Come ho anticipato nel post precedente, ho preso una sbandata per il trekking, quindi se qualche anno addietro mi scoprii improvvisamente bigamo, diviso tra corsa su strada e trail, oggi posso serenamente dichiararmi poligamo, più avanti spiegherò come sia nata questa nuova passione, oggi mi limiterò a raccontare quella che sinora è la migliore delle mie "imprese" un episodio che resterà per sempre nella mia memoria e in quella delle due sventurate che sono state incolpevolmente coinvolte.

Aprile 2024, mi trovo in Portogallo sul percorso del Fishermen's Trail, un trekking che si snoda tra la costa ovest e la costa sud del Portogallo, dall'Alentejio sino all'Algarve. Sono alla quinta tappa, il meteo non è stato clemente già dal primo giorno, temperature miti ma piogge di intensità variabile tendente al notevole hanno accompagnato tutte le giornate precedenti e la cerata balinese si è dimostrata il contenuto più prezioso dello zaino. Oggi partirò da Aljezur in direzione Arrifana, il cielo nero minaccia l'ennesimo diluvio e ben presto mantiene la parola. Per viaggiare più sereno e spedito decido di fare affidamento sulla tecnologia, utilizzando per la prima volta una nota applicazione utilizzata dai patiti del trekking, applicazione che indica con precisione la direzione da seguire, sia in modalità grafica che con messaggi audio, insomma, un ottimo aiuto in queste condizioni meteo.
Digito la destinazione e appaiono diverse proposte, la scelta ricade sulla traccia memorizzata da un escursionista tedesco, “Percorso circolare da Aljezur ad Arrifana” corredata da un buon numero di foto e dettagli su altimetria e tipi di fondo: “ottimo” penso, mentre la seleziono.
Indosso gli auricolari, lo zaino, mi avvolgo nella cerata e faccio partire l'app che inizia a dispensare disposizioni precise mentre la pioggia scrosciante fa da sottofondo musicale.
Trovo sul cammino La Taberna Do Largo, ne approfitto per fare colazione; caffè doppio, due pastel de nata serviti dalle gentilissime proprietarie che si prodigano in mille auguri per un rapido miglioramento del meteo, e via sotto il diluvio.
Procedo sicuro senza nemmeno cercare i segnali, affabilmente guidato dalla voce rassicurante, i chilometri passano scanditi dal rumore dei passi sul fango e accompagnati dai profumi del bosco dilavati dalla pioggia; dopo qualche ora il sentiero devia verso il mare, il cielo si apre, posso finalmente riporre cerata, auricolari e godermi il sole, la vista dell'oceano, il solito vento impetuoso, e farmi guidare dai caratteristici segnali giallo verdi. Nel pomeriggio arrivo ad Arrifana per il meritato riposo, E' il quinto giorno di cammino e il Garmin marca centododici chilometri totali.
Aprile 2025, la bellezza dei luoghi, i ricordi e le emozioni mi hanno portato a ripercorrere i passi dello scorso anno, questa volta con un breve prologo a Nazarè, la patria delle onde giganti.
Ora sono di nuovo ad Aljezur, il meteo è decisamente favorevole, e già dalle prime tappe è capitato di incrociare passi, ristori e qualche parola con numerosi camminatori ma in particolare con tre: dapprima Jimmy, simpatico e tostissimo americano di ottantadue anni con il quale abbiamo fatto lunghe chiacchierate nonostante il mio inglese livello “training wheels”, in seguito altre due viaggiatrici, solitarie anch'esse, che chiamerò Brux e Miss, con le quali abbiamo condiviso già qualche tratto di cammino oltre ad una ottima e spassosissima cena che meriterebbe un post a parte, in quel di Zambujera do Mar. Ora il caso ci ha fatto ritrovare qui ad Aljezur e ci apprestiamo a cenare tutti insieme in un delizioso ristorantino libanese scovato da Miss, che come scopriremo più avanti, ha un vero talento in questo campo.
Una bella serata, ci si racconta serenamente davanti ad una buona birra e dell'ottimo cibo, poi, durante la passeggiata seguita alla cena riusciamo anche ad immortalare Jimmy, che si era dichiarato allergico alle foto, inquadrandolo fraudolentemente in un nostro pretestuoso selfie a tema tramonto, che ovviamente non pubblicherò.
Lui riposerà un giorno ad Aljezur mentre noialtri a questo punto prendiamo accordi per partire insieme l'indomani alla volta di Arrifana, considerato che io ho già fatto quel tragitto.
Cielo terso, ci avviamo ad orario comodo ma non troppo. Memore dell'anno precedente propongo di fare colazione alla Taberna Do Largo, proposta che viene accolta; il fatto che la qualità del cibo e l'affabilità delle proprietarie si confermino come da me annunciate aumenta la fiducia delle due compagne di viaggio, nelle mie qualità di guida.
Lasciamo il locale ben carichi di energie e caffeina, la premessa “parlare non è obbligatorio” è pienamente rispettata, imbocchiamo con decisione il medesimo sentiero da me percorso l'anno precedente, lunghi silenzi, momenti in cui la mente vaga come mirabilmente descritto da Vasco in una delle sue canzoni più famose, occhi che scrutano il paesaggio, si procede a tratti affiancati, scambiando qualche parola, più spesso distanziati, anche perché è difficile star dietro a Miss che ha un passo degno della mitica Sidoti.
Il fatto che il sentiero sia marcato con i segnali biancorossi della Rota Vicentina (un altro trekking che condivide alcuni passaggi con il nostro) e non con i gialloverdi del Fishermen's Trail non ci preoccupa poiché capita anche in altri segmenti che i due percorsi si accomunino.
Passa diverso tempo e qualche dubbio inizia ad assalirmi.
Rallento, resto un po' indietro analizzando i luoghi e frugando nella memoria, ma se nelle prima parte le immagini mi restituivano conferme ad ogni passo, ora che stiamo procedendo da tempo mi rendo conto che saremmo dovuti essere già in direzione della costa, mentre continuiamo ad inoltrarci verso l'interno, e soprattutto in salita.
Solo molto più tardi, scoverò un vago ricordo di una svolta effettuata l'anno scorso subito dopo un appezzamento di terreno sorvegliato da cani abbastanza minacciosi, luogo che abbiamo superato da tempo, proseguendo però sul sentiero che si inerpica verso le colline, mai però avrei pensato (come realizzerò in seguito davanti all'evidenza), che la traccia seguita nel 2024 il “Percorso circolare da Aljezur ad Arrifana” che mi portò sì ad Arrifana, fosse stata inventata di sana pianta dallo sconosciuto escursionista teutonico senza seguire il tracciato tradizionale per tutta la prima parte, anzi a dire il vero inizialmente avevo proprio scordato il tutto, compreso l'utilizzo dell'applicazione.
Aumento il passo e raggiungo le compagne di viaggio, ci confrontiamo e dopo una lunga discussione arriviamo alla tragica conclusione: stiamo procedendo in direzione ostinata e contraria, ma non nel senso positivo di Faber.
A ciò si aggiunga che nel frattempo Brux ha rassicurato una coppia di anziani escursionisti teutonici sulla correttezza del percorso verso Arrifana, indirizzandoli verso l'infinito e oltre. Più tardi ci chiederemo, divisi tra una sincera preoccupazione e mille risate infami, se verranno mai ritrovati.
Consultando le mappe arriviamo alla decisione di agganciarci al percorso originale tramite una scorciatoia individuata a fatica, scorciatoia che ci costringerà, tagliando per i campi a percorrere dei tratti anche abbastanza scoscesi e disastrati, ma ritornare sui nostri passi sarebbe un aggravio chilometrico ancor più pesante.
Dopo qualche difficoltà dovute al terreno veramente difficile, approdiamo sulla strada asfaltata che riporta verso Aljezur, una tappa ristoratrice nel baretto di un distributore di carburanti per poi riprendere il cammino corretto, il sole è già alto, e la temperatura idem, inutile dire che la mia autostima viaggia molto al di sotto dei livelli fantozziani anche se le sventurate al momento cercano di minimizzare, celando l'odio profondo.
Arriveremo ad Arrifana nel tardissimo pomeriggio dopo un ulteriore errore di percorso segnalatoci da una amazzone, probabilmente figlia della mitica signora Rottenmeier, vista la cortesia mostrata.
All'avvicinarsi della meta l'umore generale si risolleva, i diciassette chilometri previsti sono ormai divenuti oltre trenta, distanza mai percorsa precedentemente da nessuna delle due, che fingono soddisfazione, ma in realtà, sono sicuro, mi getterebbero volentieri in pasto agli squali, proseguiamo fantasticando di docce, pasti luculliani e grandi dormite mentre io cerco di risalire nella graduatoria di provetto organizzatore ostentando la prestigiosa location prenotata per questo fine tappa: “intero appartamento di quaranta metri quadri con giardino”.
Un ultimo tratto in salita e il cartello “Arrifana” certifica l'arrivo alla meta; esultanza, risate nervose da calo di tensione e le prime meritatissime prese per i fondelli ai miei danni, riaccendiamo gli smartphone per navigare verso i luoghi deputati ad accogliere le nostre stanche membra, dormiremo in tre diverse strutture ed io faccio pesare ironicamente ancora una volta la mia sistemazione quasi principesca. Si verificano delle imprecisioni notevoli nella localizzazione GPS, rapidamente rientrate per Miss e Brux, mentre il mio navigatore continua a rimandare indicazioni assolutamente non congrue (a mio giudizio).
Riavvio lo smartphone, ipotizzando un problema di sistema, inserisco su Maps il nome della struttura e la realtà si presenta in tutta la sua drammaticità: il mio fantastico appartamento da quaranta metri quadri con giardino si trova sì ad Arrifana, ma in un'altra Arrifana posta quattrocentotrentasei chilometri a Nord, un piccolo, insignificante particolare che mi era sfuggito all'atto della prenotazione.
Precipito nello sconforto più totale, la perdita del denaro è l'ultima delle preoccupazioni, c'è il rischio di non trovare alloggio, il centro è minuscolo e c'è tantissima gente sul cammino, la situazione è talmente tragica che Miss e Brux non hanno (per il momento) il coraggio di ridermi in faccia. Fortunatamente la dea bendata ha pietà di me e riesco a trovare campo d'atterraggio per la notte.
Una volta ripuliti e profumati prendiamo accordi per la cena e ci ritroviamo a fagocitare dei bei panini zozzi con relativi contorni ultra insalubri, oltre il bere, tutto giustificato dal dover reintegrare il duro sforzo, da questo momento prenderà il via ufficialmente la shit storm nei miei confronti. Uso questo termine in maniera ironica, in realtà nonostante i momenti di stanchezza, tensione e anche fame, visto il raddoppio della tappa, non c'è mai stato un momento di nervosismo, che pure sarebbe stato giustificato, ed ora a stomaco pieno, l'epic fail della prenotazione è talmente surreale da aver superato in tragicità e comicità l'errore di percorso, per fortuna l'autoironia non mi manca e mi infliggo battute degne della ferocia di Torquemada, alle quali le due aggiungono del loro, penso che siamo andati molto vicini alla realizzazione pratica del detto "morire dal ridere", per l'occasione mi auto proclamo Re delle figure di "quella nota sostanza organica", e difficilmente verrò detronizzato negli anni a venire perché una giornata da incubo così sarebbe difficile da inventare persino sotto l'effetto di sostanze lisergiche.
Questi disguidi (chiamiamoli così) faranno in realtà da collante per questo strano trio che ha poi proseguito unito per le tappe successive, (ovviamente con una attenzione maniacale ai paletti gialloverdi), anche se in certi momenti ho pensato che mi avessero "adottato" nel timore che finissi disperso per essere poi ritrovato dopo anni in qualche amena località portoghese unitamente ai due anziani tedeschi.
Inutile dire che questa disavventura si è riproposta in continuazione, ad ogni bivio venivo osservato con sospetto ed ogni segnale o direzione da me indicati come corretti venivano analizzati in stile RIS, prima di essere approvati.
Chiudo qui con con il timore e la certezza che la mia meritata fama abbia raggiunto diverse latitudini, anche oltre frontiera, personalmente posso dire che il racconto di questo episodio ha tenuto banco in diverse occasioni, sempre con esiti esilaranti e spero che anche a voi strapperà qualche sorriso. Alle due splendide e sventurate ragazze mie compagne di viaggio chiedo scusa ancora una volta, ma so di essere stato già perdonato, anche per merito dell'età, e dedico loro questo attacco di "logorrea tastieristica" per ringraziarle della fantastica compagnia, durata fino all'ultima tappa del lungo viaggio, sono stati giorni speciali, che porto nel cuore, e forse un giorno, come predetto dalla Brux, "la maledizione di Aljezur ci riunirà!"
Buone corse e buon cammino!
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