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venerdì 18 marzo 2011

Le gare che vanno oltre...

Busana, Appennino Emiliano, un paese del quale probabilmente non avrei mai sentito parlare se non fosse stato per Beppe, il racconto di una delle sue gare, l'Ecomaratona del Ventasso iniziò a rimbalzare tra i miei neuroni portandomi a ripetute visite al sito, tra curiosità e timore, sino al momento in cui scaricai la scheda di iscrizione e decisi di inviarla, accettando la sfida, era il il 2009 e sino ad allora la mia scarna esperienza podistica era limitata a poche bituminose gare, non avevo neanche idea che esistesse un mondo parallelo dove si scorrazzava allegramente tra boschi e valli, ma soprattutto monti...peraltro divertendosi parecchio!
Paesaggi spettacolari, dure salite, una su tutte il Il famigerato "Tirone", discese a rotta di collo tra sassi e fango, questi erano gli elementi caratteristici della parte "corsa" del racconto, ma a colpirmi ancor di più era stato l'entusiasmo nel descrivere il senso di accoglienza, di festa, di ospitalità da parte dell'intero paese prima, durante e dopo la gara, e proprio di questo voglio parlare.
Tolto il mero gesto atletico, la prestazione cronometrica più o meno "prestigiosa" o soddisfacente che cosa resta di una gara, soprattutto nel trail? I luoghi senz'altro, paesaggi legati indissolubilmente a momenti di fatica, condivisi a volte con un amico, altre volte con sconosciuti, sconosciuti sino ad un attimo prima, perchè la fatica unisce, altre ancora vissuti in solitaria come una personalissima sfida, e poi cos'altro? La sensazione di essere accolto e considerato come una persona, non un numero da esibire per dare prestigio alla manifestazione ma il più prezioso degli ospiti e questo sia per il vincitore che per l'ultimo arrivato, anch'esso vincitore. Su strada la gara che più mi ha trasmesso queste emozioni è stata la Maratona di Reggio Emilia, ma Busana è veramente un altro mondo, una manifestazione nata dal grande amore per questi luoghi da parte di Rosi e Vincenzo e di tutto il paese, come scrissi nel report della mia prima partecipazione : "I primi passi mossi per il paese confermano immediatamente quanto letto nei vari resoconti dei partecipanti, vengo avvolto da una atmosfera di sincera cordialità evidentemente priva di qualunque motivazione mercenaria, non è necessario leggere i cartelli o chiedere informazioni, il personale dello staff quasi mi accompagna per mano, si respira aria di casa, l'accoglienza tipica e sempre più rara dei luoghi dove ancora i rapporti umani resistono come base del vivere quotidiano".
Un'atmosfera che colpì profondamente anche gli amici mai annoiatisi durante le ore di attesa (gente assolutamente fuori dal mondo della corsa) e che sperano di poter passare al più presto un'altra giornata come quella, ricordo che paragonarono il ristoro finale ad un banchetto nuziale, stupiti sia dalla cortesia di tutti, che dal fatto che Rosi e Vincenzo, i "genitori" di questa manifestazione passassero tra i tavoli per sincerarsi che tutto procedesse nel migliore dei modi.
La seconda partecipazione, nel 2010 fu una naturale conseguenza e confermò tutte le impressioni, in quella occasione una modifica al percorso aggiunse ulteriore dislivello consentendoci di arrivare sino alla cima del Monte Ventasso, ulteriore fatica, altrettante emozioni da ricordare, la mia immagine stravolta, a pochi metri dalla croce, è uno scatto motivazionale a cui faccio ricorso nei momenti di fiacca.
Ora il modulo per l'iscrizione all'edizione 2011 è già sulla scrivania, aspetta solo di essere spedito, nessun dubbio, l'ho ritirato in occasione della Maratona di Reggio Emilia, quando dopo una chiacchierata con Rosi le chiesi il permesso di pubblicare sul blog quello che considero il più bello degli "attestati di partecipazione" un post pubblicato da Lei e Vincenzo su Spirito Trail e che finalmente condivido.
Grazie a Rosi e Vincenzo.
Cari tutti, oggi Vincenzo ed io eravamo sul Ventasso e lì vi abbiamo pensato tutti. Era una giornatina così fresca da tenere una maglietta sulle spalle e un nitido che si vedeva tutto ovunque. Il nostro pensiero è andato a voi, amici del Ventasso, che su e giù per questi boschetti e pratine e radure avete sudato e dato la pelle. A tutti voi, tutti in maniera indistinta e puntuale va il nostro pensiero più caloroso. Vi penseremo quando scorazzeremo lungo i sentieri del Ventasso e avremo di voi un ricordo davvero familiare. Ecco, forse è proprio questa la parola giusta. Al Ventasso siete tutti un po' di casa, così si finisce per ricordarvi anche quando non ci siete. Saremo di nuovo in Ventasso, all'Oratorio di S.Maria, Domenica 25 Luglio, per la grande festa che si tiene sul monte da almeno duemila anni. E' una festa strana, perchè la festa è il solo fatto che tutti pranzano su al monte e stanno insieme. Per chi non la conosce è una festa strana, ma per chi ama il Ventasso è una festa di incontro, di ritorno, dove ci si saluta, si parla di chi non c'è più e si sta insieme. Insomma roba oggi introvabile in una società poco abituata all'incontro. Noi saremo su, domenica, con tutti quelli dei paesi vicini. Se qualcuno di voi vorrà passare di là sarà il benvenuto in una festa...che non è una festa...è una comunità che si ritrova in cima al Ventasso. Un abbraccio ancora a tutti Vincenzo e Rosi

lunedì 24 luglio 2023

18a Ecomaratona del Ventasso: cronaca di una legnata epica.

Stanco? Oggi sì.

Ed eccomi puntuale per il tradizionale post  quadrimestrale.
Archiviate negli ultimi mesi sia la Maratona del Lamone che la 50 Km di Romagna, corse entrambe con tanta infamia e poche lodi (come capita sempre più spesso), restava da correre l'edizione del ritorno della mia gara del cuore, ovvero dell'Ecomaratona del Ventasso, giunta per fortuna alla sua diciottesima edizione dopo i dubbi espressi dall'organizzazione lo scorso anno, in cui non solo non fu disputata  ma furono espresse perplessità sul proseguo della vita di questa bellissima manifestazione.
Tali perplessità mi spinsero all'iscrizione immediata, più per fiducia nell'organizzazione che in me stesso. La logica vorrebbe che quando si prende un impegno del genere sarebbe meglio prepararsi con dedizione; ora dal punto di vista chilometrico avevo poco da rimproverarmi, il grosso problema era che l'unica salita percorsa nei mesi che hanno preceduto la gara era stata quella per accedere  al "pistino" della Cittadella di Parma ed a questo si aggiungeva la cronica assenza di corse fuoristrada.

Conscio di tutto ciò  ero convinto di andare ad  affrontare l'impresa guidato da un sano pragmatismo ma ahimè scoprirò a mie spese che in realtà ero stato traviato dallo spirito di Tonino Guerra e da quel suo indimenticabile "l'ottimismo è il profumo della vita!"
Ottimismo e speranze non costituiscono una strategia, personalmente ho sempre azzeccato i miei pronostici cronometrici quasi al minuto, quindi, nel caso della gara in questione, basandomi sui vecchi tempi compresi in una forbice che andava dalle 4:45' alle 5:20 alla luce dello stato di forma, dell'anzianitudine e della mancanza di preparazione specifica mi sbilanciai prevedendo un tempo finale tra le sei ore e le sei ore e trenta.
La foto spoilera, ma voi guardatela più tardi, ora c'è da seguire la gara.

La solita atmosfera descritta più volte (se volete curiosare, ecco alcuni link:(Ventasso 2009   Ventasso2010  Ventasso 2010.1 Ventasso 2011 Ventasso 2011.1 ) la piazzetta gremita, il ritiro pettorali, il saluto con amici che non si vedevano da troppo tempo, i tavoli già pronti per il ristoro finale, adrenalina e risate. L'ora del via arriva presto, la temperatura si preannuncia caraibica, ma non è una novità, il percorso è stato modificato in diversi punti l'impressione è che si vada "giù" molto più che nelle edizioni precedenti, la gamba viaggia bene anche se le caviglie a volte faticano a mantenere la rotta, percorro alcuni Km appaiato a James e Gianluca, vecchie conoscenze, ma quando le salite iniziano a presentarsi,  il ritmo cala, dapprima impercettibilmente, poi lentamente vedo le gialle canotte del Torrile scomparire dal mio campo visivo.
Il tempo scorre e prendo atto dell'ottimistica percezione ma senza alcuno sconforto, non c'è nessun problema fisico, sono una marcata inettitudine, per cui aggiorno il marcatempo celebrale e mi predispongo per finire la gara sulle mie gambe. A parte fatica e prospettiva cronometrica sono momenti fantastici che non provavo da tempo, il rumore ovattato dei passi nei tratti boscosi, spesso accompagnato dal rumore dell'acqua, lunghi tratti in solitudine, i profumi, bellissimo. Esco allo scoperto sul Lago Calomone, c'è da salire sulla cima e dirne che non ne ho è un'eufemismo, incontro il mitico Arnaldo in allenamento per sentieri il quale mi offre di prestarmi i bastoncini ma rifiuto, sarebbero inutili, poi Giuliano ex compagno di squadra, oggi tra i volontari, che non mi fa mancare il suo incoraggiamento.
In un modo o nell'altro arranco sino alla vetta del Ventasso e considerato che la mia gara non è destinata a rimanere negli annali dell'atletica mi concedo uno strameritato riposo sdraiato ai piedi della croce rassicurando periodicamente i volontari sulla mia esistenza in vita.
I volontari, Parola magica in tutte le gare, ma qui ancor di più, un numero esagerato ed un cuore che trasforma la giornata perfetta in un trionfo e la peggiore delle giornate in una festa, a partire dal ritiro pettorali sino al pasta party finale, passando per tutti i ristori con una citazione particolare per i noti "grigliatori"

Ma è ora di rialzarsi, la gara è ancora lunga anche se i tratti più duri sono alle spalle. Alle spalle sì, ma anche "sulle spalle", un bel fardello da gestire, la discesa lungo il crinale è abbastanza agevole si ritorna in breve al cospetto del Monte e da qui in poi, a parte rari tratti nervosi e dal fondo poco adatto a quel che sono oggi, posso corrichiare decentemente.
 Ultimi chilometri, bei tratti di carraia, alcuni attraversati da lunghi solchi fangosi che percorro quasi saltandoci dentro come un bambino, giusto per dare un aspetto di vita vissuta alle scarpe che ho portato qui al debutto, poi il lungo sentiero in discesa verso Busana, ormai il "fondo chilometrico" prevale sulla fatica e riprendo ad andare con relativa leggerezza, infine l'incontro con il bitume sancisce la vicinanza al gonfiabile, arrivano le voci dello speaker, questa volta non ci sarà come nel 2012 il buon Menarini a urlare nel microfono "ecco all'arrivo Filippo Sechi che si precipita letteralmente sul traguardo" e a differenza di quell'anno non mi sono presentato puntuale per l'ora di pranzo ma l'accoglienza è ugualmente calorosa, non alzo le braccia al cielo ma faccio un gesto come per dire "scusate il ritardo", come dissi in tempi non sospetti "il tracciato è comune, il percorso è differente per ognuno". Oggi il mio percorso è stato questo, come ho annunciato nel titolo è stata una sonora legnata che serberò tra  i più cari ricordi in attesa di tempi migliori, insieme alla bellissima chiacchierata finale con James e Gianluca, arrivati con un bel tempo finale e all'ospite d'onore di quel lontano 2012, accuditi sino all'ultimo dalle mitiche magliette  rosse, grazie di tutto, arrivederci al 2024!
Buone corse!

lunedì 13 luglio 2009

Ecomaratona del Ventasso 2009

12 Luglio 2009, sveglia all'alba, destinazione Busana, una serie infinita di curve per arrivare al paese che ospita questa ormai mitica eco maratona. Per questa occasione si aggiungono un amico, che messo al corrente dell'insano gesto si era offerto subito di accompagnarmi, evitandomi lo stress della guida, insieme alla moglie ed al piccolo Giovanni.
Arriviamo a Busana con tempi leggermente tirati, per cui mentre loro cercano una sistemazione per l'auto io vado immediatamente al ritiro pettorali.I primi passi mossi per il paese confermano immediatamente quanto letto nei vari resoconti dei partecipanti, vengo avvolto da una atmosfera di sincera cordialità evidentemente priva di qualunque motivazione mercenaria, non è necessario leggere i cartelli o chiedere informazioni, il personale dello staff quasi mi accompagna per mano, si respira aria di casa, l'accoglienza tipica e sempre più rara dei luoghi dove ancora i rapporti umani resistono come base del vivere quotidiano.
Quest'atmosfera stempera in parte anche la tipica fibrillazione del pre gara così dopo essermi travestito da runner resto un pò a scherzare con i miei supporters mentre si avvicina il momento della partenza, poi, "ritiro spirituale" e riti connessi: allacciatura scarpe, accensione Garmin, riscaldamento, punzonatura, ed eccomi in griglia.
Mi guardo intorno in attesa dello sparo e cerco di posizionarmi in una posizione consona e non sfacciata, vedo runner muniti delle attrezzature più disparate, bastoncini, zaini idrici, "cartucciere" a borraccia multipla, io come consigliatomi da Beppe ( 5° assoluto per la cronaca) non porto nessuna scorta, solo una piccola fascia da braccio contenente i consueti prodotti zuccherosi ed il telefonino (ovviamente in modalità aeroplano) per scattare qualche foto sul percorso.
Durante l'attesa dello sparo ripeto a me stesso di dosare le forze e di non esagerare, come già detto in altri post nella mia preparazione la voce salite è la più lacunosa, e non per mancanza di volontà.
Sparo, si parte tra l'incitamento del pubblico, in discesa, due giri per il paese tra vicoli caratteristici poi via per il primo anello di 10k percorso comune alla non competitiva, qui un piccolo antipasto di ciò che ci attenderà lassù, scambio qualche parola con un eco-runner toscano evidentemente più forte di me che nonostante ciò, messo al corrente che si tratta del mio esordio in eco, mi accompagna per un bel tratto dispensando utili consigli poi saluta ed accelera, dileguandosi avanti nella boscaglia.
Si ripassa a Busana, -10 k, un ottimo riscaldamento, si parte per il gran tour e dopo una breve discesa ecco l'incontro con "il Tirone" c'è poco spazio per il cronometro, nelle salite servono gambe cuore e tenacia, nelle discese bisogna tornare bambini e scendere a rotta di collo, posare l'occhio nel punto esatto d'atterraggio del piede nel prossimo passo e valutarne la stabilità, tenendo i muscoli non solo delle gambe ma anche delle braccia pronti a correggere e bilanciare i frequenti errori di valutazione dovuti al fondo quasi sempre invaso da pietre e radici, oltre alla presenza di vasti tratti fangosi a causa delle precipitazioni della notte... ma di discese per un bel pò neanche a parlarne.
Il Tirone, una salita inesorabile, con tratti estremamente scivolosi, dura, ma comunque affrontabile con rispetto, consapevolezza dei propri mezzi e della propria condizione del momento, un percorso duro dicevo, ma mitigato dai paesaggi incantevoli, dal silenzio del bosco e dai profumi delle essenze sprigionate dalla vegetazione, alterno corsa e passo, pseudo corsa e passo strascicato. Ai ristori, gli addetti non si stancano di avvertirci che la fine del Tirone non sarà la fine della gara ed hanno ragione.
Intorno al 19° chilometro, una dura lezione al mio ego da runner metropolitano, salto una segnalazione e procedo spedito in direzione errata, era da un pò che procedevo in solitaria quindi il non avere runner a vista non mi preoccupa, mentre la presenza di segnalazioni biancorosse sul sentiero, che io ignorantemente scambiavo per quelle dell'eco, mi porta a percorrere un bel tratto (in discesa sigh!) sino a quando, arrivato all'ennesimo tratto fangoso mi rendo conto dell'assenza di orme, torno indietro sino ad un cartello che in direzione opposta indica monte Ventasso, lo percorro per un pò, sempre scrutando il terreno, anche qui nessuna traccia di passaggi umani, per cui decido di ripercorrere la strada a ritroso sino al ristoro precedente e a circa metà tragitto individuo la freccia in bella mostra con su scritto ecomaratona, quindi dopo tutta una serie di complimenti alla mia persona, che per brevità non starò qui a trascrivere, riprendo la diritta via, chiaramente costituita da ulteriore salita, il gruppetto prima faticosamente lasciato alle spalle sarà ormai irragiungibile penso, ma alla fine della salita, prati verdi e cielo libero ricevo una notizia che mi galvanizza: il commissario di percorso mi comunica la posizione attuale: dai forza sei novantesimo! Sino a quel momento non avevo pensato alla classifica ma sinceramente mai avrei pensato di essere così avanti, volo in discesa verso il lago deciso a riprendere il gruppetto perso a causa dello stupido errore il posto è pieno di turisti che al nostro passaggio ci incitano pur osservandoci come marziani, alla successiva salita inizio a riprendere coloro che si son presi troppa confidenza con il Tirone ed ora arrancano in riserva fissa. Ora le grosse salite sono finite ma a mio giudizio sono le discese a farsi più insidiose, anche perchè le
gambe sono molto meno reattive. Al successivo punto di controllo un bambino mi corre incontro dandomi il cinque dicendo "tu sei ottantesimo" fornendo altra energia, più che necessaria per il fine gara. Altri saliscendi cerco di corricchiare anche in salita, manca poco ormai ma ora anche la più leggera pendenza si fa sentire, ad un certo vengo assalito da un crampo al tricipite, cerco di stirarlo e massaggiarlo e fortunatamente riesco a riprendere il cammino, passiamo per un bel parco invaso da comitive di turisti intenti ad arrostire ogni ben di dio, e qui ci tocca fare pure una scalinata, ma ormai si sente il profumo del traguardo, qualcuno mi sorpassa le posizioni si avvicendano nessuno vuol mollare niente, inizia la dolce discesa verso Busana, le gambe protestano ma poi obbediscono e si lanciano, sterrato con tanto di cartello "TRATTO PERICOLOSISSIMO", poi asfalto, brevi salite affrontate con le unghie e infine ecco Busana, la gente che applaude, riconosco la curva dove son posizionate le docce là oltre la curva a sinistra c'è il traguardo ed eccolo ancora gremito di pubblico nonostante le 5 ore trascorse ancora applausi, passo sotto il gonfiabile a braccia alzate emozionato come non mai.
Per la cronaca 75° assoluto (418 alla partenza) con 5:07 circa
Ora scappo al lavoro, ma ritornerò sull'argomento appena possibile, queste poche righe non bastano a descrivere luoghi gente ed emozioni. 

mercoledì 11 luglio 2012

Ecomaratona del Ventasso 2012 – 4

2012-07-09 17.35.52Quattro, come  le mie partecipazioni, dal 2009 ad oggi, quattro come i mori di quella bandiera, che non è solo nostalgia, che mi aspettava nella curva prima di questo ennesimo fine viaggio, insieme ad uno specialissimo fans club, davanti al quale sono passato accecato dalle endorfine, senza neanche rendermi conto,  lanciato verso il gonfiabile, (hanno detto che “sorridevo e sembravo molto  felice” ),  guidato dalla ormai familiare voce di Menarini che annuncerà infatti il mio arrivo con un “ecco il numero 156 che si precipita, LETTERALMENTE, verso il traguardo”  ed era così in effetti, i  chilometri finali corsi in spinta, con buone  sensazioni, le posizioni recuperate nelle ultime salite, per poi buttarmi nella breve discesa asfaltata, con la mente impegnata in uno di quei rapidi ed efficacissimi defrag che solo queste occasioni rendono possibili. 

C’è chi parla di ripetitività, di noia, a far più volte le stesse gare, può esser vero in certi casi, ma non in questo, tornare qui  per me è un po’ come perdersi in certi sguardi dai quali non andresti mai via, è mettere le emozioni davanti a numeri e tabelle,  è partire dal  ritrovo in piazzetta dopo la levataccia che accomuna un po’ tutti, gli incontri, i saluti, niente che non avvenga anche in altri luoghi, per carità, ma qui per un giorno sembra la nostra piazza, di tutti noi, anche la semplice efficienza dell’organizzazione, senza tanti orpelli tecnologici, trasmette la sensazione che tutti ti conoscano e ti trattino come il vicino di casa, non come l’ospite pagante,  non trovo più vocaboli per descrivere  tutto ciò, per chi avesse tempo e voglia rimando ai vecchi post  delle edizioni 2009; 2010; 2011; e questo “trasversale” che ne è un compendio.

Ma veniamo all’edizione 2012, stavo per rinunciare vista l’imminenza del Trail Valdigne ma poi non ho saputo resistere, ed  eccomi ancora sulla linea di partenza, in compagnia di tanti amici  ed amiche presenti, ed anche di qualche assente che la percorrerà seguendo le orme delle mie parole. In bocca al lupo! Le frasi  di incoraggiamento si moltiplicano mentre partiamo per il giro di lancio di circa dieci chilometri, cerco di guadagnare una posizione comoda districandomi come posso dalla morsa dei quasi trecento partecipanti, oggi non voglio risparmiarmi, si tratta pur sempre di una 42K e la Lady merita dedizione. Due giri per i vicoli, l’affollatissimo curvone dove facciamo il pieno di applausi, e giù nel verde, rapidi saliscendi ci accompagnano al sentiero nervoso che  conduce a Cervarezza, tutto questo è solo il prologo, il riscaldamento, il passo è decisamente sostenuto, ma  c’è ancora fiato per ridere e scherzare quando mi ritrovo al fianco di Monica Casiraghi che, reduce da una gara di velocità su strada, corsa il sabato sera, ironizza sulle sue capacità di recupero decidendo di ritirarsi e godersi la giornata in relax,  proseguo con il gruppetto ormai consolidato  sino al rientro a Busana, il saluto degli abitanti e di tutto lo staff, con Rosi  e Vincenzo in prima fila, e via verso il vero viaggio, i gruppi si sgranano, inizia la meditazione dinamica mentre si affrontano le prime  fatiche, corriamo quasi sempre immersi nel verde, è presto, ma quando usciamo allo scoperto il sole ci fa subito capire le sue intenzioni per le ore a venire, una bella rinfrescata all’agriturismo trasformato per l’occasione in ristoro, con le bimbe che ti vengono incontro porgendo i bicchieri con acqua e sali, saluti, qualche parola e via verso una serie di mangia e bevi che sono solo un aperitivo del Tirone. Il passaggio per i ripidi vicoli di Nismozza sancisce l’inizio della parte più dura. Il tempo passa, ma anche i chilometri oggi scorrono fluidamente, un altro tuffo nel bosco, ora il sole è già alto ed il calore esalta i profumi  della terra umida e delle piante, chilometri in solitaria nei sentieri di terra morbida che portano sino al ponte sul Rondino, la magia  dell’acqua che scorre a valle carezzando i sassi candidi, il rumore dei passi ed il mio respiro che ora sono un tutt’uno, impossibile non pensare a quanto ci si possa estraniare e viver lontani da questo che per molti è solo  un ambiente da documentario da vedere in tv, non da vivere, e mentre iniziano gli strappi che mi porteranno a Santa Maria, punto finale del Tirone, sorrido pensando a come l’avvicinamento al trail possa stravolgere l’approccio “urbano” alla natura ed ai suoi fenomeni, con la pioggia vista dapprima come dannazione da dietro i vetri, che si trasforma in semplice acqua che scende dal cielo  ed in piacevole compagna di viaggio, i -17° del Trail di Santa Cristina  che pur impegnandosi  non sono riusciti a raffreddare l’entusiasmo, al solleone di Corniglio che ha sterminato la concorrenza accompagnandomi al sesto posto assoluto, insomma, un cambio d’atteggiamento che porta ad essere più vicini al Cantico delle Creature che al meteo del vacanziere, grazie, Sorella Corsa. Con questi pensieri ai limiti del delirio sbuco allo scoperto nel pratone che precede l’ultimo “vertical” prima della vetta  e mi rendo conto per la prima volta delle incredibili condizioni meteo di oggi, un cielo azzurrissimo che pare quasi un artificioso blue screen, tanto è libero da qualsiasi “impurità”, aria nitida, con lo sguardo che si può spingere fino all’orizzonte senza perdere alcun dettaglio, un vento teso che allevia, per quanto possibile, la fatica, ma non quanto gli amici che ci aspettano in vetta, acqua, Coca Cola, gel, risate mentre qualcuno si dedica ai sorpassi da pit stop. Riparto, inizia il bellissimo sentiero a mezzacosta, molto corribile nonostante il fondo pietroso non proprio stabile, una lunga cavalcata giù verso il Lago Calomone, applausi dagli allegri gitanti ed eccoci al cospetto della salita alla Croce, è il tratto più duro in assoluto, la terra gradonata evita qualche scivolata ma non rende l’ascesa più lieve, è il tratto più duro, ma non per questo una volta in vetta la gara può dirsi finita, un attimo di pausa per godere del paesaggio, giusto due dita d’acqua, per rispetto di chi l’ha portata sin qui e di chi verrà dopo, e via nel crinale, sembra di correre nel cielo, ma da questo momento in poi la mente è rivolta all’arrivo, cerco di scendere sciolto in modo da non perdere troppo tempo,  una provvidenziale bottiglia d’acqua che mi porterò sin quasi all’arrivo e via, non mollo un attimo, il Forestale che presidia un attraversamento stradale mi comunica: sei 55°, non male, però oggi non mi basta. Una delle belle caratteristiche di questa gara è il riguadagnare la quota di partenza non con discese mozzafiato, ma con ripetuti mangia e bevi che ti costringono “ad averne” sino alla fine, ed oggi ne ho, corro dove altri camminano, per poi lanciarmi in discesa, i luoghi familiari scorrono davanti agli occhi con sorprendente anticipo, il parco dove i soliti sadici gitanti inquinano l’aria con profumi di arrosto,  gli ultimi strappi e finalmente i sentieri già percorsi stamattina, e poi, avete già letto come è finita! L’appuntamento l’avevo fissato per le 13, ma pensavo che la partenza fosse alle otto, non alle otto e trenta, quindi in realtà sono puntualissimo, 4:52’ per un 36° posto a dir poco esaltante rispetto al 5:31 dell’anno scorso, i complimenti dei miei “Kino-padrini”  e poi a tavola per un piacevolissimo pranzo con contorno di chiacchiere e risate…e qualche buona birra, insieme al fantastico fans club di oggi, grazie, di tutto! Sto diventando un po’ logorroico, lo so, ma chi mi conosce sa che è un buon segno, buone corse!

All’edizione 2013 mancano…?

sabato 9 maggio 2009

Periodizzazione... Chi era costei? Primo bilancio.

Questo mi ritrovai a pensare come un Don Abbondio prestato al mondo del running quando, in seguito a una richiesta di consigli su come gestire il dopo Carpi 2008 mi venne risposto semplicemente... "periodizzazione, questa sconosciuta". La richiesta era scaturita dall'essermi reso conto che dopo la prima maratona, vuoi per appagamento, vuoi per allenamenti sbagliati, nel giro di pochi mesi avevo perso buona parte della forma raggiunta trovandomi a rifare la preparazione per Carpi praticamente da zero o giù di lì. Quella semplice risposta diede origine ad una illuminante guggolata dalla quale presi spunto per pianificare gli obbiettivi 2009: primi mesi dedicati a migliorare la velocità con puntate in gare dai 10k alla mezza, partecipazione ad una ecomaratona, (il Ventasso) e successiva maratona stradale (quasi certamente Reggio Emilia), negli intervalli gare di contorno ma sempre in ottica preparazione alla gara clou.
Devo dire che sino ad ora ho ottenuto risultati al di sopra delle mie aspettative, dopo una partenza stentata in quel di Vicofertile il 1° Febbraio il miglioramento è stato continuo. Ora è giunto il momento di sfruttare il lavoro fatto e incrementare il chilometraggio in vista del primo appuntamento con la Distanza.
Lunghe corse!

martedì 28 aprile 2009

Accessorio per runner.

Ecco l'accessorio che non può mancare al runner primaverile 2009, ieri ripetute in salita e medio collinare in ottica Ventasso buona parte sotto un diluvio da piaga biblica, oggi 12 k di corsa lenta semiasciutta dopo aver atteso in macchina per quasi un'ora, che "si aprissero le acque", rischiando di prender sonno, ma dopo un turno di mattina non avevo proprio voglia di una doccia extra.
La scelta si è poi rivelata vincente, considerato che finito l'allenamento ha ripreso a piovere fortissimo e tuttora diluvia. Come ciliegina sulla torta, a fine allenamento son stato costretto a interrompere la seduta di stretching e rifugiarmi in auto per sfuggire all'assalto di un nugolo di insetti mai visti ma terribilmente fastidiosi, (nella foto un esemplare), attirati dal bianco del telo e dall'arancione della maglia, spero non sia un'invasione occasionale, non vorrei esser costretto a dotarmi di vestiario da apicultore per poter fare un pò di rilassamento in santa pace.
Corse lunghe ed asciutte a tutti!

domenica 11 ottobre 2009

Tartufo Trail Running 2009

Ventisei Km più che abbondanti e 1350 metri di dislivello! Tre aggettivi come prologo: durissima, bellissima e spettacolare, formalmente è un pessimo modo per iniziare un racconto però non potevo proprio evitarlo. Ma veniamo alla giornata di oggi, partenza al buio, direzione Calestano, provincia di Reggio Emilia per partecipare alla mia terza "corsa in fuoristrada", ritiro pettorali dalle sei alle sette, partenza alle otto.
Espletate le formalità pregara (burocratiche e non) inizio la vestizione, la gara è in semi autosufficienza quindi l'organizzazione impone di partire con riserva idrica, barrette/integratori, telo termico, fischietto, cartina (fornita da loro) e scarpe da trail. Alle 7.30 vestito di tutto punto con tanto di gobba tecnica inizio il riscaldamento con una temperatura freddina ed un fastidioso venticello, ma so che più tardi farà senz'altro parecchio caldo... anche se la temperatura non salirà, quindi non cedo alla tentazione di coprirmi.
Ore otto, un giro in parata per le vie del paese con le sue case in pietra tipiche di questi luoghi ed il centro veramente ben curato, il solito aperitivo di salite con in testa un runner locale che ci accompagna in questo tour per poi portarci fuori dal paese e lasciarci ai piedi della prima parte di percorso off road per tornare a dedicarsi all'organizzazione.
Un bel prato verde per iniziare, si sale con passo deciso, gambe fresche e qualche fotografo invitano ad andare più forte del dovuto, c'è molta strada da fare e poco da bluffare.
Il percorso mostra subito il suo vero volto, era già noto, ma un conto è vedere un profilo altimetrico, un altro è "leggerlo con le gambe" i primi iniziano a dileguarsi ma non troppo, mentre i più gasati iniziano a scoppiettare a bordo strada, arriviamo al paesino di Ramiano, intorno al quinto chilometro dopo aver superato il primo strappo, un giro per il centro e poi di nuovo verso il verde, ad accoglierci non una salita ma una parete verticale di fango, le Trabuco cercano inutilmente di arpionarsi al terreno ed alla fine son costretto ad aiutarmi con le mani, per fortuna è breve, questo sarà il primo assaggio delle piogge di ieri!
Poco dopo una bella scena Fantozziana: mentre mi accingo a bere per la prima volta dal camel bag mi cade il tappo di protezione che inizia a rotolare giù per la discesa, quando finalmente lo raggiungo mi inchino per raccoglierlo e dal tubo inizia a scendere acqua tanto che visto il rumore di "scuotimento idrico" e la mia posizione una podista si ferma per controllare che non stessi male!
Intanto insieme ad altri 4-5 runner, tra cui la prima delle donne formiamo un gruppetto compatto con il quale ci alterneremo nelle posizioni praticamente sino al termine della gara.
Gli strappi si susseguono, durissimi, moltissimi tratti in single track con qualche tratto esposto interrotti da qualche discesa altrettanto dura.
Il fondo peggiore del percorso, ma tra i più divertenti nei commenti post gara, uno sterrato fangoso con una capacità adesiva pari al bostik e di peso specifico pari all'uranio: dopo alcune centinaia di metri viaggiavamo tutti con scarponi del peso nell'ordine dei due Kg!
La giornata è spettacolare, sole e cielo terso, quando il terreno lo permette (molto raramente) lo sguardo può spaziare verso i monti o ammirare i boschi nei quali ci inoltriamo tuffandoci a capofitto nei sentieri resi viscidi dalle piogge e dalle foglie e in uno di questi sentieri verso il 18° Km prenderò una bella caduta, fortunatamente senza conseguenze.
Al ventesimo chilometro è posto il "cancello" che divide il percorso della 50k da quello della 26, svolto deciso per la 26 in una delle discese peggiori di tutta la gara, roccia, pietre e terra argillosa, poi un pò di pace in un bel campo aperto coperto di erba che aiuta ad alleggerire le calzature, da adesso in poi solo discese ma non troppo impegnative, due attraversamenti di ruscelli con la classica passerella di pietre ma per evitare sconvenienti scivoloni decido di verificare se le Trabuco WR sono veramente tali ovvero water resistent e li guado di corsa.
Ormai si sente aria di traguardo, il gruppetto si sgrana accelero il passo, il fondo lo permette anche se presenta tratti che definire fangosi è poco, in uno di questi un runner procedeva cauto quasi avesse paura di imbrattarsi, probabilmente convinto di non subire sorpassi avendo impegnato l'unica cresta asciutta, sin quando non sono arrivato io che percorrendo il canale laterale colmo d'acqua e fango lo sverniciavo virtualmente ma lo verniciavo...praticamente, era sicuramente felice per me, la frase che ho udito in lontananza, in un dialetto sconosciuto, era sicuramente beneaugurante.
Un ultimo sforzo mentre il Garmin mi avvisa che i 26K son passati da un pezzo, intravedo le case di Calestano, le gambe sono ai limiti, non tanto per la distanza ma per gli sforzi dovuti al controllo in discesa, un ultima salita ripida ma con terreno solido, discesa, poi sbuco dal bosco e mi ritrovo davanti al gonfiabile, è finita!
Tempo 3:15:02 posizione probabile tra 12° e 15° in attesa della classifica ufficiale, 6° di categoria over 40, la più numerosa).
Felicissimo, sia della gara che del risultato, dentro il rifugio degli alpini ci attende un bel ristoro, piano piano si ricostituisce il gruppetto, ci complimentiamo a vicenda, Alessandra, unica donna nonostante un errore di percorso (il mio incubo, dopo il Ventasso), riesce a conservare la sua prima posizione.
Tra salumi parmigiano, dolci e bibite varie si ride e si scherza, la fatica è già dimenticata, metabolizzata e trasformata in adrenalina da utilizzare per le prossime gare, qualche scatto per immortalare questi momenti e poi fuori sdraiati sull'erba sotto un bel sole a ritemprarci prima di una bella doccia.
Prossimamente la classifica ufficiale e le foto!