lunedì 24 luglio 2023

18a Ecomaratona del Ventasso: cronaca di una legnata epica.

Stanco? Oggi sì.

Ed eccomi puntuale per il tradizionale post  quadrimestrale.
Archiviate negli ultimi mesi sia la Maratona del Lamone che la 50 Km di Romagna, corse entrambe con tanta infamia e poche lodi (come capita sempre più spesso), restava da correre l'edizione del ritorno della mia gara del cuore, ovvero dell'Ecomaratona del Ventasso, giunta per fortuna alla sua diciottesima edizione dopo i dubbi espressi dall'organizzazione lo scorso anno, in cui non solo non fu disputata  ma furono espresse perplessità sul proseguo della vita di questa bellissima manifestazione.
Tali perplessità mi spinsero all'iscrizione immediata, più per fiducia nell'organizzazione che in me stesso. La logica vorrebbe che quando si prende un impegno del genere sarebbe meglio prepararsi con dedizione; ora dal punto di vista chilometrico avevo poco da rimproverarmi, il grosso problema era che l'unica salita percorsa nei mesi che hanno preceduto la gara era stata quella per accedere  al "pistino" della Cittadella di Parma ed a questo si aggiungeva la cronica assenza di corse fuoristrada.

Conscio di tutto ciò  ero convinto di andare ad  affrontare l'impresa guidato da un sano pragmatismo ma ahimè scoprirò a mie spese che in realtà ero stato traviato dallo spirito di Tonino Guerra e da quel suo indimenticabile "l'ottimismo è il profumo della vita!"
Ottimismo e speranze non costituiscono una strategia, personalmente ho sempre azzeccato i miei pronostici cronometrici quasi al minuto, quindi, nel caso della gara in questione, basandomi sui vecchi tempi compresi in una forbice che andava dalle 4:45' alle 5:20 alla luce dello stato di forma, dell'anzianitudine e della mancanza di preparazione specifica mi sbilanciai prevedendo un tempo finale tra le sei ore e le sei ore e trenta.
La foto spoilera, ma voi guardatela più tardi, ora c'è da seguire la gara.

La solita atmosfera descritta più volte (se volete curiosare, ecco alcuni link:(Ventasso 2009   Ventasso2010  Ventasso 2010.1 Ventasso 2011 Ventasso 2011.1 ) la piazzetta gremita, il ritiro pettorali, il saluto con amici che non si vedevano da troppo tempo, i tavoli già pronti per il ristoro finale, adrenalina e risate. L'ora del via arriva presto, la temperatura si preannuncia caraibica, ma non è una novità, il percorso è stato modificato in diversi punti l'impressione è che si vada "giù" molto più che nelle edizioni precedenti, la gamba viaggia bene anche se le caviglie a volte faticano a mantenere la rotta, percorro alcuni Km appaiato a James e Gianluca, vecchie conoscenze, ma quando le salite iniziano a presentarsi,  il ritmo cala, dapprima impercettibilmente, poi lentamente vedo le gialle canotte del Torrile scomparire dal mio campo visivo.
Il tempo scorre e prendo atto dell'ottimistica percezione ma senza alcuno sconforto, non c'è nessun problema fisico, sono una marcata inettitudine, per cui aggiorno il marcatempo celebrale e mi predispongo per finire la gara sulle mie gambe. A parte fatica e prospettiva cronometrica sono momenti fantastici che non provavo da tempo, il rumore ovattato dei passi nei tratti boscosi, spesso accompagnato dal rumore dell'acqua, lunghi tratti in solitudine, i profumi, bellissimo. Esco allo scoperto sul Lago Calomone, c'è da salire sulla cima e dirne che non ne ho è un'eufemismo, incontro il mitico Arnaldo in allenamento per sentieri il quale mi offre di prestarmi i bastoncini ma rifiuto, sarebbero inutili, poi Giuliano ex compagno di squadra, oggi tra i volontari, che non mi fa mancare il suo incoraggiamento.
In un modo o nell'altro arranco sino alla vetta del Ventasso e considerato che la mia gara non è destinata a rimanere negli annali dell'atletica mi concedo uno strameritato riposo sdraiato ai piedi della croce rassicurando periodicamente i volontari sulla mia esistenza in vita.
I volontari, Parola magica in tutte le gare, ma qui ancor di più, un numero esagerato ed un cuore che trasforma la giornata perfetta in un trionfo e la peggiore delle giornate in una festa, a partire dal ritiro pettorali sino al pasta party finale, passando per tutti i ristori con una citazione particolare per i noti "grigliatori"

Ma è ora di rialzarsi, la gara è ancora lunga anche se i tratti più duri sono alle spalle. Alle spalle sì, ma anche "sulle spalle", un bel fardello da gestire, la discesa lungo il crinale è abbastanza agevole si ritorna in breve al cospetto del Monte e da qui in poi, a parte rari tratti nervosi e dal fondo poco adatto a quel che sono oggi, posso corrichiare decentemente.
 Ultimi chilometri, bei tratti di carraia, alcuni attraversati da lunghi solchi fangosi che percorro quasi saltandoci dentro come un bambino, giusto per dare un aspetto di vita vissuta alle scarpe che ho portato qui al debutto, poi il lungo sentiero in discesa verso Busana, ormai il "fondo chilometrico" prevale sulla fatica e riprendo ad andare con relativa leggerezza, infine l'incontro con il bitume sancisce la vicinanza al gonfiabile, arrivano le voci dello speaker, questa volta non ci sarà come nel 2012 il buon Menarini a urlare nel microfono "ecco all'arrivo Filippo Sechi che si precipita letteralmente sul traguardo" e a differenza di quell'anno non mi sono presentato puntuale per l'ora di pranzo ma l'accoglienza è ugualmente calorosa, non alzo le braccia al cielo ma faccio un gesto come per dire "scusate il ritardo", come dissi in tempi non sospetti "il tracciato è comune, il percorso è differente per ognuno". Oggi il mio percorso è stato questo, come ho annunciato nel titolo è stata una sonora legnata che serberò tra  i più cari ricordi in attesa di tempi migliori, insieme alla bellissima chiacchierata finale con James e Gianluca, arrivati con un bel tempo finale e all'ospite d'onore di quel lontano 2012, accuditi sino all'ultimo dalle mitiche magliette  rosse, grazie di tutto, arrivederci al 2024!
Buone corse!

mercoledì 1 marzo 2023

Corsa del Principe e programmi. (Per la terza età)

Il pettorale è come la coperta di Linus, in questi anni si è un po' ristretta per i troppi lavaggi, ma all'occasione dà quell'aiuto, quella spinta in più che manca nelle uscite quotidiane e soprattutto è una valida alternativa quando hai un lungo programmato da consumare tra ciclabili urbane e bucoliche periferie; ecco svelato  l'unico motivo per l'iscrizione alla Corsa del Principe.

Questa era almeno l'intenzione, rivelatasi poi  un pio desiderio.
A parte la condizione, mister meteo ha deciso di comportarsi da simpatico burlone e regalarci dopo settimane di siccità e temperature simil caraibiche  una di quelle giornate da raccontare ai posteri, non davanti al caminetto, ma avvolti nelle coperte termiche. Pioggia battente, vento teso e gelido, temperatura di poco superiore allo zero, insomma le condizioni peggiori nelle quali si possa correre, per fortuna all'avvicinarsi dell'ora di partenza almeno la pioggia è calata d'intensità pur con la promessa, mantenuta,  di accompagnarci per tutto il percorso.
Da inguaribile minimalista dell'abbigliamento mi son dovuto piegare agli eventi e per la prima volta ho utilizzato uno smanicato antipioggia che giaceva nell'armadio da anni, mai utilizzato, e devo ammettere che è stata la mia salvezza, lungo il percorso ho contato diversi ottimisti avvolti nei teli termici, con il fuoco agonistico spento ingloriosamente da Eolo, ma veniamo a me.
Quando corri da qualche annetto e sei un podista realista non hai bisogno di grandi test per conoscere il tuo reale  stato di forma, basta la classica uscita al parco per valutare da battiti e fiato, senza ausilio di sofisticati strumenti il tuo posizionamento nella scala  tapascionica che notoriamente   ha come zero gli esordi e come fondo scala l'impresa dal crono memorabile, (ovviamente solo per l'interessato) spesso realizzata anni addietro; una forbice abbastanza larga nel quale spaziare gioiosamente come in un "Aero gravity".
Attualmente viaggio nel primo terzo di detta scala, per motivi di cui è inutile riparlare, sono partito calmo e tranquillo con il solo intento di portare a termine la distanza e ci sono riuscito anche aldilà delle mie aspettative, almeno muscolarmente, mentre a livello di frequenza cardiaca c'è ancora da lavorare tantissimo, con serenità, considerato che visita e accertamenti hanno escluso qualsiasi causa patologica.
La gara, che ormai conosco bene (negli anni ho corso tutte le opzioni disponibili, tranne la 10K)   si è rilevata la solita certezza, a dispetto della difficoltà che comporta la gestione di un percorso in linea  e in questo caso addirittura con quattro  traguardi in quattro località diverse, servizio di trasporto bagagli, navette verso le partenze e per il ritorno nel post gara, tutto perfetto per quanto mi riguarda.
Un plauso particolare va a chi ha passato la mattinata ad aspettare il nostro passaggio, soprattutto quelli posizionati in tratti deserti ed esposti alle intemperie, e menzione d'onore per coloro la cui presenza era  dovuta per regolamento, a dispetto del meteo, ovvero gli addetti agli spugnaggi, che al limite avrebbero dovuto  distribuire pelli di daino, in tale occasione.
Aldilà di tutto è un altro tassello che va ad aggiungersi ai passi necessari per ritornare in una forma decente, un test Maratona è già programmato per aprile, quasi doveroso vista la cortesia degli organizzatori della Maratona del Lamone che mi hanno "congelato" per lungo tempo una vecchia iscrizione, mentre, proprio nella mattinata di oggi ho, forse incoscientemente, accettato "un'offerta che non si poteva rifiutare" che mi costringerà, non a breve,  a tornar tra boschi e valli d'or, ma di questo parlerò più avanti.
Buone corse e copritevi bene! (quando necessario)

domenica 1 gennaio 2023

L'uomo che sussurrava alla corsa.

Vado a correre! Una frase che quando iniziai la mia avventura sulle strade e sul blog poteva suscitare ammirazione o almeno curiosità, ultimamente  rischia di essere apostrofata con un romanissimo "sticazzi" a causa della  prolungata sovraesposizione mediatica che ha colpito sorella corsa unitamente alla cugina, sora resilienza, e devo dire che durante questa lunga pausa mi sono ritrovato anch'io a pensarlo più volte.
Invece rieccomi dopo un anno continuo di falcate silenziose, è passato tantissimo tempo dall'ultimo post, restano i pessimi ricordi ormai annebbiati e quelli più vividi di una faticosissima ripresa con fisico e mente fiaccati da una lunga inattività protrattasi anche a causa di un esagerato carico chilometrico seguito alla "riapertura dei cancelli", carico che mi omaggiò di una fantastica e persistente fascite, scacciata a suon di riposo ad oltranza.
Mai faticato tanto,  neanche agli esordi, i ricordi di una "forma che fu" sono una pessima compagnia quando ti scontri con una arrancante realtà, ma poi si impara a lasciare l'ego rinchiuso tra le vecchie tracce Garmin e andare incontro alla strada senza grandi aspettative.
Il ritrovare Claudio, altra meteora alla deriva come me ha poi facilitato il compito: uscire in compagnia tra incoraggiamenti e bonari insulti, derive cardiache da schiappe ed  infauste previsioni ha permesso di riprendere una forma forse più smagliata che smagliante, ma pur sempre un'ottima base per poter programmare qualcosa a lungo termine.
Un lungo lavoro di riappacificazione, una strada illuminata anche dai risultati di amici ed amiche che nel frattempo avevano ripreso a pieno ritmo con immutato entusiasmo, giusto qualche esempio, non farò nomi ma si parla di una con un PB da urlo ed una vittoria in una Maratona che era una vera e propria resa dei conti, l'altro con un tempo sulla Lady veramente inarrivabile e poi, "last but not least" (in onore a messer Sangiuliano) la mitica acciaccata che tra un dolore e l'altro continua a inerpicarsi su sentieri e podi, ma anche di chi, fuori dai clamori numerati e numerabili, semplicemente festeggiava un risultato altrettanto importante, forse il più importante.

E io? Dove mi trovo ora esattamente?
Semplicemente mi godo lo spettacolo traendone energia, ho ritrovato il gusto della corsa fine a se stessa, ma senza dimenticare il grande amore per Lady42K che  sono riuscito a riabbracciare in quel di Parma dopo qualche gara "di rincorsa" , terminandola con la sicurezza di aver dato il massimo e di averla preparata con il  rispetto e la dedizione che merita. Il miglior modo per celebrare la forma quasi ritrovata. E per il futuro? Intanto mi dedico a risalire la china dopo che il Covid post maratona (che fortuna) mi ha fatto retrocedere alla condizione di  mesi addietro, poi si vedrà. 
Correrò qualche gara all'anno, ma sicuramente non tornerò a certi numeri, spero invece di riuscire a rinverdire questo spazio dove i numeri sono apparsi raramente e sempre  in posizione defilata, perfettamente in linea con  quello che è sempre stato il mio modo di intendere la corsa, da qui il titolo del post ispirato ad un film che i meno anziani non avranno neanche sentito nominare.
L'unico dubbio è: ci sarà ancora qualcuno a leggere tra queste righe? Spero di sì, ed in tal caso chiedo scusa per la lunga assenza, per la logorrea dilagante,  la pessima impaginazione da smartphone e per l'orario inopportuno. 
Pubblicazione programmata per il brindisi di capodanno.
Buon anno e buone corse!