“Modo veloce di locomozione dell’uomo, in cui (a differenza del cammino, nel quale il corpo non abbandona mai l’appoggio sul suolo) il corpo si appoggia ritmicamente ora su un piede ora sull’altro, realizzando, nell’intervallo fra ognuno di questi due appoggi, un attimo di sospensione in aria” Questa tecnicamente è la corsa, secondo la descrizione del vocabolario Treccani, poi c’è la corsa di chi non si ferma ai tecnicismi, quella dove la fase di sospensione è di gran lunga superiore a quella di appoggio, una fase di sospensione nella quale si vola via lasciando a terra tutti i problemi e i pensieri negativi, ed è relativamente importante dove questo avvenga: può essere un bellissimo sentiero di montagna, come la più triste delle ciclabili urbane, la cosa principale è essere capaci di volare, appropriarsi di questa piacevole sensazione, o riappropriarsene. Questa è la corsa che che ho imparato ad amare, nel tempo, una corsa dove la competizione fine a se stessa è bandita in quanto tale, ma sfruttata, all’occorrenza, per tirar fuori il massimo da me stesso, la corsa dove la presenza di un pettorale è volta solo a condividere un percorso, qualunque esso sia, con chi, come me, ricerca queste sensazioni, gli altri proseguano per la loro strada, che stiano avanti o dietro poco importa. Quindi dopo svariati chilometri spesi in solitudine tra boschi e marmitte più o meno catalitiche, è più che accettabile aver voglia di essere coinvolto in qualche raduno di gambe scalpitanti, ”dalla parte giusta delle transenne” (cit.) per verificare se “sono ancora capace”, per dirla alla Mario Venuti, e l’occasione si presenta grazie all’invito di un sostenitore di quanto appena descritto, sotto forma di “X miglia di Maria Luigia” sedici chilometri da correre in quel di Colorno, tra strade urbane, argini e ponti.
Gli “utensili” da corsa sono sempre a portata di mano, quindi è facile riprendere confidenza con la preparazione dello zaino, unica variante necessaria rispetto alle corse random. Butto dentro un cambio, le scarpe da gara, il Garmin, ormai d’epoca, nessun mp3, (rimango fedele alla linea), e sono pronto. Il pre gara è sempre un bel colpo d’occhio, quiete mattutina turbata da un andirivieni di umanità variamente colorata e di umore altrettanto vario, arrivato al ritiro pettorali non saprei dire se avessi più adrenalina io, o gli addetti alla distribuzione, probabilmente emozionati per questa prima edizione, l’atmosfera e l’organizzazione sono decisamente da grande evento, ed io mi sento un po’ come l’amica Blogger Maria: “leggermente impostore” ma è una sensazione che dura poco, basta qualche chiacchiera con vecchi amici, i “bentornato” non di rito, la voce che dall’altoparlante scandisce i tempi di avvicinamento al momento dello start, ed eccomi completamente immerso nel mio mare. Qualche problemino con il chip, poi il pettorale, e sono pronto, è ora di riscaldarsi: corsetta leggera, qualche tratto in compagnia per un veloce riassunto “delle puntate precedenti”, e sono pronto a schierarmi. Perfettamente conscio della condizione, “sono ancora capace” di trovare il mio posto di competenza nello schieramento, anzi, preferisco stare leggermente indietro, piuttosto che far da tappo a chi cerca di esprimere tutto il proprio Bekele-potenziale. C’è giusto il tempo per scambiare qualche parola con l’amico Matteo, veniamo interrotti dallo sparo, <<In bocca al lupo!>> un saluto al “My Fabulous Team”... VIA.
Parto molto piano, quasi trascinato dal fiume di runner, il riscaldamento non è stato troppo accurato ed inoltre non mi voglio far prendere da quell’euforia che ben conosco, quella che oggi probabilmente mi farebbe stramazzare, riesco nell’intento e questa per me è una novità, ho trovato sempre difficile riuscire a resistere all’effetto pettorale, bene, “sono ancora capace” di imparare. Le prime stille di sudore segnalano che la carburazione è ormai ottimizzata, mantengo un passo sciolto, poi le note di “The passengers” di Iggy Pop sparate da bordo pista dal complesso che suona dal vivo per ravvivare la nostra energia, mi danno l’input per assecondare le gambe, che inaspettatamente riportano alla luce cifre che credevo sepolte sotto il display. Mi diverto a forzare il ritmo, riesco a tenere un passo decisamente al di sopra di quanto mi sarei aspettato, “sono ancora capace” di sorprendermi, è un tuffo nelle endorfine, in quei momenti in cui sei sospeso, momenti in cui il mondo è circoscritto al tentativo di trovare la perfezione del gesto, all’interpretare il rumore dei passi, all’ascoltare il respiro come fosse un metronomo che detta il ritmo. Paesaggi diversi sfilano davanti agli occhi, tanto bitume, è chiaro, è una “stradale”, ma anche tanti bei passaggi nella natura, sugli argini, contesto nel quale mi trovo particolarmente a mio agio visto che il mio avatar maratoneta è nato lì, e questo aiuta a far scorrere i chilometri, anzi le miglia. Forzo ancora, nonostante le energie siano al limite, e riesco nell’intento, “sono ancora capace” di andare oltre, quando necessario.
Alcuni podisti osservano perplessi questa mia progressione, probabilmente pensano che sia una volata troppo prematura, ma non sanno che il mio traguardo si trova al IX miglio, non al decimo, la Duchessa mi perdonerà: come promesso all’adepta, l’ultimo miglio verrà corso con spirito da Fornacione. I runner che sfilano osservano la scena divertiti, alcuni perplessi, qualcuno incredulo di come si possa buttar via una posizione cosi prestigiosa (modalità ironica ON), mentre il pubblico applaude; la gara si chiude circondati da una bella folla calorosa nel bellissimo contesto dei giardini della Reggia di Colorno, accolti da due damigelle d’onore in costume d’epoca, che onorano i podisti con la bella e meritata medaglia, che porta alle stelle l’entusiasmo della mia socia. Possono iniziare i festeggiamenti…tanti incontri, gente che sorride, indubbiamente fa bene immergersi in quest’aria di euforia contagiosa, ora tutti gli amici del Torrile, si godono il meritato successo, dopo tanta tensione e dopo i tanti sacrifici (invisibili ai più), che l’organizzazione di una gara richiede. Per gli altri invece la giornata si conclude al Pasta Party, veramente unico, peccato che il tempo tiranno ci costringa a scappare senza poter condividere sino in fondo questa bellissima giornata, sarà per l’anno prossimo, sicuramente, nel frattempo la bella maglia ricordo va a rimpinguare il mio abbigliamento tecnico e a raccogliere vento e sudore, in vista dei prossimi impegni, “sono ancora capace” di fare progetti.
Buone corse!
Correre in questo modo da fiducia e anche quando sembra di non averne più si trovano le energie per continuare a spingere. Bel racconto!
RispondiElimina@Fausto: grazie Fausto!
EliminaBellissimo racconto filippo.
RispondiEliminaMi aspetto di conosceti di persona magari venerdì alla Medel Run in cittadella a Parma.
@Claudio: grazie Claudio, farebbe piacere anche a me, ma in occasione della Medel sarò al lavoro, alla prossima, in bocca al lupo!
EliminaFili', sei tanto bravo veloce quanto blogger-poeta!!! Mi complimento ;)
RispondiElimina@Mauro: grazie Maurè, sono cose che ci accomunano un po ' tutti, si tratta di trovare il modo ed il tempo di esprimerle!
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