Oh! Finalmente un post di corsa, dirà qualcuno, invece no, ancora qui a tediare “i miei quattro lettori” con avventure ai margini della corsa, ridotto persino a raccattare parole di Manzoniana memoria.
Già, Maratona di Reggio Emilia, un appuntamento a cui non potevo sottrarmi, pur non potendola correre, o meglio, non volendola correre in maniera "irriguardosa". Dunque per respirare aria di gara, ecco il tour in auto lungo il tracciato, una giornata fantastica, un cielo terso, azzurrissimo, accompagnava i maratoneti, riesco ad infilarmi in coda raggiungendo ben resto i primi podisti, badando bene a non disturbare, cercando di intuire le personalissime traiettorie che ognuno imposta, in base a chissà quali algoritmi, l’emozione di rivedere i luoghi percorsi più volte, in tutte le condizioni, riconoscere la gioia di chi va incontro a se stesso, , riconoscere le espressioni di chi ci crede, e di chi ci spera, o di chi realizzerà a tutti i costi il suo sogno, il rumore dei passi che arriva dal finestrino aperto, che mi fa quasi scalpitare, invidia, una sanissima e stimolante invidia che mi aiuterà senz’altro negli allenamenti. E poi il solito entusiasmo dei volontari, i pacer con i loro variopinti palloncini, con un colore per ogni sogno, colori che dopo il traguardo diverranno un unico grande arcobaleno che farà da gonfiabile e accomunerà tutti: i maratoneti non hanno colore, non hanno tempi, quando corrono dando il massimo, presentandosi senza sottovalutare la Distanza, al meglio delle loro possibilità, questa è la mia idea di Maratoneta, condivisa da molti amici, alcuni dei quali ho avuto l’onore di contagiare con questa passione, la foto che accompagna il post vuole essere un omaggio a chi ci crede fino in fondo.
Poi le strade tra autisti e podisti si dividono, ma la direzione è comune: Reggio Emilia. Arriviamo sotto il gonfiabile appena in tempo per veder sfilare alcuni amici, e apprezzare anche da fuori la calorosa accoglienza che viene riservata a tutti. Gli arrivi si susseguono, confesso che gli applausi sono anche un modo per tenere calde le mani in questa gelida e soleggiatissima giornata, la leggera amarezza per non averla potuta correre è stemperata dall’entusiasmo contagioso di chi riceve la medaglia di finisher. Lady 42 avrà indubbiamente capito che sono ancora innamorato di lei, anzi, credo proprio non abbia mai dubitato, quindi penso di potermi dedicare serenamente ai sogni 2014.
Buone corse!
mannaggia eri li anche tu! L'ho corsa (con il solito crollo orami consueto al 35esimo) e come hai scritto tu era davvero una bella giornata. Colpa mia che non sto aggiornando e leggendo i blog-
RispondiEliminaChe bel racconto Filippo.
RispondiEliminaTi auguro un buon 2014 di gare. E speriamo in qualcuna di conoscerci di persona.
Quello che ho visto dietro le transenne non se se fosse uno da sotto le tre ore o meno..so solo che è uno che riuscirebbe a cominciarla e a finirla questa "lady 42" (cosa poi ci trovi certa gente in questa vecchia ossessionata dal cronometro Dio solo lo sa).
RispondiEliminaFai passar natale....ma alla Dolorosa voglio vederti in armi e pettorale
@Luca:
RispondiEliminaPeccato davvero, mi avrebbe fatto piacere incontrarti, ma capiterà presto ne sono sicuro!
@Claudio:
Grazie Claudio, con i tempi che fai dovrai stare un bel po' ad aspettare :-) A presto, sicuramente alle Terre Verdiane.
@Stefano:
Era solo una persona felice per se, e per il fatto di vedere gli amici divertirsi, quanto al fascino della Lady, lo spazio di un commento è troppo breve,meglio una tavola imbandita e una bottiglia di quello buono, per discuterne con calma, e presto capiterà, è uno dei miei impegni per il nuovo anno!