"Certo", rispondo, sollevando gli occhi dallo schermo, accorgendomi che la fila era avanzata ma il podista che mi procedeva immediatamente era invece rimasto immobile sul posto.
Era il manichino dello stand Diadora, con lo sguardo fiero, rivolto ai volontari e alle volontarie. Siate pietosi!
Ed ora un veloce riepilogo delle puntate precedenti, tralasciando il Ventasso e la Maratona del Mugello, altre due gare dall'epilogo infelice di cui vi parlerò nel riepilogo di questo anno movimentato, appena possibile. Si parte dal lontano 15 ottobre, Maratona di Parma, dove riesco, grazie ad una continuità negli allenamenti in pieno stile Tesla-Westinghouse ad infrangere per la prima volta il muro delle quattro ore. Allenamenti discontinui, privi di seppur minimi lavori di qualità, ma soprattutto un lungo stop prima della gara, e qui mi soffermo un attimo. Ho sempre patito in maniera esagerata le fermate, non so se per mie caratteristiche fisiche, allenamenti sbagliati o atteggiamento mentale, fatto sta che anche nei periodi di carico più impegnativi, in luogo delle giornate dedicate al riposo, ho sempre ritenuto utile uscire e fare comunque una sgambatina leggera, breve, ma comunque alternativa allo stop assoluto, pena il ritrovarmi il giorno successivo al riposo (ormai sperimentato più volte) con le gambe "di legno".
Ed ora un veloce riepilogo delle puntate precedenti, tralasciando il Ventasso e la Maratona del Mugello, altre due gare dall'epilogo infelice di cui vi parlerò nel riepilogo di questo anno movimentato, appena possibile. Si parte dal lontano 15 ottobre, Maratona di Parma, dove riesco, grazie ad una continuità negli allenamenti in pieno stile Tesla-Westinghouse ad infrangere per la prima volta il muro delle quattro ore. Allenamenti discontinui, privi di seppur minimi lavori di qualità, ma soprattutto un lungo stop prima della gara, e qui mi soffermo un attimo. Ho sempre patito in maniera esagerata le fermate, non so se per mie caratteristiche fisiche, allenamenti sbagliati o atteggiamento mentale, fatto sta che anche nei periodi di carico più impegnativi, in luogo delle giornate dedicate al riposo, ho sempre ritenuto utile uscire e fare comunque una sgambatina leggera, breve, ma comunque alternativa allo stop assoluto, pena il ritrovarmi il giorno successivo al riposo (ormai sperimentato più volte) con le gambe "di legno".

Ed infine arriva Reggio, irrinunciabile, posso solo mettere qualche pezza, come in occasione di Venezia, così, nonostante un inizio d'avventura come descritto, recupero qualche minuto e mi riporto sotto alle tre ore e trentotto e trovo delle buone sensazioni, buone come quelle di un "influenzato" che vede scendere la temperatura sul termometro, e in effetti il paragone è calzante, a dispetto di chi vede il cronometro come un qualcosa che contamina i sentimenti puri della corsa. A parte questi discorsi , che potrebbero alimentare discussioni per i mille anni a venire, mi piace pensare che questa Maratona di Reggio Emilia sia il punto di partenza del progetto #menocinquantottoetredici la sfida lanciata a me stesso per il 2018, ovvero concludere il Trittico di Romagna sotto le diciannove ore. La determinazione non manca, e cercherò di annoiarvi puntualmente con i report dei vari passi che mi porteranno in tale direzione.
Per ora, buona lettura e buone corse!
Vabbe hai fatto più chilometri tu in gara che io nel mese di novembre
RispondiEliminaE mancano i 27K della Bridgestone Run con Valeria Straneo, che si sono volatilizzati grazie alla SDAM!
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