Va via, nel quasi totale silenzio del Blog, fermo alla gara di Valdigne. Un silenzio immeritato ma non immotivato, è stato e rimarrà comunque per sempre un anno da ricordare, ma anche frenetico, caotico, pieno di successi e cambiamenti, quando nel Dicembre 2011 risposi ad una cara amica che mi augurava “un anno pieno di cose belle” , dicendole: <<alla fine è solo un ennesimo giro di lancette, ma perché negarci una notte di sogni e buoni propositi? D’altronde abbiamo ben 365 giorni di tempo per poterli realizzare…con un pizzico di fortuna!>>, per quanto ottimista, non mi aspettavo certo che finisse così, forse è vero che gli auguri sinceri, proprio perché rarissimi, funzionano sempre, e di questo, Amica ti ringrazio.
Il tempo è ancora tiranno, mi permette giusto di scrivere queste poche righe, e mentre scrivo, leggo con rammarico a fianco del testo, i titoli dei post mai portati a termine, tra i tanti, quello sulla CCC, ed è con quelle parole, scritte sull’onda dell’emozione del momento e mai pubblicate, che voglio salutare quest’anno che va via, mancano le emozioni dell’arrivo, ma lo ritengo un condensato di quello che per me ha rappresentato quest’anno e quell’avventura sul Monte Bianco.
Buon anno a tutti Voi!
Freddo, si, decisamente freddo. Al freddo avevo sempre pensato, ma immaginavo un cielo stellato ed i sentieri rischiarati dalla luce lunare e dalla frontale, invece mi trovo qui, in totale solitudine, un vento gelido che sferza l’aria lanciandomi contro il viso i grossi fiocchi di neve che cadono fittissimi, una costante di tutta la giornata, alternati alla pioggia, a seconda della quota. Il rumore ovattato dei passi, il respiro che li accompagna regolare, non so esattamente i chilometri percorsi, so solo che ora sono molti di più di quelli he restano, incontro due volontari che procedono in senso contrario, mi illuminano con le loro torce e biascicano qualcosa in tono interrogativo, intuisco “dossard” e capisco cosa vogliono, con una manata rimuovo la neve che aveva coperto completamente il pettorale, mi sorridono:
-Alé Filippo! Bene? Bon courage!
-Si bene, bene, merci!
Pazienza per la lente a contatto andata al suolo insieme ad un fiocco di neve (altra lezione per il futuro), o per la borraccia persa che mi ha costretto a centellinare l’acqua sin da metà gara, a questo punto tutto diventa insignificante, c’è ancora tanta strada, tutto può succedere, ma tanto è già successo, e quanto già successo fa volare le gambe al di sopra di questa gelida poltiglia che costituisce il sentiero, ed il pensiero al di sopra di certe idee cattive suggerite da qualche neurone sfaticato, intorno è tutto bianco, so già che questo momento rimarrà indelebile nella mente, sia per il contesto che per i pensieri, occhi lucidi, mentre cerco di far fluire le emozioni dal cuore alla tastiera.
Tutto era iniziato il 20 Gennaio, al lavoro: dal PC di Boldrake, il ns. magazziniere supereroe avevo letto la conferma d’iscrizione a seguito del sorteggio, uno dei 1800 posti disponibili per un numero nettamente superiore di candidati era mio! Avrei dovuto scrivere un post per parlare di quello che era diventato a quel punto l’obbiettivo di stagione, post sempre rimandato ed alla fine rimasto nel solito limbo. Stagione dicevo, iniziata con quella che per me costituiva una necessità impellente, riprendere il feeling con Lady 42, cosa regolarmente avvenuta a Roma, con una cavalcata nel mio tipico stile da metronomo, indipendentemente dal risultato cronometrico, pur non da buttar via!
Qualche mese di preparazione generica e un bel numero di gare trail utilizzate come allenamenti, vista la difficoltà di trovare dislivello dalle mie parti, bei risultati quasi inaspettati, come alla Abbot’s Way, dure lezioni, come all’Oasi Zegna, affrontata in maniera pessima sotto tutti i punti di vista, ma portata comunque a termine, perché ritirarsi senza un valido motivo, (l’unico motivo che ritengo valido è quello di potersi far del male), è fuori dalla mia filosofia. Poi i primi risultati che davano l’indicazione di una forma in crescita, l’Eco delle Aquile, finita al sesto posto assoluto in una giornata dalle temperatura infernale, nella settimana successiva all’Oasi Zegna. Una settimana di scarico, ed arriva l’ennesima accoppiata bisettimanale, Ventasso – Valdigne con un Eco del Ventasso strepitosa, corsa per la prima volta sotto le cinque ore e finita con sensazioni meravigliose, oltre ogni più rosea aspettativa, sensazioni che verranno successivamente confermate dai fatti, seguito da un’ottima Valdigne. E poi? Poi qualche trail breve, prima della discesa in Sardegna, dove, con poco dislivello ma tanti chilometri ho trascorso le settimane prima della partenza, tra scalate al Monte Doglia, doppie “Sassari – Osilo, lunghi quotidiani nell’ordine dei 20K ed una indimenticabile giornata di rifinitura a Porto Ferro, dove tra scatti, trascinamento pesi sulla sabbia, esercizi propriocettivi, ho gettato le basi per una partenza ed un arrivo con il sorriso.
Ed ora che manca poco al via, siamo tutti qui per le vie di Courmayer, pronti a vivere il sogno, nonostante gli inquietanti sms che giungono dall’organizzazione preannuncino una giornata da incubo sotto il profilo meteo. Il sole all’uscita dal traforo dopo il grigio e la pioggia di Chamonix per un attimo aveva lasciato sperare una giornata in stile Valdigne, ma subito dopo i segnali arrivano, inequivocabili. Inizia a piovere sulla bellissima folla in attesa, nessuno sembra farci caso, intenti ad ammirare questo fiume multicolore, multilingue, multiambizioso nel quale siamo immersi. La musica è quella adatta, AC DC, Led Zeppelin, Pink Floyd, alla musica si aggiunge lo speaker per caricarci ancora di più, in tutte le lingue, l’adrenalina sale, ecco le note di Vangelis, si va. Una parata per le vie di Courmayer, tifo da stadio, marciapiedi gremiti di gente che ti urla il suo incoraggiamento, emozioni da groppo in gola, sono uno dei pochissimi senza bastoncini, l’unica cosa a cui devo stare attento per ora è a non farmi infilzare come un pollo, tempo ipotizzato dichiarato all’iscrizione, diciassette ore; tempo desiderato, dichiarato agli amici, under sedici; abbigliamento iniziale: il solito, minimalista, unica concessione: i manicotti e l’indispensabile giacca ultraimpermeabile, che toglierò però dopo pochi chilometri. In spalla lo zaino con tutto il necessario, anche in esubero rispetto alla dotazione obbligatoria.
Si sale subito, prima sull’asfalto, dove decido di disfarmi della giacca, la pioggia non è fitta ed il sudore prevale, poi prendiamo i primi sentieri che si arrampicano più o meno ripidamente, adrenalina, gioia, leggerezza, solo così posso spiegare il mio stato d’animo, le gambe girano senza fatica, mi stupisco anche io quando mi ritrovo al Rifugio Bertone molto in anticipo rispetto alle reali possibilità, breve sosta tecnica all’interno, e all’uscita l’effetto slow motion sulla pioggia annuncia la sua prossima trasformazione in ben altro. Riparto deciso verso il Bonatti, vento e nevischio ma si sta ancora bene, sentieri corribili e pioggia in aumento, decido di indossare l’antivento, raffreddarsi sarebbe un grosso sbaglio che pagherei più avanti……………………………..
Forse un giorno scriverò il finale…Di nuovo auguri, e grazie a tutti!
auguri!!!!!
RispondiEliminaBuon anno Fil! A presto.. ;)
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