di mia conoscenza, per le quali non era stato cosi semplice, anzi, problemi fisici e psicologici, vita stravolta, no, ti dicevo, non prenderlo come un intervento di chirurgia estetica, è una cosa ben diversa, poi frasi anche dure, una durezza dettata dal fatto che sapevo che a livello fisico non avevi alcun problema, e proprio per questo l’intervento sarebbe stato un fallimento a mio parere, perché, come ti scrissi a chiusura dell’ultima email prima del “lungo silenzio”, riportando una frase di un amico anch’esso coinvolto nel problema…”è inutile dimagrire se si resta obesi dentro!”
Ho parlato di lungo silenzio, si, questo seguì alla discussione, nessuna email, nessuna risposta, oltre sei mesi di vuoto assoluto, deluso, dispiaciuto ed anche preoccupato, avrei dovuto essere più diplomatico? A che pro? Per permetterti di rovinarti la vita con il mio pur superfluo ed ininfluente beneplacito? Ormai era andata così, inutile recriminare, onestamente pensavo che avessi mollato gli ormeggi per l’ennesima volta, o ceduto alle lusinghe della scorciatoia chirurgica, e di questa mancanza di fiducia ti ho chiesto scusa più volte. L’inaspettata email, senza oggetto, senza testo, una foto allegata, una montagna innevata, un puntino nero indefinito, interruppe il silenzio, risposi in maniera altrettanto ermetica, un semplice punto interrogativo, poi la pioggia delle tue parole arrivò a lavare via i cattivi pensieri di quei mesi appena trascorsi, parole diverse, il tuo cambiamento emergeva prepotente tra le righe, aldilà dei contenuti, mentre mi parlavi di lunghe camminate sulle tue montagne, di sveglie all’alba per recarti al lavoro a piedi, gli accordi con la palestra vicina all’ufficio per poter fare la doccia e presentarti in ordine al mattino, per poi ritornarvi nel dopo lavoro, di quella nuova dimensione che stavi trovando, dimensione che infastidiva parecchio chi sino ad allora ti era stato vicino facendosi forte delle tue debolezze, e ancora di tutte le volte che avevi riletto le mie email ed i post sul blog, per trarne forza, odiarmi o sorridere, a seconda dello stato d’animo, scusandoti per essere svanita nel nulla, era necessario dicevi, volevi contare solo su te stessa, alla luce di questi fatti era evidente che avevi rinunciato all’intervento, si, certo, mi avevi odiato per quello che ti dissi allora, eri anche andata all’appuntamento, ottenendo l’ok da parte dello specialista per poter proseguire il percorso che ti avrebbe portato all’operazione da lì a pochi mesi, ma avevi deciso diversamente, e mentre scorrevo con gli occhi i vari perché, non potevo trattenere le lacrime al leggere quelle parole dedicate a me, immeritatamente. Rivendicavi orgogliosamente di essere tu quel puntino sfocato nella foto, ritratta durante una delle tue ultime sfide ai monti e a te stessa. Una felicità genuina, da bambino, a leggere tutto questo, era passato un anno da quel primo scritto, ed era bellissimo avvertire il tuo cambiamento, passò diverso tempo prima che parlassimo dei miglioramenti strettamente fisici, dei chili persi e dei trekking sempre più duri che affrontavi con grinta, lo scambio di email riprese vita, tra passaggi di ricette sfizio-dietetiche da me collaudate, consigli per le tue corsette, sfoghi emotivi da banda larga, l’inizio delle tue arrampicate, nuove sfide.
Mesi così, ed ora a quasi due anni di distanza dallo scontro iniziale, prendiamo accordi per festeggiare la tua prima 5/a, gran bella cosa, a giudicare dalle foto cercate successivamente su Google per emergere dalla mia totale ignoranza in materia. Serve poco per organizzare, quando giunge il messaggio della delfina curiosa che chiede: “ma chi era al telefono?” è già tutto deciso. Qualche giorno dopo Piazza Duomo ci accoglie, confusi tra gli aspiranti maratoneti, vederti ora con indosso i Salewa e una maglietta è cosa ben diversa da quella prima foto over size, ti individuo solo grazie alla descrizione della valigia, un ciao, un sorriso, non è necessario aggiungere altro, non più bit ma sguardi, poi un abbraccio per stemperare la tensione, un lungo infinito abbraccio, sento che inizi a piangere mentre ci stringiamo, stiamo solo comunicandoci quello che non abbiamo mai scritto, ma arriva il tempo delle parole, non più scritte, davanti ad un caffè in Galleria, tempo di parole si, ma anche di bilanci, levare trentadue chili da un metro e sessantacinque non è stato facile, ma come dici tu, più che magra, ti piace definirti Libera, e capisco perfettamente cosa vuoi dire, sei arrivata a capire che quel peso era solo la conseguenza non la causa, che l’unico vuoto che il cibo può riempire è quello tra una taglia di abbigliamento e la successiva, sei forte ora, lo leggevo prima, ora lo vedo dai tuoi occhi, da quel tuo raccontare il sereno rapporto con la fatica, il gusto di metterti alla prova, e non posso che ringraziarti per aver voluto condividere con me questo tuo percorso, orgoglioso di quelle mie tre parole che possono esserti state di aiuto, buona fortuna, per tutto!
complimeti a Libera: la forza ce l'abbiamo dentro, ma a volte è difficile farla uscire e riuscire a VIVERE...
RispondiEliminaFilippo appena ho visto il tuo post mi ha preso un colpo per la lunghezza!
RispondiEliminaPoi incuriosito da cosa avevi di così lungo da raccontarci, mi sono addentrato..
Commosso dal racconto e dalla potenza/dolcezza che trasmette!
Ecco a che serve un blog:
ecco a che serve un blog di una gran bella persona!
Fai i miei complimenti alla tua amica. Io ho perso i miei modesti 12kg nulla a che vedere con l'impresa di LIBERA. Grande anche tu Filippo bravo.
RispondiEliminaLibera, ti lascio un pensiero che un alunno ha lasciato a me: "ho capito che non mollando mai e con un po' di pazienza si può arrivare molto lontano"... continua la tua strada Libera, un percorso che saprai affrontare con la tua forza. Un Abbraccio
RispondiEliminae cmq resta una guerra aperta quella con gli eccessi in genere, detto da un 'amico coinvolto'...... :)
RispondiEliminaVabbé, meraviglioso.
RispondiEliminaNon so cos'altro dire, ho lasciato per strada anch'io un po' dei miei chiletti, ma qua si parla di una strada che è stata percorsa con coraggio e che ha ben poco a che vedere con qualcosa di tangibile e molto con uno spirito che, davvero, si libera.
Un abbraccio a entrambi.
Che storia, che bella storia, a volte aprirsi ad uno sconosciuto è più facile e questo già lo sapevo, ma così... tutto racchiude una forza incredibile, quanto ti può cambiare la vita un giro di mouse, ti stimo Filippo
RispondiElimina@Tutti: saró tornato qui almeno mille volte, a rileggere i vostri commenti, ed ogni volta mi mancano le parole per ringraziare, ma forse é meglio così, che tutto resti sospeso, auguro a tutti Voi di vivere emozioni così intense, non necessariamente derivanti da situazioni così inusuali, é Vita, con la V maiuscola!
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